Ho conosciuto Raffaella e Sandro Cantoni nella festa che il centro sociale 28Maggio di Rovato, in provincia di Brescia, ha organizzato con i 20 rifugiati africani di San Colombano il 7 novembre.
Raffaella e Sandro sono i gestori dell’albergo Il Cacciatore, che dal 27 agosto ospita i ragazzi africani. La sera della festa erano sereni e allegri, circondati dall’affetto dei loro ospiti e dalla stima e dalla solidarietà di tanti antifascisti e antirazzisti bresciani, soprattutto di quella Valtrompia di cui San Colombano è quasi la punta estrema a nord. Ma se la sono vista brutta.
Appena hanno comunicato a prefetto e sindaco la disponibilità ad ospitare profughi, la stessa Mirella Zanini sindaco di Collio, di cui San Colombano è frazione, ha scatenato contro di essi l’equivalente locale del Ku Klux Klan. L’amministrazione comunale di Collio è di quella destra senza confini che si è presentata in piazza Bologna alla manifestazione della Lega. Neofascisti di tutti i gruppi ed aree la sostengono, ne fanno parte e son stati decisivi nello scatenare un vero e proprio tentativo di pogrom nei confronti dei rifugiati e di chi li ospitava. Neanche poche ore dopo l’arrivo dei rifugiati partiva la richiesta di firme per espellerli, promossa dal sindaco, che raccoglieva l’adesione di circa la metà degli abitanti di San Colombano.
Ma non ci si fermava qui. L’albergo Il Cacciatore veniva posto sotto assedio da gruppi neofascisti di tutta la provincia di Brescia. Incredibilmente a questi veniva permesso di installare un gazebo proprio di fianco all’albergo, cosicché sia i rifugiati sia chi li aiutava venivano sottoposti a continui insulti e intimidazioni. Lanci di uova marce e vetri rotti, scritte infamanti nelle strade contro gli albergatori, ovviamente ancora più infami contro Raffaella, siti internet dove si appendevano banane agli alberi della valle per attirarvi le “scimmie”, manifesti che invitavano a “fiaccolate tricolori” con una bella fiamma in mostra e poi l’ostracismo organizzato e imposto dalla comunità.
Nulla è stato risparmiato a Raffaella e Sandro Cantoni se non la violenza fisica diretta, ma tutte le altre violenze sì. E nessuna delle voci politiche e istituzionali sempre pronte a predicare contro la violenza ha detto nulla. Intanto i Cantoni facevano fatica ad uscire di casa, i figli per un po’ non lo hanno fatto, erano gli amici dei “negri”, come si sarebbe detto in Alabama nel 1950. Ciò che mi ha più addolorato, mi ha detto Sandro, non era tanto l’aggressività dei fascisti, ma là viltà di chi magari non era d’accordo con loro, ma per paura quando mi vedeva per strada cambiava percorso.
E non si venga a parlare del disagio per giustificare il razzismo. San Colombano non è la periferia povera e abbandonata delle grandi città. È un borgo di alberghi e seconde case, con popolazione benestante. Non sono povere quelle terribili mamme che hanno dato vita ad un momento davvero ignobile. Un gruppo di mamme è andato dal prefetto per lamentare che i loro figli, passando davanti all’albergo per andare a scuola, avrebbero rischiato di vedere gli africani. Per questo han minacciato di ritirare i figli dalla frequenza all’istruzione, di cui evidentemente pensano non ci sia bisogno. Queste mamme, che han fatto le loro comparsate come vittime televisive nei talk show più reazionari, son poi impazzite quando han saputo che i rifugiati frequentavano il campo di calcetto. Ma come i negri calpestano la stessa erba dei nostri figli, con il rischio di trasmettere chissà quale malattia? Ebbene, di fronte a questa gentaglia il prefetto di Brescia si è scappellato negli omaggi e ha assicurato legge e ordine nel paese. Davvero siamo giunti a questo.
Ma nonostante tutto i coniugi Cantoni non hanno mollato, anzi. Non erano militanti politici impegnati, ci han tenuto a sottolineare. Erano persone normali con un certa coscienza normale. Avevano semplicemente creduto di fare una buona cosa ospitando i profughi, una cosa che non facesse male a a nessuno e bene a tutti. Persino ad in paese che è già una meta decaduta del turismo di montagna, sopravanzata da tante altre località, e che forse ci avrebbe guadagnato dal diventare sede di accoglienza invece che di violenza razzista. Proprio non se lo aspettavano quello che è precipitato loro addosso, ma quando è successo Sandro e Raffaella Cantoni hanno resistito. Hanno messo le loro coscienze davanti a tutto e così, quasi senza volerlo, si son trovati nella veste di “militanti impegnati” sul fronte della giustizia civile e sociale. Hanno sviluppato e approfondito legami con i profughi, non son stati più solo i loro albergatori, ma coloro che li sostenevano in tutto.
E poi han cominciato a conoscere un mondo a loro ignoto, quello del male che li perseguitava, ma anche quello di coloro che han cominciato subito ad appoggiarli. Quel mondo che Matteo Salvini chiama indistintamente e con rabbia “centri sociali”, ma che è una realtà vasta e diffusa di persone e piccole organizzazioni che non mollano.
Subito la Valtrompia antifascista si è messa in moto. Visite all’albergo per portare solidarietà sin dai primi giorni. E poi il 5 settembre una prima manifestazione di massa cui è stato impedito di entrare in paese dalle forze di polizia. Che però il 19 settembre han dovuto accettare che un migliaio di manifestanti salisse fino al centro di San Colombano e si incontrasse e facesse festa con i rifugiati. Nonostante la pavidità di PD e Cgil locali, che avevano rifiutato di manifestare, il piccolo comitato antifascista della Valtrompia era riuscito a promuovere una mobilitazione senza precedenti per quei posti. Mobilitazione che continua con una rete permanete di solidarietà che opera a fianco dei rifugiati.
Quella che era cominciata come una storia terribile sta quindi percorrendo una insperata evoluzione positiva. San Colombano non è più una zona franca fascista, il muro della intolleranza comincia a roompersi, nonostante la pavidità o addirittura la complicità nelle istituzioni verso il razzismo.
Tutto questo però non sarebbe stato possibile se i coniugi Cantoni avessero mollato se, ascoltando amici e conoscenti che dicevano “ma chi ve lo fare”, avessero rinunciato ad ospitare i profughi. Scuse e coperture istituzionali erano già pronte. Invece gli albergatori han tenuto duro.
Sandro e Raffaella Cantone sono due eroi civili semplici, come ci sono stati in altre epoche della nostra storia, quando ogni persona ha dovuto scegliere tra il campo della moralità e della giustizia e quello delle convenienze e dell’obbedienza.
I coniugi Cantone sono cittadini giusti di una Repubblica nella quale si sta distruggendo la Costituzione e forse sarebbe giusto che questa Repubblica, con uno scatto di vita, ne ne riconoscesse formalmente il merito civile e democratico.
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