Interruzione di Pubblico Servizio, per chi?
La Maker Faire continua a far parlare di sé. Infatti nella mattina del 2 dicembre e nei giorni seguenti circa una trentina di studenti e studentesse sono stati raggiunti dalla notifica amministrativa di una multa per blocco del traffico e interruzione del Pubblico Servizio nella giornata di venerdì’ 16 ottobre a Piazzale Aldo Moro, per un ammontare che va dai 2000 ai 10 000 Euro a persona.
La Maker Faire continua a far parlare di sé. Infatti nella mattina del 2 dicembre e nei giorni seguenti circa una trentina di studenti e studentesse sono stati raggiunti dalla notifica amministrativa di una multa per blocco del traffico e interruzione del Pubblico Servizio nella giornata di venerdì’ 16 ottobre a Piazzale Aldo Moro, per un ammontare che va dai 2000 ai 10 000 Euro a persona.
Per chi non lo ricordasse in quel giorno era stata indetta una protesta davanti all’ingresso dell’università, trasformatosi per l’occasione nella biglietteria della Maker Faire. Si manifestava contro l’uso privatistico dell’università pubblica e per l’ingresso gratuito per gli studenti, sottolineando il rifiuto assoluto di qualsivoglia dialogo da parte dell’amministrazione universitaria. La giornata, che per gli studenti che si erano riuniti voleva essere un’occasione per riappropriarsi del diritto a entrare liberamente all’università, si è conclusa con cariche e arresti da parte delle forze dell’ordine.
A fronte di queste multe risulta necessario ribadire alcuni punti riguardo quella giornata. Innanzitutto bisogna sottolineare che l’accusa di blocco del traffico in piazzale Aldo Moro è del tutto infondata: come dimostrano le foto scattate quel giorno, la Polizia, le camionette con gli idranti, i blindati e la Municipale erano presenti a bloccare le strade e il piazzale già molte ore prima dell’arrivo dei manifestanti. L’accusa di interruzione di pubblico servizio risulta ancora più assurda dal momento che la Città Universitaria è stata chiusa nei giorni di normale svolgimento dell’attività accademica (corsi, lezioni, laboratori, esami, ecc.) per allestire una fiera con tanto di mega tensostrutture, pagamento dell’ingresso e chiusura di ogni accesso. Per non parlare dell’occupazione, durata tre settimane, dei viali e dello spazio universitario per allestire una fiera gestita da privati.
Non è forse tutto ciò interruzione di un Pubblico Servizio? E’ più grave aver partecipato per poche ore ad un presidio di protesta (senza, peraltro, bloccare alcunché, come dimostrato) o l’aver bloccato totalmente per giorni un intero ateneo, facendo pagare un biglietto alle persone che lo vivono e l’attraversano quotidianamente?
Noi studenti e studentesse della Sapienza non pagheremo queste multe e le contesteremo in ogni sede, legale e politica. Lo stesso vale per gli studenti medi, gli occupanti di case e gli altri attivisti e attiviste raggiunti da queste sanzioni amministrative negli ultimi anni.
Se le forze dell’ordine hanno interesse a sanare i buchi dei bilanci di comune e ministero possono rivolgersi al Magnifico Rettore Eugenio Gaudio. E’ lui il vero responsabile politico di quel che è successo il 16 ottobre alla Maker Faire, poiché l’ha voluta e decisa, persino bypassando il parere di CDA e Senato accademico, per poi nascondersi nel momento in cui si è levata una voce critica dal basso e lavarsi le mani di arresti e teste spaccate.
Come studenti e studentesse della Sapienza non ci faremo spaventare da queste multe, che indicano come ci si sia spinti nella giusta direzione toccando dei nervi scoperti nelle contraddizioni della gestione dell’ateneo; anzi ribadiamo che ogni porta chiusa, ogni ingresso a pagamento, ogni commercializzazione dell’istruzione e dello spazio universitario saranno rifiutate e contestate. Ci infileremo in ogni fessura, e affermeremo, ogni volta che ce ne sarà bisogno, che noi vogliamo entrare e studiare liberamente nella nostra università
Maker Faire, per chi?
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