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Chi vuole cambiare la Resistenza

In tanti la vogliono cambiare in qualcosa che non è stata dandole significati che fanno comodo a tanti, non ai cittadini. Breve elenco dei principali responsabili.

  1. gli opinionisti e i cronisti di un giornale che è portavoce della lobby politico-industriale che devasta i territori e che si fa portatrice di interessi privati nello Stato tramite la classe politica più corrotta d’Europa; un giornale il cui Direttore traduce nelle sue “lezioni” linguaggio e dettami dei circoli atlantici e neoliberisti più estremi e che sostiene che la miglior soluzione per proteggersi dal terrorismo è che i cittadini facciano corpo unico con le forze dell’ordine, cioè si facciano tutti poliziotti e delatori; un giornale che mantiene in Cronaca un redattore autore di un libro di denigrazione della Resistenza che è stato definito dall’Anpi di Savona “esponente del revisionismo neofascista”; un giornale che si scaglia quotidianamente contro proteste e lotte sociali e non trova migliori definizioni che il solito, allarmante appellativo di “anarchici” per i cittadini che prendono iniziative autonome dalle istituzioni per celebrare il 25 aprile.

2.. Il partito di maggioranza che strumentalizza l’Anpi e i vecchi partigiani utilizzando un senso di appartenenza genuino che viene dal passato, da una sinistra che non c’è più, che si è fatta sistema di potere corrotto, che pretende di mantenere il controllo su un’ Anpi ridotta a strumento di voti e consenso (tutte le strutture dirigenti, che cantano in coro “i pericoli di strumentalizzazione” sono in mano al Pd).

  1. L’Anpi dei vecchi, che organizza celebrazioni ibride, istituzionali, che in nome di un patriottismo retorico e di facciata, accetta tutti e tutto: messe, carabinieri, alzabandiera, leghisti e neofascisti travisati. Col risultato di incoraggiare la disaffezione popolare, il distacco dalla gente, lo svuotamento dei contenuti.Il modo migliore per imbalsamare memoria e corrompere il significato della Resistenza e i suoi valori.
  2. Amministrazioni di cosiddetto centrosinistra, come quella di Milano, che, “per evitare polemiche”, autorizza un rito commemorativo dei caduti di Salò con tanto di saluti fascisti e bandiera della repubblichina. La Costituzione ridotta a opinione.
  3. Intellettuali, storici e studiosi che hanno ceduto la loro autonomia di giudizio per acquisire punti nei salotti del partito di maggioranza e della borghesia industriale, quella che col fascismo andava a nozze, e assicurarsi cosi carriera, fama letteraria e marchette in tv.

Ecco chi vuole cambiare la Resistenza.

Dall’altra parte, negli ultimi anni si è dato inizio a un rinnovamento dell’Anpi. Si sono fatte avanti nuove generazioni, nuovi protagonisti (molti figli e nipoti di partigiani) che rivendicano un’identità di lotta politica autonoma dai partiti, come dovrebbe essere da statuto interno, e la consapevolezza di vivere in un Paese a democrazia sempre più limitata (inutile fare l’elenco dei sintomi o degli inquisiti, li conosciamo tutti…) con istanze di protesta sociale che abbracciano ormai un ampio spettro di tematiche: l’etica, l’ambiente, la casa, i bisogni materiali, i diritti sul lavoro (v. le durissime vertenze della logistica, ecc.). Giovani che dicono che la Resistenza non è stata e non è di tutti, che la democrazia è a rischio e si deve difendere costantemente, che l’antifascismo è pratica quotidiana, sul territorio, sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università.  E’ a questi giovani che si vuole negare la parola e l’agibilità con l’arroganza e con il discredito dei media, anche se essi sventolano le bandiere dell’Anpi.

Negli ultimi tempi ci sono state mobilitazioni spontanee di cittadini di varie tendenze politiche, iscritti all’Anpi e non. Fascisti sono stati cacciati dall’Università e da Almese in Val Susa con la sindaca in testa. In questi giorni abbiamo visto iniziative autonome per il 25 Aprile a Torino nel quartiere San Salvario dove Casa Pound, sotto le mentite spoglie di un comitato di quartiere, organizza ronde razziste; ancora nella mai domata Val Susa, da Chiusa S. Michele con un corteo eterogeneo che è arrivato fino a Vaie sostando presso le lapidi commemorative dei caduti; a Givoletto, dove per iniziativa di una lista civica d’opposizione alla giunta di centrodestra si è commemorato con efficace e commovente semplicità l’eccidio di nove partigiani (tra cui una staffetta di undici anni) da parte delle brigate nere.

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Il cippo a Givoletto

A Torino, ieri 25 aprile le “istituzioni” hanno ignorato le richieste di una piazza che voleva dare voce alle mamme (non anarchici nè “antagonisti”) di giovani sottoposti a misure cautelari per attività contro la Torino.Lione e contro i fascisti universitari. Una piazza che ha ascoltato con rispetto e applaudito  i due vecchi partigiani Bruno Segre e Plinio Pinna Pintor ma  ha fischiato il Pd Boeti dimostrando di saper distinguere. Un truce Chiamparino e un indispettito Fassino hanno rinunciato a parlare e se ne sono andati con  portaborse e bagagli ma lasciando, come al solito, a rappresentarli degnamente solo la polizia e la stupidità impostata di due presentatori.

Se questo è il tipo di rapporti che rimane tra i politici e la gente, se la vuota retorica patriottarda la fa da padrona con i partiti, se la “zona grigia” degli indifferenti è più ampia che mai, l’Italia non è in buono stato, e neanche l’Anpi dei vecchi. Sarà il ricambio generazionale a favorire il cambiamento nell’Associazione più ancora che la dialettica politica. Per ora sono le sezioni dell’ Anpi giovane e di lotta a prendersi legittimazione sul terreno. Toccherà a loro insieme ai cittadini consapevoli e ai veri antifascisti raccogliere il testimone per impedire che la memoria  e i valori della Resistenza se ne vadano via col vento.

Torino, 25 Aprile. Lo striscione delle mamme
Torino, 25 Aprile. Lo striscione delle mamme

da www.valsusanotizie.it.

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