La nuova legge elettorale è stata impugnata con una serie di ricorsi analoghi, depositati in contemporanea in una quindicina di Corti d’appello, tra cui Roma, Milano, Napoli. Nel mirino, tra le altre questioni, premio di maggioranza e ballottaggio. Ora spetta ai giudici valutare se accogliere le istanze.
Si tratta di un’azione politica giusta da sostenere senza riserve sul territorio.
E’ necessario il massimo sostegno da parte di forze politiche, comitati per la Costituzione, associazioni.
La legge elettorale, denominata per volere dello stesso Presidente del Consiglio “Italicum” e pensata anche addirittura come modello a livello europeo, era stata approvata qualche mese fa in via definitiva dalla Camera dei Deputati.
Le modalità con le quali quest’approvazione era avvenuta sono ben note: la sola maggioranza (anzi una parte di essa) ha votato Sì, hanno espresso voto contrario un numero limitato ma importante di esponenti della minoranza del PD, sono rimasti fuori dall’aula i deputati rappresentanti delle minoranze, sia di destra, sia di sinistra, sia di collocazione indefinita come nel caso del M5S.
Un esito che ha contraddetto i principi fondamentali sui quali dovrebbe basarsi l’approvazione parlamentare di una legge elettorale: quello della larga condivisione e quello della “visione sistemica” che una legge elettorale dovrebbe contenere in sé. Siamo alla terza legge elettorale politica in 22 anni (senza contare i vari mutamenti avvenuti nelle leggi elettorali regionali e amministrative): veramente un po’ troppo frequenti.
Una legge elettorale che poggia su tre cardini: la logica premiale, la logica proporzionale di lista, la logica oligarchica.
Si presentano così grossi problemi tutti racchiusi all’interno di una questione di fondo: quella relativa al superamento del modello di Repubblica Parlamentare disegnato dalla Costituzione del’48. In maniera surrettizia e anche truffaldina si entra, infatti, in un regime di premierato o cancellierato, tramite una fittizia elezione diretta (perché di questo si tratterà nell’eventuale ballottaggio).
Un dato di gravità assoluta rispetto alla caduta di qualità che la già debole democrazia italiana ha già fatto registrare nel corso del ventennio contrassegnato dal passaggio tra il sistema proporzionale a quello maggioritario e dall’elezione diretta di Sindaci e Presidenti di Regione (quest’ultima una vera sciagura, causa tra le altre ma assai importante delle degenerazione politico- istituzionale compiuta nel corso degli anni dall’Ente Regione: un vero disastro!)
Questo indebolimento sostanziale si verifica soprattutto perché assistiamo all’affievolimento dei contrappesi istituzionali che portano di conseguenza a un’eccessiva concentrazione di potere che, considerata nell’attualità la natura dei partiti, si tramuta oggettivamente in concentrazione di potere personale.
Il premio di maggioranza non esiste, del resto, in nessuna democrazia matura e costituisce una vera e propria forzatura rispetto a un impianto proporzionale che, nelle condizioni date, finirà per generare un sistema fondato su di un solo partito “pivotale” schierato al centro del sistema e fondativo di quella concentrazione di potere personale appena richiamato e un certo numero di cespugli intorno, di diversa ma non eccessiva dimensione.
Il tutto presuppone uno scenario che, alla fine, in occasione dell’inevitabile ballottaggio vedrà protagonisti due soggetti , PD e o M5S o Forza Italia, entrambi allineati nel populismo della cosiddetta antipolitica, pronti a esercitare la funzione di governo in una dimensione di tipo sala zarista.
Si tratterebbe di un tragico esito del tentativo di forzatura bipartitica del sistema che era già stato tentato, nel 2008, attraverso l’espressione dal parte del PD della cosiddetta “vocazione maggioritaria” e da parte del centro-destra dalla formazione di un PDL che poi non avrebbe retto comunque la prova del governo.
Va ricordato ancora come Forza Italia abbia storicamente rappresentato un soggetto di concentrazione del potere personale e insieme di espressione di una destra di tipo populistico, assolutamente minoritaria nel Resto d’Europa, in alleanza costante con l’espressione razzista della Lega Nord.
Il quadro complessivo, rafforzato dalla modifica nel metodo d’elezione e nella composizione del Senato sviluppatasi anch’essa in senso di negazione della democrazia, sarà quello del definitivo superamento dell’impianto istituzionale fondato sulla rappresentatività politica disegnato dalla Costituzione Repubblicana.
Un affossamento dei principi fondamentali della stessa democrazia liberale al quale opporsi senza esitazioni.
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