E’ un problema contenere il linguaggio nei limiti del codice penale quando bisogna parlare del guitto di Pontassieve, ma ci sforziamo di farlo.
Cosa direste voi di un presidente del consiglio che a ventiquattro ore da una sonora batosta elettorale, seppur solo in amministrative locali, non trova di meglio che mettere sul piatto un autentico ricatto sulla scuola? Seduto sulla poltroncina berlusconiana del salotto di Bruno Vespa ha annunciato che le previste assunzioni dei precari storici – solo 100.000 nei suoi calcoli, molti di più nella realtà – non si faranno finchè non sarà lasciata passare la “riforma Giannini”. Proprio quella idiozia privatistica che tutto il mondo della scuola, al completo (e dovrebbe essere un segnale piuttosto forte, viste le storiche divisioni nel mondo sindacale), ha rifiutato con forza, scioperando come mai era avvenuto negli ultimi venti anni e bloccando persino gli scrutini.
“Quest’anno con tremila emendamenti in commissione non si riesce ad assumere i 100mila a settembre. Le scelte dell’opposizione hanno come conseguenza che il provvedimento non riuscirà ad entrare in vigore in tempo per settembre”.
“Vediamo adesso come rispondono i sindacati, se vogliono o no l’assunzione di 100 mila precari. Una cosa è certa: non farò mai una sanatoria. Le assunzioni sono legate alla riforma della scuola altrimenti si faranno nel 2016”.
Non serve essere esperti di diritto per qualificare un discorso del genere come un tentativo di estorsione. Anche un cerebroleso arriva a capire che non esiste nessuna relazione logica tra una pianta organica così largamente deficitaria e un qualsiasi progetto di “riforma”; e che quindi la logica elementare vorrebbe che le due cose procedessero su binari e tempi diversi: le assunzioni subito, la “riforma” se e quando ci sarà consenso intorno ad un progetto serio.
Tutto il ragionamento di Renzi, diciamo così, si regge infatti sul potere che possiede un presidente del consiglio: io ho il potere di assumere o no chi avrebbe comunque diritto di essere assunto, ma se tutti voi non accettate il mio stravolgimento dell’istituzione, non se ne fa nulla.
E’ un ragionamento volgare, che viola persino il principio guida della politica da quando esiste un ragggruppamento umano più grande della famiglia: non si governa contro il popolo. Nel senso, piuttosto semplice, che ci vuole un po’ di consenso sociale per fare cose che magari vanno anche contro i veri interessi del “popolo”; ma se non hai quel consenso, lascia perdere.
Di solito, i governanti che dimenticano questa legge fondamentale della politica finiscono male. Non possiamo dunque che augurare al massone toscano di finire nel peggiore dei modi.
Nella serata vespiana Renzi ha messo in mostra tutto il peggio di una classe politica “per conto terzi”, incaricata di raggiungere alcuni obiettivi “strutturali” (distruzione della Costituzione repubblicana, del mercato del lavoro e delle relative tutele, privatizzazione dell’istruzione e della sanità, taglio drastico dei trattamenti pensionistici, ecc), ma che ora vede in salita la strada per completare l’opera.
Ha un anno di tempo, in cui non ci saranno elezioni di nessun tipo, poi sa benissimo che verrà travolto (da destra o dai grillini, proprio grazie a quell’altra idiozia chiamata “Italicum”). E vuole usarlo per intero, accelerando al massimo. Proprio per questo, l’unica possibilità di impedirglielo sta nella mobilitazione di massa. A milioni di persone, non poche centinaia in ordine sparso, Solo la paura della rabbia dei “poveri” può fermare il potere criminale dei servi dei “ricchi”.
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