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Un Rolex o un cartellino, sempre marciume è

C’è qualche differenza tra i nove dipendenti romani del Museo nazionale di Arti e tradizioni popolari pedinati dai carabinieri nel loro vagabondare dopo aver timbrato il cartellino e gli sconosciuti membri della delegazione italiana a Ryad, accapigliatisi per la spartizione di uno stock di orologi Rolex benignamente buttati lì dai sauditi?

Una differenza morale, etica, di consapevolezza del proprio ruolo di “funzionari pubblici nell’esercizio delle proprie funzioni”, vogliamo dire. Non ci sembra proprio.

Gli accompagnatori di Matteo Renzi – come sempre, in parte funzionari della Farnesina, in parte “collaboratori di fiducia” del premier e dei vari ministri al seguito; insomma, personale in prestito – secondo la ricostruzione proposta da Il Fatto Quotidiano si sono esibiti davanti a tutti in una pochade degna della migliore commedia all’italiana (ricordate Brutti, sporchi e cattivi?), che resterà per sempre negli annali della diplomazia internazionale. D’ora in poi qualsiasi interlocutore del nostro paese saprà che basta ben poco per ottenere un via libera, un contratto, un occhio o due chiusi su qualche massacro.

I nove disgraziati travet sorpresi a rubare uno stipendio resteranno invece nella cronaca spicciola, materiale in più per i luoghi comuni confindustriali e di destra sugli “scansafatiche” che lavorano negli enti pubblici.

La differenza è dunque nell’entità del danno, proporzionato al grado ricoperto. Un danno limitato, nel caso degli impiegati, immenso in quello della “delegazione ufficiale italiana” (il solito mix di pubblico e privato che va tanto di moda nel mondo neoliberista, in cui il “pubblico” serve soltato a far fare affari ai privati, per il resto si riduca al minimo, ovvero alla polizia).

In entrambi i casi vediamo sul palcoscenico il marciume di un paese, della sua popolazione, stretta e costretta nell’individualismo più miserabile, in cui l’arraffare la prima cosa che viene a tiro è l’unica cosa “sensata”. Salvo ovviamente maledire tutti gli altri che fanno altrettanto.

Una sola differenza è stra-evidente. Per stanare ben nove “fannulloni” è stata messa in piedi un’operazione in stile “anti-terrorismo”, con telecamere, microfoni, pedinamenti, fino ad arrivare alla sanzione massima prevista dai regolamenti attuali (un anno di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio).

Nel secondo caso nulla. Solo silenzi imbarazzati, un rumore lontano di “panni sporchi lavati in famiglia”, un vago sentore di “ragazzi, restituite qualcosa, così ci inventiamo una comunicazione che riduca il danno di immagine”. I “fannulloni” vengono espostial pubblico ludibrio e consegnati al lavorio dei media, i cortigiani vengono protetti sol silenzio. Perché la cifra vera del potere italico, specie al livello infimo cui ormai si è attestato, è immortale: durissimi con i sudditi, garantisti solo con se stessi.

Qui di seguito il commento amaro di Francesco Erspamer, ricercatore italiano, professor alla Harvard University, da cui traspare l’orrore per quel vede ormai da lontano.

Vorremmo poter rispondere positivamente alla sua domanda finale. Anche per questo saremo in piazza sabat prossimo, 16 gennaio.

 

 

 

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Francesco Erspamer

 

State sicuri che la vicenda dei Rolex sauditi farà il giro del mondo e provocherà all’immagine dell’Italia più danni che lo scandalo Volkswagen alla Germania. Giustamente. Perché il popolo tedesco può sentirsi tradito dai dirigenti della casa automobilistica e non riconoscersi in loro. Il popolo italiano invece si rispecchia pienamente in quei dirigenti superpagati e ovviamente mediocri che si sono azzuffati per prendersi gli orologi di lusso regalati dal governo di Ryad in cambio della complice accettazione della sua sponsorizzazione del terrorismo e delle decapitazioni dei dissidenti.
Vergognoso, viene da dire leggendo l’articolo denuncia del “Fatto quotidiano” (il resto della stampa si conferma al servizio del regime renziano e tace). Ma la parola vergogna ormai non significa più nulla, come da decenni quella di onore. Di certo gli avidi e incapaci dirigenti di cui sopra non hanno proprio idea di cosa sia. Sono dei vincenti, non lo ricordate? E chi ha successo ha ragione, qualunque cosa abbia fatto: è il principio fondamentale del liberismo.

 

Ma neppure gli italiani sanno cosa sia la vergogna. Non tutti, ma una parte troppo ampia si riconosce nel mondo della Leopolda e nei suoi comportamenti e gli altri fanno finta di niente. L’unica cosa che conta è l’apparenza e le celebrity sono al di sopra della legge: effetto della deregulation etica che nessuno oppone. Pensate all’idolatria per Valentino Rossi malgrado la gigantesca evasione fiscale per la quale è stato condannato (ma ha pagato pochissimo): altro che Rolex ha potuto permettersi.
Se la gente davvero detestasse i furbi e gli stronzi, come accaduto in epoche passate e ancora accade in altri paesi, un po’ di corruzione ci sarebbe lo stesso ma non queste manifestazioni di oscena arroganza. Renzi e il Pd sono l’immagine dell’Italia di oggi: cafona, opportunista, arrivista ma anche piagnona e per questo perdonista. Basterebbe l’azione decisa di un quarto della popolazione per cambiare le cose e arrestare questa deriva, salvare il tanto di buono e di bello che c’è ancora nella nostra tradizione.

 

Ma c’è davvero un 20% di italiani che ancora crede in qualche valore civile e culturale e che è disposto all’impegno, a un minimo di coerenza, a qualche rinuncia?

 

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