Anche le pulci hanno la tosse. Specie quelle di cui nessuno s’era accorto. Nel vedere con quanta violenza tal Enrico Zanetti, divenuto sottosegretario in quota a Scelta Civica (formazione costruita intorno a Mario Monti e implosa insieme a lui, comunque defenestrato dai suoi “seguaci”), si era scagliato contro Rossella Orlandi, stimata direttrice dell’Agenzia delle Entrate, molti avevano pensato che parlasse per conto di Renzi.
Orlandi aveva lanciato un allarme serio. Circa 400 dirigenti dell’ente che dirige, e che come sappiamo si occupa di far pagare le tasse a tutti, erano stati promossi per carriera interna invece che attraverso concorso. Scelta obbligata, negli anni scorsi, perché i vari “blocchi del turn over” nel pubblico impiego avevano di fatto impedito l’effettuazione di qualsiasi concorso (come ben sanno anche i docenti), e quindi la sostituzione dei pensionati non sarebbe potuta avvenire.
La Corte Costituzionale ha però stabilito che tale promozione è illegittima, ancorché motivata con la funzionalità dell’ente, e quindi quei dirigenti si sono visti retrocedere a funzionari, con taglio dello stipendio anche del 50% o più. Quanto basta a far prendere in considerazione offerte decisamente più allettanti provenienti dal settore privato, mettendo dunque degli autentici esperti nella caccia all’evasore a disposizione dei fiscalisti incaricati di renderla tecnicamente più facile.
Un governo seriamente impegnato nel recuparo dell’evasione fiscale si sarebbe preoccupato di trovare una soluzione rapida, tale da impedire la “fuga dei cervelli” verso il fronte nemico. E invece il prode Zanetti non ha trovato di meglio che chiedere le dimissioni anche della direttrice Orlandi, forse per esser sicuro che dell’Agenzia delle Entrate non restasse pietra su pietra. Un attacco violentissimo che potete leggere qui.
A quel punto, mentre sembrava ormai inevitabile che la signora togliesse il disturbo, si alzato il ministro dell’economia e del Tesoro – da cui dipende l’Agenzia delle Entrate – a difenderla nettamente. Una nota a sua volta durissima, in cui viene ricordato il “ruolo cruciale” dell’agenzia per la lotta all’evasione fiscale e “l’immutata stima nel direttore Rossella Orlandi”, tanto che “questo ministero è impegnato nell’attività di rafforzamento organizzativo e operativo dell’Agenzia”.
Di più. “Il contrasto all’evasione fiscale è una priorità del Governo, indispensabile per recuperare risorse finanziarie utili a ridurre il livello medio dell’imposizione fiscale. Le misure specifiche e le novità introdotte nei venti mesi di azione del Governo sono numerose e pressoché ignorate dal dibattito pubblico (attuazione della delega fiscale, incrocio delle banche dati, dichiarazione dei redditi online precompilata, fatturazione elettronica, reverse charge e split payment, accordi bilaterali, accordi multilaterali, voluntary disclosure)”. In questo contesto “l’Agenzia delle Entrate svolge un ruolo cruciale. Le competenze maturate e consolidate dal personale e dalla dirigenza costituiscono un patrimonio che il Governo intende salvaguardare“.
Lungi da noi il benedire la politica del governo Renzi sotto qualsiasi aspetto, ma qui la questione è un’altra: si vuole mantenere o no la lotta all’evasione fiscale? Alcune misure – come l’aumento del contante a 3.000 euro – indicano un chiarissimo no. Certo, ridurre all’impotenza l’Agenzia sarebbe in questo senso una “misura” molto più forte, oltretutto addebitabile a una sentenza (obbligata) della Consulta invece che al governo stesso.
Messo nell’angolo da Padoan, al povero Zanetti non è rimasto che chiedere la “verifica” di governo, nel solco delle vecchie prassi democristiane. “Scelta Civica chiede al Ministro Padoan e al Presidente del Consiglio Renzi un incontro politico dirimente e chiarificatore non appena il Presidente Renzi sarà rientrato dagli impegni all’estero”. Si vedrà a giorni, dunque.
L’impressione è che Zanetti abbia parlato per conto di Renzi, ma abbia sbagliato tono e misura (capita, a chi non è abituato alle funzioni di comando, e confonde l’autorevolezza con l’autorità). Costringendo dunque il garante dei conti italiani presso la Troika – Pier Carlo Padoan, non certo il guitto di Pontassieve – a mettere il primo serio stop a un’azione demolitrice ben vista quando elimina istituzioni centrali della democrazia, ma considerata pericolosa quando rischia di impedire il raggiungimento degli obiettivi imposti da Bruxelles. Da questo punto di vista, l’Agenzia delle Entrate è più importante del Senato…
Se è così, si aprono nuovi fronti di battaglia, con problemi di tenuta per Renzi ben più seri dei flebili mal di pancia della cosiddetta “sinistra Pd”.
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