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Il primo ministro delle slot machine

Beh, come misura per favorire “i poveri” non c’è davvero male… 22.000 sale gioco in più, volete mettere quanta gente può ora sognare di diventare ricca in un momento mentre rovescia nel gioco d’azzardo tutto quel che ha, giorno dopo giorno?

Se n’è accorto, con un briciolo di sdegno, persino Gianantonio Stella, grande firma del Corriere da tempo più impegnata a perseguitare i dipendenti pubblici di ogni tipo (da quelli del Colosseo alla categoria in generale), enfatizzando furbescamente le piccole e grandi furberie di piccoli individui senza onore.

Ma il governo della “rottamazione” dei vecchi lacci e lacciuoli è riuscito a sorprendere anche lui.

Cos’è successo? Nulla di nuovo, anzi il più vecchio gioco democristiano che si conosca. Da un lato il presidente Mattarella che nomina il sociologo Maurizio Fiasco “Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. Motivazione impeccabile, anche secondo noi, «Per la sua attività di studio e ricerca su fenomeni quali il gioco d’azzardo e l’usura, di grave impatto sulla dimensione individuale e sociale».

Logica vorrebbe che il governo sia sulla stessa lunghezza d’onda, e quindi stia per mettere sul tavolo proposte per limitare (di “combattere” non è il caso di parlare) il gioco d’azzardo sotto ogni forma, legale oltre che illegale.

E invece il Pd prima stoppa un disegno di legge dei Cinque Stelle mirante a limitare almeno la pubblicità degli infiniti giochi legalizzati (non i giochi, insomma, solo la pubblicità) e poi infila nella legge di stabilità uno strabiliante codicillo che autorizza le concessioni per altri 22.00 “punti gioco”, Il triplo, più o meno, dei comuni italiani.

Perché? Lo dice la collocazione stessa del codicillo, nel capitolo “risorse”. Si punta insomma a recuperare qualche sicuro introito fiscale dal dissennato dissanguamento di quanti sono caduti nelle spirale delle ludopatia e non riescono più ad uscirne. Un’idea venuta addirittura a Re Franceschiello di Borbone, che autorizzò il gioco del lotto dopo aver esaurito la fantasia sull’introduzione di nuove tasse. E anche Cavour, che del popolo non aveva una grande considerazione, non si mostrò mai contrario alla “tassa sugli imbecilli” (definizione dell’allora premier).

Anche il povero Stella, però, si sorprende che Renzi introduca una misura del genere e ricorda quando, solo due anni  anno fa, già da segretario del Pd, firmò una proposta di legge dell’Idv (ricordate? il partito di Di Pietro che aveva dentro anche Razzi e Scilipoti…) che si proponeva di mettere fine allo “Stato biscazziere”.

Tutto cancellato. Non ci sono valori che tengano quando i conti non tengono. E gli occhi di Bruxelles, incaricati di avallare o più probabilmente correggere la manivra finanziaria, devono pur trovare qualche entrata prevista in crescita, anche se non del tutto certa. E la “tassa sugli imbecilli” è da sempre una mossa sicura…

Solo il gioco legale estrae dalle tasche della popolazione 84,5 miliardi (dati del 2014), quasi il 6% del Pil, anche se si tratta solo di una stima, visto che il censimento dei “punti gioco” è più difficile della finanziaria stessa.

Ma la decisione del governo è infame e falsa anche da questo punto di vista vampiristicamente  “erariale”. Solo nel febbraio di quest’anno, infatti, ha rinunciato a ben 98 miliardi di tasse arretrate dovute dai gestori delle slot machine acccontentandosi di meno di un (uno solo!) miliardo.

SI vede che da quella parte gli arriva qualche sostanziosa manifestazione di consenso…

 

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