È ufficiale: per il fisco italiano i paradisi fiscali non esistono più, si può commerciare liberamente con qualsiasi società offshore e perfino scaricarsi le spese e i pagamenti effettuati dalla dichiarazione dei redditi senza giustificazioni.
Sono questi gli esiti concreti della politica economica portata avanti da quel governo Renzi che, adottato il “Modello Marchionne” nell’ambito delle relazioni di lavoro, spregiando la programmazione della politica industriale ( la dizione politica industriale non compare nel nuovo articolo 117 della Costituzione modificata), mancata la presa d’atto del fallimento del job act e dell’intensificazione dello sfruttamento e della precarietà da esso provocato, costretti i pensionandi ad indebitarsi fin oltre gli ottant’anni di età, apre le porte definitivamente all’evasione fiscale.
Questa novità, della cancellazione della black list dei paesi di evasione (provvedimento voluto dagli sceicchi dell’Oman) proveniente dalla legge di stabilità 2016 si inquadra in questa situazione di fatto:
Partiamo dal rapporto 2016 dell’istituto di ricerca di Eurispes. In base alle stime del report, l’Italia avrebbe un PIL sommerso pari a 540 miliardi. Una cifra enorme se si tiene conto che il PIL ufficiale ammonta invece a 1.500 miliardi di euro. Da sottolineare che ai 540 miliardi ne vanno aggiunti ulteriori 200 che non sono stati inclusi in quanto derivanti dall’economia criminale. 740 miliardi in tutto dunque nell’ambito dei quali, considerando un livello di tassazione del 50%, l’evasione fiscale (da sola) vale 270 miliardi. Fare due conti a questo punto è abbastanza semplice. Secondo i calcoli di Eurispes l’evasione fiscale in Italia varrebbe il 18% del PIL. Se si tiene conto del sommerso in generale si sale invece al 35%. Un dato molto più elevato rispetto a quello pubblicato dall’Istat, secondo la quale, l’economia sommersa in Italia, vale a dire l'insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al PIL ufficialmente osservato, ma che non sono né registrate né tassate equivarrebbe a circa il 17-18 per cento del PIL.
Secondo il Rapporto sull’evasione fiscale 2014 pubblicato ministero dell’Economia basato su dati Istat, l’entità del sommerso nazionale nel 2008 oscillava tra i 255 e i 275 miliardi di euro, cifre che in percentuali rappresentano il 16,3% e il 17,5% del PIL.
Peggiori i dati di Bankitalia secondo cui nel quadriennio 2005-2008 il sommerso ammontava al 16,5%, una percentuale cui occorre sommare un 10,9% derivante dall’economia illegale (totale 27,4%). Parlando del solo 2008 invece, i tecnici della banca d’Italia registravano un’economia non osservata pari al 31,1% (18,5% relativo di economia sommersa e 12,6% legato alle attività criminali).
I dati della Corte dei Conti (periodo di riferimento 2010-2013) parlano più nel dettaglio di 34-38 di pagamenti occultati ogni 100 euro fatturati o dichiarati.
Gli ultimi dati pubblicati appartengono a Confindustria che stima un’evasione fiscale e contributiva a 122,2 miliardi di euro nel 2015, pari al 7,5% del PIL. Al fisco vengono sottratti quasi 40 miliardi di IVA, 23,4 di IRPEF, 5,2 di IRES, 3,0 di IRAP, 16,3 di altre imposte indirette, cui si aggiungo 34,4 di contributi previdenziali. Cifre che non corrispondono ai calcoli del nostro Governo che nel DEF parla di 91,4 miliardi di media nel periodo 2007-2013.
Nel 2013, secondo gli ultimi “dati ufficiali” pubblicati, su un Prodotto Interno Lordo di 1.600 miliardi, l’evasione ammontava a 180 miliardi (10%). Oggi, secondo Eurispes, la cifra sarebbe salita di ulteriori 90 miliardi su un PIL che invece è sceso a 1.500 miliardi e dunque saremmo saliti al 18%.
Una situazione che si somma alla crisi bancaria dovuta in gran parte alla costruzione di un debito enorme dovuto all’elargizione di mutui non risolti in situazioni dichiaratamente non solvibili ma rivolti agli “amici degli amici” di varia natura, com’è accaduto in maniera particolarmente evidente con MPS (il cui salvataggio è stato demandato a quella JP Morgan, i cui vertici sono i principali ispiratori della deformazione costituzionale in senso autoritario che sarà sottoposta a referendum il prossimo 4 dicembre) e CARIGE : un esempio, da questo punto di vista, riguardante la situazione locale savonese è quella dei 91 milioni di fidi senza garanzie elargiti agli Orsero ,mentre si negano i 5000 euro al piccolo artigiano che intende rinnovare il proprio laboratorio.
Sono queste le cose concrete , dall’evasione fiscale alle malversazioni bancarie, che disegnano il quadro dell’economia italiana.
In barba ai contenuti dei contenuti del titolo III della Costituzione.
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