La loro protesta i pescatori della marineria di Oristano l’avevano annunciata nei giorni scorsi, e questa mattina l’iniziativa è stata messa in atto. Più di 250 pescatori, a bordo di un centinaio di pescherecci ed imbarcazioni di altro tipo hanno invaso l’area interdetta bloccando così, anche se per pochi minuti, le esercitazioni in corso all’interno del poligono militare di Capo Frasca, sulla costa occidentale sarda, nel golfo di Oristano.
I responsabili della base, vista la protesta, hanno dovuto ritardare le esercitazioni di tiro ‘in bianco’ – cioè senza l’uso di proiettili veri – dagli aerei, fissate per oggi dopo la pausa estiva. A bloccare le imbarcazioni dei pescatori, che sono stati tutti identificati, ci hanno pensato le motovedette della Polizia, della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto, naturalmente presenti in gran forza. Ma comunque ormai il risultato, seppur simbolico, era stato conseguito. Altre centinaia di pescatori hanno dato vita ad un corteo che è partito dalla località di Marceddì per arrivare fino ai cancelli della base militare; i manifestanti erano accompagnati dai sindaci di Terralba, San Nicolò D'Arcidano, Arborea e Marrubiu.
La protesta, avvertono i pescatori, sostenuti dai partiti indipendentisti, da alcune forze di sinistra e da alcune realtà di categoria, andrà avanti di nuovo domani e fino a quando il Ministero della Difesa non accetterà di aprire un tavolo di trattativa con le associazioni dei lavoratori del mare. I pescatori affermano di non mirare a ottenere risarcimenti più consistenti, ma di pretendere la chiusura del poligono militare di Capo Frasca, lo stop alle esercitazioni di tiro e la restituzione alla comunità dell’ampio braccio di mare sequestrato dalla Difesa.
Una parte dei pescatori che pure hanno aderito alla protesta si accontenterebbe di portare a casa dei risultati anche più dimensionati: “Chiediamo che vengano riperimetrate con la drastica riduzione delle aree permanentemente e temporaneamente interdette – afferma Gabriele Chessa di Legacoop – inoltre chiediamo la compressione delle attività di esercitazione in periodi limitati e in orari che non ostacolano la pesca, avviare l’opera di bonifica su alcune aree nelle quali è stata accertata presenza di mine e siluri e l’emanazione di ordinanze di sgombero permanente solo quando c’è esercitazione”. Inoltre i pescatori della marineria di Marceddì, che è l’unica alla quale finora non è stato riconosciuto il diritto agli indennizzi per i mancati introiti causati dalle attività militari, chiedono la fine della discriminazione.
Domani, oltre alla ripetizione del ‘blocco’, è anche previsto che una delegazione di pescatori venga ricevuta e sentita dalla “Commissione Parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito” che in questi giorni è in missione in territorio sardo.
Luca Fiore
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