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Bologna: contro la guerra e la propaganda bellica, il 12 marzo in piazza

Ieri, nel cuore di Bologna, gli attivisti della campagna Eurostop hanno rilanciato con uno striscione e un presidio la prossima manifestazione contro le guerre già in atto e contro quella che il governo pare voler intraprendere in Libia. Di seguito, il comunicato diffuso dagli attivisti durante la giornata di ieri.

“Mentre si scaldano i motori dell’aeronautica militare USA e UE in vista del prossimo saccheggio sul suolo libico, l’apparato ideologico-culturale nostrano si impegna a fondo nel creare il necessario consenso alle politiche di guerra.
Non è facile questa volta per gli ideologi dei bombardamenti trovare giustificazioni al nuovo sacco di Tripoli, dato che la situazione di perenne guerra civile è evidentemente la conseguenza dell’intervento militare del 2011. Dalla detronizzazione di Gheddafi ad oggi infatti la situazione del paese ha vissuto uno stato di costante instabilità sociale e politica, si sono susseguiti deboli governi inframmezzati da continui conflitti…e l’Isis ha potuto ben inserirsi in questo contesto.
In quest’ultima settimana, tanto si è parlato delle contestazioni al professor Panebianco, che sulle pagine del Corriere, il 14 febbraio, scriveva che noi italiani ci siamo “abituati a dipendere per la nostra sicurezza dall’America. Non siamo stati in grado di sviluppare una adeguata «cultura della sicurezza»: assomigliamo a quei ragazzini che, avendo avuto genitori troppo protettivi, non sono capaci di cavarsela da soli. Anche i «buoni sentimenti» pacifisti che abbiamo sviluppato sono un lusso che ci siamo potuti permettere grazie a quella protezione.”  Il professore continuava poi indignandosi per la sentenza della magistratura che ha dato ragione a “mamme preoccupate e ambientalisti vari” contro le ragioni strategico-militari del Muos in funzione anti-jihadista, concludendo ricordando come le unificazioni politiche (quella europea nel nostro caso) si fanno necessariamente con i cannoni.
In seguito alle contestazioni ricevute da parte di alcuni collettivi politici bolognesi, si è poi spinto oltre nell’editoriale del 24 febbraio. Considerando gli “estremisti come persone che si rinchiudono volontariamente in quella prigione mentale costruita su frasi fatte e vuote, su truci e insensati slogan, su urla che devono nascondere agli occhi degli altri l’evidente paura del mondo”, da far “analizzare da psicologi”, Panebianco tenta di eliminare il politico degli attacchi ricevuti, da lui percepiti come ultimi capitoli di anni di piombo ormai passati. Utilizza lo stesso meccanismo nei suoi stessi confronti, rivendicando la sua oggettività durante le lezioni universitarie, in cui “mai mi è scappato un commento politico di fronte agli studenti”, come se la sua tranquillità etico-morale possa compensare la carica guerrafondaia delle sue parole sulle pagine del Corriere, che probabilmente vengono lette e assorbite da qualche milione di spettatori in più.
Dunque, riassumiamo: da una parte un professore universitario che scrive editoriali per un’importante testata italiana, dall’altra contestatori pericolosi che bloccano per qualche minuto (simbolicamente e politicamente quindi) le lezioni in aula. Questi gli ingredienti per un cocktail micidiale che, sapientemente shakerato da giornalisti e istituzioni, sposta l’attenzione dal merito al metodo del dibattito politico. Tra il solido muro eretto in questi giorni a difesa della libertà di pensiero e della democrazia e coloro che “cercano solo un po’ di pubblicità”, crediamo che trovi ancora spazio un pensiero contrario alla guerra.
Attrezzarsi per la guerra significa perseguire volontariamente la distruzione delle terre e delle persone che in esse vivono, condannare all’esodo interi popoli. E il timore che, quando arriverà il momento dell’intervento libico, il governo italiano non sarà ancora riuscito a preparare l’opinione pubblica, smaschera una chiara presa di posizione a favore dei soggetti che questa guerra la vogliono e la necessitano. “Se arriveremo -ci dice Panebianco- a quell’appuntamento con una opinione pubblica impreparata, ci saranno forti contraccolpi nelle piazze e in Parlamento”: niente e nessuno potrà dunque permettersi di intralciare quella strada che, a colpi di cannone, porta dritta all’unificazione politica dell’Europa.
L’Unione Europea sta provando a costituirsi come polo economico e militare competitivo a livello mondiale. Per far ciò, promuove arroganti politiche militari ai propri confini da ben 25 anni: dalla Jugoslavia all’Ucraina, passando per la Siria, fino alla Libia.
La necessità di opporsi alla guerra si fa sempre più forte. Per questo, come piattaforma Eurostop, invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare il 12 marzo alla mobilitazione nazionale che in tante parti d’Italia si sta preparando, e che a Bologna si dà appuntamento in piazza San Francesco alle ore 15. Prepariamo il terreno con un incontro cittadino di avvicinamento il 9 marzo in via dello Scalo 21 alle ore 20.30.
Andiamo davanti alla caserme NATO, agli hangar degli F-35, al Muos, scendiamo in piazza insieme, gridiamo forte la nostra contrarietà a tutte le politiche di sfruttamento dei popoli.”

BASTA GUERRE!
NO NATO
NO UE
NO EURO

Piattaforma Sociale EUROSTOP

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