Lo scorso 17 luglio, davanti all’ex scuola Socrate di Casale San Nicola, borgata ‘bene’ alla periferia di Roma, i ragazzotti di Casa Pound e i celerini in assetto antisommossa si erano affrontati a lungo. I fascisti, insieme ad un comitato ‘spontaneo’ di cittadini delle zona – in realtà una sigla di copertura dell’estrema destra più qualche sprovveduto abitante – protestavano con un blocco contro il trasferimento nell’edificio di un piccolo gruppo di rifugiati.
Dagli spintonamenti e dalle provocazioni si era ad un certo punto passati al lancio di sedie, ombrelloni e suppellettili varie da parte dei fascisti, gli agenti in assetto antisommossa avevano caricato – senza grande convinzione, a dir la verità, come si può evincere dai numerosi video pubblicati – e il tutto si era concluso, ufficialmente, con 14 poliziotti “feriti”, due arrestati e una denuncia.
Per quei fatti questa mattina all’alba sono state disposte misure cautelari – sei ordinanze di custodia ai domiciliari e due obblighi di firma – nei confronti di otto esponenti dell’organizzazione composta da quelli che si autodefiniscono ‘fascisti del terzo millennio’. I destinatari delle misure, emesse dal Gip Giorgianni su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Eugenio Albamonte, sono tutti ritenuti responsabili in concorso degli episodi di violenza verificatisi quel giorno.
Dura la replica del gruppo di estrema destra che affida la sua protesta ad un comunicato pubblicato sul suo sito. “Colpevoli di difendere l’Italia e gli italiani” afferma il leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone. “Arresti liberticidi che ancora una volta arrivano ‘casualmente’ nel momento in cui si aprono i giochi per la partita più importante per un Pd in enormi difficoltà, quella del voto per la Capitale”. “Qual è la colpa di CasaPound? Aver osato difendere le donne e gli anziani del quartiere dalle manganellate della polizia?” (…) A Casale abbiamo difeso i diritti degli italiani, come facciamo ogni giorno nelle strade e nelle piazze di tutto il Paese. Se amare l’Italia è un reato, allora arrestateci tutti perché non ci fermeremo”.
Retorica patriottarda e ricostruzione fantasiosa della dinamica dei fatti a parte, sembra che a Via Napoleone III non abbiano preso bene il diverso trattamento riservato questa volta dalle istituzioni ai picchiatori di CasaPound, finora ampiamente tollerati quando non coccolati. Vedremo nelle prossime settimane a che cosa porterà la retata della Digos di stamattina.
Intanto però impazza la polemica tra i fascisti e la Lega a proposito dell’happening delle destre convocato a Bologna per il prossimo 8 novembre. Qualche ora prima che gli agenti della Digos suonassero alle porte di otto esponenti romani del gruppo neofascista, tramite un comunicato il loro leader Simone Di Stefano aveva fatto sapere che la sua organizzazione si sfilava dalla calata di Salvini sul capoluogo emiliano. Più che esplicito il titolo del comunicato diffuso da Casapound: “Non saremo alla manifestazione di Bologna, vecchio centrodestra è minestrina per ospizio della politica”. “L’8 novembre a Bologna non ci saremo. I presupposti della manifestazione non sembrano quelli del nuovo corso di Salvini, di un fronte identitario e ‘sovranista’, ma assomigliano molto di più ai connotati della vecchia Lega e del vecchio centrodestra. A confermarlo, più che le parole del segretario del Carroccio, sono quelle di alcuni alti dirigenti del suo partito, come il senatore Gian Marco Centinaio, che supplica la presenza di Berlusconi e mal digerisce quella di CasaPound Italia” si lamenta il vice presidente del gruppo neofascista. “Come si può sostenere la battaglia contro l’Euro, contro l’immigrazione, contro le ingerenze di Bruxelles, dire di guardare al Front National di Marine Le Pen, e poi invocare la presenza di chi fino all’altro ieri governava (e oggi governa di nascosto) insieme a Renzi in Italia e insieme a Juncker e alla Merkel in Europa?”. Una vera e propria dichiarazione di gelosia quella di Di Stefano… E poi un passaggio rivelatore della richiesta da parte di CasaPound nei confronti della Lega di un rapporto privilegiato, con l’organizzazione di estrema destra che si offre come puntello alla nuova linea apertamente razzista ed estremista impressa al partito da Salvini: “Non sono questi i presupposti tracciati dal segretario della Lega Nord ed è evidente che alcuni suoi dirigenti si rifiutino di ascoltarlo. Dentro la Lega in molti non sembrano così felici del nuovo corso inaugurato da Salvini e tra questi sembra figurare proprio Centinaio, molto preoccupato di spaventare moderati e centristi con toni “troppo esasperati”. Per fortuna non la pensano come lui le migliaia di militanti della Lega Nord che hanno applaudito alla presenza di CasaPound nelle manifestazioni di Milano e Roma”.
Appare più che evidente che la polemica sia concentrata in particolare contro il commissario leghista Centinaio, inviato da Milano a mettere ordine nella lista “Noi con Salvini” ed a tentare di allargare un giro finora troppo esiguo:
“Anche a Roma e nel Lazio, il neo commissario di Noi con Salvini Centinaio, tenga ben presente che i romani non sono disposti ad accettare lezioni di “lumbard” da nessuno, soprattutto se la proposta è quella di puntare sui riciclati degli altri partiti del centrodestra e di appoggiare alleanze improbabili con ricchi e potenti costruttori come Alfio Marchini”.
Nel quartier generale della Lega il messaggio spedito dai neofascisti romani è pervenuto e il partito ha affidato la risposta – almeno quella pubblica – al deputato romagnolo Gianluca Pini che a Di Stefano scrive su twitter: “Mandare a casa Matteo Renzi è più importante delle liti da condominio. Mi auguro una vostra massiccia presenza a Bologna”. Nel capoluogo emiliano l’8 novembre, oltre a Salvini e Berlusconi, sono attesi anche Giorgia Meloni e Francesco Storace.
Ma quel giorno a Bologna ci saranno anche diverse organizzazioni antifasciste e anticapitaliste che per l’8 novembre hanno annunciato una contromanifestazione per impedire l’occupazione della città da parte dei partiti dell’estrema destra.
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