Il caso della scuola elementare di Rozzano, nel milanese, ha assunto le caratteristiche dell’esempio: a che punto è la notte, l’affermarsi della diceria dell’untore, il disprezzo per la verità e per l’intelligenza, il fermentare incomposto di paure e ignoranza, avallate autorevolmente dal cinismo governativo.
Per giorni fascisti, leghisti, integralisti cattolici e “nazionalitari” di ritorno hanno tuonato contro un preside, accusato di aver addirittura “cancellato il Natale” per “non mancare di rispetto” ai bambini di altre culture e religioni. Un falso consapevole, volontario, infame, ma che non ha trovato un solo giornalista degno di questo nome; insomma uno che andasse a verificare se la storia era vera, e in quali termini.
Nello scomposto agitarsi dei più volgari mestatori reazionari, il furbetto di Pontassieve ha pensato bene di cavalcare a suo modo l’onda della merda: “Confronto e dialogo non vuol dire affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito. L’Italia intera, laici e cristiani, non rinuncerà mai al Natale. Con buona pace del preside di Rozzano”. Per essere sicuro di intercettare meglio il sentiment nazional-integralista, ci ha tenuto a precisare meglio: “Il Natale è molto più importante di un preside in cerca di provocazioni. Se pensava di favorire integrazione e convivenza in questo modo, mi pare abbia sbagliato di grosso”.
Provocatore o imbecille, dunque, senza neanche chiedere un’informativa dettagliata sulla notizia. Un comportamento davvero degno di uno statista all’altezza di questa fogna…
Ora la lettera che il preside di Rozzano ha inviato a tutti quelli che avrebbero potuto informarsi. Nessuna “cancellazione” di nessun appuntamento tradizionale (data l’organizzazione e i tempi della scuola italiana non sarebbe del resto neanche possibile), soltanto un rifiuto opposto a “due mamme” che avrebbero voluto entrare nelle classi per insegnare canti religiosi ai soli bambini “cristiani”. Una delle tante iniziative di “volontariato” ideologicamente motivato, niente affatto innocente, in cui i bambini debbono far la parte delle cavie in mano ad adulti che pensano di saperla più lunga degli educatori di mestiere. Due mamme, infine, che offesissime per il rifiuto hanno pensato bene di “gonfiare un tantino” la questione, incontrando il supporto interessato di una valanga crescente di malpensati e nonpensanti.
Una pagina nera di un paese ridotto a campo di gara tra chi è più stronzo…
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