8 marzo 2014: in seguito a una discussione con dei naziskin vicini a Forza Nuova, due giovani antifascisti, Marsu e Bullo, vengono accoltellati all’addome. Marsu rischia la vita, per salvarlo sono
necessarie due delicate operazione chirurgiche. Il suo aggressore, di fatto costituitosi, godrà di uno sconto di pena perché la perizia sull’arma ritrovata viene “dimenticata” e messa agli atti
solo in un secondo momento. Bullo avrà una prognosi di 20 giorni per la quale nessuno verrà indagato.
6 maggio 2016: dopo oltre due anni dai fatti, la procura e i carabinieri mettono agli arresti 5 ragazzi e una ragazza di Rimini, antifascisti e amici, con l’accusa di rissa aggravata. Altre 11 persone, compagni e
amici, ritenuti conniventi, vengono denunciati a piede libero.
L’inchiesta è politica e mediatica: dopo due anni di intercettazioni, microspie, perquisizioni, pedinamenti, questo castello inquisitorio non ha prove se non qualche “mi piace” su facebook e
l’ambiente frequentato dai giovani inquisiti, ovvero quello di chi cerca di costruire solidarietà dal basso in città. È così che il cercare di fare politica in modo autonomo o frequentare la curva del Rimini diventano di per sé fattori di pericolosità sociale. Tanto basta al PM che firma l’inchiesta: Paola Bonetti, parente stretta di Cesare Bonetti, fondatore nei primi anni 2000 di Forza Nuova Rimini e arrestato nel 2007 insieme all’attuale segretario di FN Romagna Ottaviani per aver cercato di incendiare uno spazio occupato, il Paz.
Se siamo arrivati alla situazione in cui gli accoltellatori sono liberi e gli accoltellati agli arresti, qualcosa di strano, per così dire, dovrà pur esserci. Proviamo a capire cosa analizzando alcuni episodi accaduti negli ultimi tempi.
Il 10 maggio 2014, in seguito all’ammaccatura dell’auto di Ottaviani (responsabile di Forza Nuova Rimini e coordinatore regionale) il centurione romano Roberto Fiore sale su uno sgabello presso l’Arco d’Augusto in aiuto dell’ammaccata sezione romagnola di Forza Nuova col suo solito codazzo di guardie del corpo nazi. C’è un presidio antifascista in Piazza Tre Martiri, il centro è militarizzato e dietro ogni colonna c’è almeno una telecamera di un poliziotto in borghese. A un certo punto un gruppetto di 5 nazi venuti da fuori Rimini si stacca dall’Arco, percorre il Corso e si affaccia in Piazza Tre Martiri con in
mano tirapugni e cinture. Stranamente “i tutori dell’ordine” non se ne accorgono e lasciano fare. Il gruppo è messo in fuga da alcuni antifascisti che generosamente difendono l’incolumità della piazza dalla provocazione dei fascisti. I nazi corrono fin dietro al cordone dei celerini che amorevolmente si apre lasciandoli passare e poi si rimette a sbarrare il passo agli inseguitori. Per questo episodio vengono
denunciati gli antifascisti, verrà citato inoltre nell’inchiesta per rafforzare il teorema della pericolosità degli antifascisti.
Un episodio casuale e isolato? Non proprio a quanto sembra. Perchè un anno dopo, il 16 maggio 2015, accade un altro fatto che la dice lunga. Ancora un presidio di Forza Nuova (anche questa volta quasi tutti i fascisti arrivano dall’Emilia e dal Veneto) all’Arco d’Augusto e ancora una presenza antifascista in Piazza Tre Martiri (la piazza dove 3 giovani partigiani furono impiccati dai nazifascisti). Verso la fine
della giornata però accade un fatto inedito. La celere con i fascisti dietro avanza sulla piazza, spingendo via in malo modo gli antifascisti che cercavano di impedirne il passaggio, e qualche funzionario della
digos minaccia il partigiano Valter Valicelli (sebbene l’Anpi avesse un regolare banchetto) dicendo testualmente “se non te ne vai denunciamo pure te”.
Questa escalation repressiva che arriva fino a oggi passa anche attraverso la visita di Salvini a Rimini. Il 9 aprile scorso, mentre è in corso una contestazione al politicante fascio-leghista in Piazza Tre Martiri, ad alcuni compagni viene impedito l’ingresso in piazza e vengono caricati a freddo: Gianlu e Maggio vengono aggrediti, buttati a terra e arrestati per resistenza.
Questa è una storia che non parla solo di antifascismo o fascismo né ne parla come vetuste formule della politica novecentesca. Questa storia parla dell’oggi, della crisi economica come strumento offensivo del
capitale contro le classi subalterne mondiali, della troika (che quest’anno, attraverso il parlamento UE ha stanziato 600mila per sostenere gruppi come Forza Nuova, Alba Dorata ecc) a cui fanno comodo i
neonazisti per spostare a destra il dibattito politico e blindare così (anche militarmente) le proprie politiche d’austerità, parla dei governi delle larghe intese che impongono le misure turboliberiste senza nessuna mediazione, dei confini della fortezza Europa che non sono solo a Ventimiglia, al Brennero, Lampedusa, Idomeni, Calais e nei luoghi di contenzione per migranti e proletari ma si manifestano nella nostra vita di tutti i giorni attraverso la chiusura degli spazi di agibilità politica e misure repressive da stato d’emergenza continuato. E’ per questo che viene colpito con castelli giudiziari kafkiani chi si
rifiuta di accettare passivamente lo stato di cose presente, quegli insubordinati che costruiscono solidarietà dal basso, negli spazi sociali, nelle palestre popolari, nelle curve degli stadi. È’ per questo che vogliamo Marsu, Bullo, Zago, Surge, Vesco e Tania liberi subito!
Mentre il PD governa, i padroni fanno affari, i fascisti accoltellano o fanno la carità, i leghisti le passerelle, i pm gli inquisitori… È evidente che la giustizia non passa dai tribunali e per costruirla, oggi
come ieri, occorre divenire rivoluzionari.
LIBERI TUTTI, LIBERI SUBITO!
Corteo domenica 22 maggio h16 – Arco d’Augusto, Rimini
Rimini Antifascista
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