La manifestazione che si è svolta la notte scorsa a Fermo dopo l’uccisione di Emmanuel Chidi Namdi, inizialmente indetta con tratti da festa-spettacolo da un cartello politico, amministrativo e sindacale, ha dovuto fare i conti con la determinazione e il protagonismo dei migranti, la cui partecipazione attiva ha impresso al corteo una forte anima antirazzista e antifascista.
La piazza di Fermo si è dunque riempita di rabbia e di idee chiare rispetto alle responsabilità di una politica che nel corso degli anni ha costruito un tessuto culturale e sociale basato sulla caccia ai migranti e, più in generale, ai diversi: chi ha ucciso Emmanuel era sì un ultrà, ma un ultrà fascista e razzista.
Con queste motivazioni i promotori dell’appello “Verità e Giustizia per Emmanuel” hanno caratterizzato e cambiato l’anima della piazza di ieri, rimandando al mittente ogni tentativo di normalizzazione e banalizzazione. Fra i sottoscrittori dell’appello: l’Associazione degli immigrati senegalesi residenti in Abruzzo e Marche; la Federazione USB Fermo; la Coalizione Internazionale dei Sans-Papiers, Migranti, Rifugiati e Richiedenti Asilo (CISPM); la Federazione USB Ascoli; Africa-Italia Integrazione&Solidarietà; l’Unione Sindacale di Base Nazionale; il Movimento Migranti e Rifugiati; l’Associazione dei lavoratori e Studenti Maliani Torino.
Nel corso della manifestazione sono state ricordate anche tutte le altre vittime del clima di intolleranza, come Sekine Traore, cittadino maliano ucciso nella tendopoli a San Ferdinando in Calabria.
Per l’USB e la CISPM, la manifestazione di ieri a Fermo è solo l’inizio di un cammino che sarà di lotta contro ogni forma di razzismo e fascismo.
Le immagini sono di Partizia Cortellessa.
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