Il “bello” dei media di regime è invece di aiutare a informarsi, dunque a sapere e ricordare, sono dedicati esclusivamente al “jusi in time”. Così, il giorno dopo gli scontri e le cazzate propagandistiche di Renzi (che si è persino “scordato” di ringraziare Prodi per averne sostenuto la candidatura quando era premier), ci sembra utile riproporre un breve caritaggio di quel che il carrozzone Expo ha fin qui rappresentato. E senza neanche mettersi a discutere di lavoro gratuito, oscenità del “volontariato” coglionato, ecc.
Per non disturbare la riflessione “imparziale” dei lettori, vi riproponiamo uno dei tanti articoli apparsi solo pochi mesi fa. Addirittura su quotidiano di Confindustria, cui erano iscritti diversi degli arrestati.
L’unica domanda resta: chi è che ha davvero “devastato” Milano?
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Terremoto su Expo 2015, sette arresti: la «cupola degli appalti», le tangenti, i nomi dei politici
Angelo Mincuzzi – Il Sole24Ore
Un terremoto scuote Expo 2015 e scoperchia una «cupola degli appalti» in Lombardia come ai tempi di Mani pulite. Con un blitz scattato alle prime luci dell’alba, 200 uomini della Guardia di finanza e della Dia hanno arrestato il direttore generale di Expo 2015 Spa, Angelo Paris, l’ex senatore di Forza Italia, Luigi Grillo, l’ex segretario amministrativo della Dc milanese, Gianstefano Frigerio (ex Forza Italia), l’ex segretario dell’Udc ligure Sergio Cattozzo, l’imprenditore Enrico Maltauro e Primo Greganti, il «compagno G», già arrestato nella stagione di Tangentopoli. Agli arresti domiciliari è finito invece Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, coinvolto un mese fa in un’altra inchiesta della procura di Milano. Perquisizioni, 80 in tutto, sono state effettuate in 15 città.
Gli arresti sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari Fabio Antezza su richiesta del sostituto procuratore del pool antimafia Claudio Gittardi e del pm del dipartimento anticorruzione Antonio D’Alessio, coordinati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati. I reati ipotizzati sono numerosi: associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, nonché rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio.L’organizzazione
L’associazione per delinquere ruotava, secondo la procura, attorno alle figure di Frigerio, Greganti e Grillo, i quali erano in contatto con i referenti politici e con il mondo imprenditoriale interessato agli appalti in Lombardia e non solo. L’indagine, nata da una costola dell’inchiesta Infinito sulle infiltrazioni mafiose in Lombardia, è molto più ampia di quanto non sia emerso con il blitz di oggi. La procura ha infatti chiesto l’arresto di altre 12 persone, ma la richiesta è stata respinta dal gip per mancanza di esigenze cautelari. Gli indagati, insomma, sarebbero per il momento 19. Le intercettazioni hanno svelato i contatti degli arrestati con esponenti politici di numerosi partiti. Nessun parlamentare, però, è al momento indagato.
Le mani sull’Expo
Dalle migliaia di telefonate intercettate (oltre 2mila), dalle intercettazioni ambientali e dagli incontri con scambi di denaro filmati dagli agenti della Dia e della Guardia di Finanza emerge un quadro inquietante sull’organizzazione che cercava di pilotare gli appalti dell’Expo. Un ruolo importante, secondo quanto emerge dalle indagini, era quello di Paris il quale, nella sua qualita’ di direttore generale della divisione construction and dismantling e di responsabile dell’ufficio contratti di Expo 2015, si era messo a totale disposizione degli arrestati. «Io vi do tutti gli appalti che volete, basta che mi garantiate possibilità di carriera», avrebbe detto Paris, secondo quanto ha raccontato il sostituto procuratore Gittardi. Le opere dell’Expo coinvolte nelle indagini sono quelle relative agli appalti sulle Vie d’acqua (un’opera aggiudicata da Maltauro), ai parcheggi e al progetto Architettura di servizio (aree di ristorazione, spazi commerciali e servizi, anche questo vinto da Maltauro e dalla cooperativa Cefla di Imola).
Ma la «cupola degli appalti» non si limitava a questo. Grazie alle informazioni privilegiate ricevute da Paris, l’obiettivo era di far aggiudicare anche ulteriori gare d’appalto a imprenditori “amici”. Frigerio – ritenuto dalla procura il vero dominus dell’associazione a delinquere – mirava inoltre a far promuovere Paris al vertice di Infrastrutture lombarde al posto di Antonio Rognoni. Per raccomandare Paris, Frigerio avrebbe inviato alcuni bigliettini indirizzati all’ex premier Silvio Berlusconi ad Arcore e al presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. In una conversazione intercettata, Giovanni Rodighiero, ritenuto dagli investigatori «stretto collaboratore di Frigerio», sostiene di avere visto Frigerio «andare ad Arcore…sai che io non dico tutte le settimane ma il lunedì e il venerdì c’ho sempre la lettera da portare… solo che adesso bisogna stare molto più abbottonati, ti spiego anche il perché… c’è il cerchio magico da Berlusconi».
L’ex parlamentare di Forza Italia avrebbe anche effettuato pressioni su Maroni per evitare problemi al progetto delle Vie D’Acqua, opera legata all’Expo e messa a rischio dalle proteste di associazioni ambientaliste e comitati cittadini milanesi. In un colloquio del 25 marzo scorso intercettato dai magistrati, Sergio Catozzo (l’ex segretario regionale dell’Udc in Liguria e longa manus di Frigerio) parla con lo stesso Frigerio di un biglietto che sarebbe stato inviato al presidente della Regione Lombardia proprio condurre in porto i lavori.
Le tangenti
Gli incontri durante i quali venivano pagate le tangenti avvenivano nella sede del circolo Tommaso Moro, un’associazione culturale di Frigerio è presidente. Qui sono stati filmati incontri con imprenditori, funzionari pubblici, politici ed ex politici, e anche il passaggio di denaro tra Maltauro e uno degli indagati. L’imprenditore arrestato versava 30-40mila euro al mese alla «cupola degli appalti». Per custodire le mazzette Frigerio utilizzava un caveau a Lugano, in Svizzera.
Gli appalti pilotati non riguardavano soltanto l’Expo ma anche diversi ospedali lombardi ma anche la gestione di un sito per lo stoccaggio di rifiuti nucleari a Saluggia (Vercelli), una gara da quasi 100 milioni di euro bandita dalla Sogin e vinta da Saipem e Maltauro.
La promessa di carriere era la leva con la quale si otteneva la disponibilita’ dei funzionari pubblici in grado di pilotare gli apppalti. «C’era – ha spiegato Gittardi – una capacità impressionante da parte di Frigerio di infiltrazione negli appalti della sanità. Aveva collegamenti con una serie di direttori generali e amministrativi di ospedali».
Greganti, invece, teneva i rapporti con il mondo delle cooperative e le coinvolgeva negli appalti. Proprio il coinvolgimento di Frigerio e Greganti, personaggi già finiti in carcere 20 anni fa durante la stagione di Mani pulite, connota con un’impronta particolare l’indagine di oggi e fa ritenere che possa verificarsi una nuova escalation dell’inchiesta. Questo, infatti, ha sottolineato Ilda Boccassini, «è solo il primo gradino dell’indagine».
A proposito di Greganti, in una intercettazione del maggio 2013 Frigerio parlando con Cattozzo propone di parlare con Greganti per agganciare Sala (amministratore delegato di Expo 2015 spa). «Sal – dice Frigerio – è uno della sinistra però, eh…bisogna parlare con Primo perchè il comune è di sinistra…». Sala, aggiunge ancora Frigerio «è un uomo della sinistra, è un uomo neanche di Pisapia, no è dell’estrema sinistra, Sala è più legato alla gente che Primo conosce, cioè Boeri e quelli lì, al Pd».
I nomi dei politici
Nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza di arresto figurano i nomi di numerosi politici (nessuno indagato nè sfiorato da ipotesi di reato) evocati a vario titolo da Frigerio, Greganti e Grillo. L’ex senatore coinvolto (e poi assolto) nella vicenda Antonveneta, ha frequenti contatti con Cesare previti, parla di Gianni Letta e si incontra con Angelino Alfano, partecipa in Vaticano alla presentazione del libro del cardinal Bertone e all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università dell’Opus Dei.
Il nome di Pierluigi Bersani viene tirato in ballo a proposito della nomina di Giuseppe Nucci (ex amministratore delegato della sogin), escluso dalle nomine dello scorso settembre. Sergio Cattozzo sostiene di aver parlato con Primo Greganti e che «anche lui era convinto che si potesse ancora correre su Nucci presidente perché Pierluigi Bersani ha detto “o sono d’accordissimo”».
Il nome di Bersani emerge anche in un’altra intercettazione del settembre 2012. Nella telefonata si parla della Città della Salute, il polo sanitario che dovrebbe sorgere a Sesto San Giovanni. Frigerio parla con Rognoni: «Ho sentito un po’ a Roma Bersani e poi gli altri, sulla Città della Salute, tu devi cominciare a fare delle riflessioni…». Frigerio aggiunge poi che Palladio si tirerà dentro Maltauro «perché è piccolo, poi Bersani mi a ha detto “a sinistra che fate”?».
L’accelerazione dell’inchiesta è avvenuta a ottobre dell’anno scorso, quando è apparso chiaro il coinvolgimento di Paris. «La nostra preoccupazione – ha precisato Bruti Liberati – è stata quella di agire con rapidità per permettere a Expo 2015 di ripartire dopo aver fatto pulizia». Nessun atto amministrativo di Expo 2015 è stato infatti sequestrato proprio per consentire la prosecuzione dei lavori di costruzione.
8 MAGGIO 2014
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