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Cariche a Capo Teulada, i manifestanti irrompono nella base e bloccano le esercitazioni

E’ stata una giornata davvero lunga e complicata quella appena trascorsa per centinaia di persone che da tutta la Sardegna hanno raggiunto Sant’Anna Arresi e le località limitrofe per dar vita ad un corteo contro le esercitazioni Trident e la Nato che la Questura aveva dato nei giorni scorsi per ‘proibito’ emettendo una ventina di fogli di via nei confronti di altrettanti attivisti che erano stati ‘individuati’ lungo il perimetro del poligono militare di Capo Teulada mentre effettuavano dei sopralluoghi utili allo svolgimento della protesta odierna.

Ma i promotori non si sono fatti scoraggiare e hanno ribadito la volontà di manifestare contro l’occupazione militare della Sardegna, dando appuntamento a questa mattina alle 10.30 a Porto Pino per il concentramento.
Fin dal primo mattino è stato chiaro che non solo le località scelte per il corteo erano state interamente blindate da un apparato massiccio di polizia ma la Questura aveva anche dato ordine agli agenti schierati in gran numero di fermare il numero maggiore possibile di persone dirette alla spiaggia di Porto Pino (impossibile da raggiungere a causa della chiusura di tutti i varchi da parte della polizia). Moltissimi manifestanti sono stati quindi bloccati prima ancora di raggiungere il luogo del concentramento, a piedi, in automobile o a bordo di autobus, e sono stati identificati e minacciati di ritorsioni. Alcune auto private ed autobus noleggiati dai partecipanti sono stati anche perquisiti.
Qualcuno, di fronte all’impossibilità di arrivare in tempi congrui al luogo scelto per la partenza del corteo, ha deciso di rinunciare, e di tornarsene a casa; molti altri hanno invece cercato di aggirare i controlli e di avvicinarsi il più possibile all’area off limits, in molti casi riuscendo poi a ricongiungersi con il resto degli attivisti delle varie forze antimilitariste, indipendentiste e antagoniste scese oggi in piazza nonostante il clima di blindatura predisposto dai responsabili dell’ordine pubblico.
Ai divieti e agli ostacoli i promotori e i partecipanti hanno risposto con determinazione, e alla fine il corteo intorno a mezzogiorno è riuscito a muovere i primi passi. Alcune centinaia di manifestanti hanno cominciato a marciare da Porto Pino fino al punto in cui erano bloccati alcuni autobus, al bivio tra Teulada, Sant’Anna Arresi e Is Domus, all’interno dei quali c’erano parecchie decine di attivisti ai quali i poliziotti avevano chiesto i documenti per identificarli. Ad un certo punto il corteo composto dagli attivisti partiti da Porto Pino e quello formato dagli altri che erano a bordo di tre autobus a lungo bloccati dalle forze dell’ordine – che apparentemente cercavano coloro che essendo stati colpiti dai fogli di via per i prossimi tre anni non possono neanche avvicinarsi a Teulada – si sono uniti, formando un unico spezzone di più di 500 persone che si è diretto di nuovo verso Porto Pino. Lungo il percorso la manifestazione si è ingrossata ulteriormente al grido di “A fora sa Nato de sa Sardigna”, man mano che alcuni gruppi di manifestanti arrivavano attraversando i campi per superare i numerosi blocchi costituiti da polizia e carabinieri.
Avvicinandosi alle reti che circondano il poligono militare i manifestanti – saliti nel frattempo a 7-800 – hanno potuto ascoltare il suono delle esplosioni e vedere il fumo provocato dall’impatto dei proiettili, rendendosi conto dell’entità delle esercitazioni Nato in corso all’interno della base. A bloccare il corteo un ingente cordone di agenti in tenuta antisommossa e di camionette. A quel punto un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo tentando di arrivare alla spiaggia e i reparti antisommossa hanno risposto con inseguimenti, cariche e il lancio di alcuni lacrimogeni. Numerosi i manifestanti contusi o anche feriti seriamente.
Poco dopo però è arrivata la notizia che alcune decine di manifestanti erano riusciti ad oltrepassare i blocchi e ad entrare all’interno del poligono, dove sono stati fermati da alcuni militari poi raggiunti dai carabinieri che hanno proceduto all’identificazione mentre a poca distanza, all’esterno, un altro folto gruppo gridava slogan contro la repressione, la militarizzazione, la guerra e la Nato. A poca distanza altre centinaia di manifestanti hanno continuato a protestare con numerosi interventi che si sono susseguiti al megafono. Come racconta un anonimo manifestante al sito SardiniaPost, l’irruzione degli attivisti ha obbligato i comandi militari a interrompere le esercitazioni, risultato simbolico ma che ripaga ampiamente gli attivisti reduci da una ‘giornata vissuta pericolosamente’. “Appena siamo entrati nella base – ha raccontato uno dei ragazzi – siamo stati subito fermato dai militari che hanno comunicato alla centrale operativa della base il nostro ingresso. Dopo pochi minuti non abbiamo più sentito gli spari e l’esercitazione è stata interrotta. Gli uomini dell’esercito ci hanno chiesto i documenti. Chi non li aveva ha lasciato le proprie generalità e dopo circa un’ora siamo usciti”.
Mentre una parte dei manifestanti riprendeva la via di casa, una ventina di manifestanti che si trovavano sul lato esterno della recinzione del poligono sono stati raggiunti da agenti in tenuta antisommossa e manganellati. “Hanno dato qualche manganellata – ha raccontato un attivista a SardiniaPost – Ma ci siamo ben difesi e nel giro di poco la carica è terminata. Abbiamo aspettato i nostri compagni uscissero e alla fine siamo qui vittoriosi”.
Forse nel tentativo di salvare la faccia i comandi militari hanno diffuso la notizia, naturalmente subito ripresa dalla maggior parte dei media isolani e italiani, che “al momento dell’irruzione dei manifestanti all’interno del poligono le esercitazioni erano ormai concluse”…

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