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Roma. Marino privatizza l’Atac e azzera il Consiglio di Amministrazione

Il Sindaco di Roma, Marino, ha calato il suo previsto assist a favore delle privatizzazioni delle aziende municipali. Dopo aver lasciato l’Acea in mano agli interessi privati nonostante il referendum sull’acqua pubblica, adesso è passato all’assalto dell’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici della capitale. Marino ha ammesso che l’ultimo piano industriale dell’Atac non è riuscito a rimediare ai danni provocati dalle precedenti amministrazioni, quindi ha messo alla porta l’assessore alla mobilità Guido Improta, che pure era stato un “uomo di punta” della sua Giunta, chiedendogli di dare seguito alle dimissioni presentate qualche settimana fa. Poi ha comunicato di aver azzerato tutto il consiglio di amministrazione dando mandato al direttore generale Micheli, insediatosi da poco tempo e proveniente dal settore bancario, di intervenire sulla dirigenza di Atac per rimuovere tutti i dirigenti responsabili dell’attuale disservizio.

Marino è poi passato a illustrare le misure concordate con il presidente della Regione Lazio Zingaretti, il quale riconoscerà 300 milioni di crediti avanzati dall’Atac sin dai tempi  della gestione Polverini. I trecento milioni della Regione verranno erogati entro il mese di settembre. Intanto il Campidoglio ricapitalizzerà Atac con 200 milioni, come deciso poco prima dalla Giunta in sede di assestamento di bilancio. Non è chiaro se questi 200 milioni verranno chiesti al Governo oppure verranno ricavati dal bilancio “lacrime e sangue” del Comune. Infine si è passati al piano di privatizzazione dell’Atac con l’annuncio della ricerca da parte sia della Regione che del Comune di un partner industriale.

Secondo molti osservatori la “ricerca” del partner industriale vedrebbe fra i soggetti  più favoriti le Ferrovie dello Stato. Una operazione che lo stesso Marino ha definito complessa e dai tempi non rapidi. Secondo il sindaco l’alternativa era il fallimento di Atac e la consegna dei libri contabili in tribunale con tutte le prevedibili conseguenze sul servizio e per l’occupazione dei 12.000 dipendenti. Tra 10 giorni Zingaretti e Marino forniranno tutte le spiegazioni che nella conferenza stampa del sindaco non sono state date.

Intanto la cosiddetta ‘Autorità di garanzia per gli scioperi’ ha chiesto di bloccare lo sciopero dei lavoratori dell’Atac, già indetto per lunedì 27 luglio, perché “comprometterebbe la libertà di circolazione dei cittadini”. Il garante ha scritto al prefetto della capitale che “le astensioni sopraggiungerebbero a seguito di un periodo caratterizzato da ritardi, riduzioni di corse e disservizi verificatisi a partire dalla giornata del 1 luglio 2015. Le astensioni programmate per la giornata del 27 luglio 2015 determinerebbero, pertanto, la reale possibilità di un ulteriore pregiudizio grave e imminente alla tutela della libertà di circolazione degli utenti, già fortemente provati dal cattivo funzionamento del servizio e dalle disfunzioni sopra richiamate”.
Ora il prefetto potrebbe firmare un’ordinanza di precettazione che vieta lo sciopero, come succede di solito dopo le indicazioni dell’autorità. In pratica i lavoraratori dell’Atac si trovano con le mani legate e una pistola alla tempia di fronte alle scelte che li riguardano. Per paradosso, se per protestare dovessero ricorrere al rispetto dei regolamenti… il servizio pubblico – che funziona su quotidiane forzature e violazioni del regolamento stesso – si fermerebbe, come i fatti stanno dimostrando.

 

 

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