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Napoli. Le aggressioni non fermeranno il conflitto politico e sociale nella città

La vigliacca aggressione fatta al nostro compagno Michele Franco il giorno di Natale è un fatto indegno che fa il gioco di chi vuole imbarbarire i rapporti politici nella città e di chi intende creare artificiosamente divisioni nel movimento di classe.

La prima cosa che ci viene a mente è la domanda classica che si impone in circostanze similari: a chi giova tutto ciò?

Michele è un attivista politico e sindacale conosciuto a Napoli e nell’area metropolitana. Un compagno da sempre presente nelle dinamiche del conflitto e notoriamente ben disposto a connessioni politiche unitarie con quanti si battono per la difesa e l’affermazione degli interessi dei settori popolari della società.

Ci domandiamo – quindi – quale possa essere la logica, l’obiettivo e la linea di condotta di chi ha aggredito Michele.

Sicuramente non è un bene né è utile per l’articolazione, la generalizzazione e la sedimentazione organizzata dei movimenti di lotta inserire nel dibattito politico napoletano un clima di sospetto, elementi di palese confusione e di disorientamento storico e culturale, ma – soprattutto – una logica da “lumpen” che nell’humus sociale di una metropoli come Napoli fa lievitare il diffondersi di una pericolosa sottocultura che è l’opposto dei fattori di protagonismo, di partecipazione e di spinta ideale e materiale per il cambiamento che restano il fondamento indispensabile per una politica di classe!

Non ci convince chi provocatoriamente riesuma “tribunali rivoluzionari” pensando di poter emettere assurde scomuniche e pagelle verso compagni e strutture politiche, sociali e sindacali le quali – quotidianamente – alimentano lotte, conflitto ed organizzazione di massa e, spesso, ne pagano un prezzo quando sono colpite dalla repressione.

Sappiamo molto bene di chi fa il gioco il farci perdere tempo in uno scimmiottamento – sotto forma di farsa – di una vicenda storica chiusa da tempo su cui esiste un vasto e complesso bilancio politico critico ed autocritico. Giova all’avversario di classe che trae dalle rotture politiche la propria forza per proseguire nelle politiche di rapina verso le classi subalterne e di sfruttamento dei lavoratori.

Simili derive, quindi, costituiscono un freno ed un ostacolo alla ripresa del conflitto e sono un fattore di regressione culturale e politica introdotto artatamente nelle file del movimento. Di tali provocazioni ne possono, infatti, gioire solo gli apparati statali preposti alla repressione che sanno benissimo che oggi la situazione di malessere sociale diffuso potrebbe trasformarsi in lotta e organizzazione di massa.

La quantità, la qualità e l’estensione dei messaggi di solidarietà e vicinanza umana, politica e militante che stanno giungendo, in queste ore, a Michele, da ogni parte del paese, ci confermano che il mondo reale – quello vero e non quello vissuto attraverso i propri deliri psicotici – è presente, è attivo, intende andare avanti e non tollererà nessun altro episodio di “guapperia” e di prevaricazione contro qualsiasi compagno.

Per questo la Rete dei Comunisti prenderà già nei prossimi giorni iniziative pubbliche, e tutto ciò che si renderà necessario, per denunciare e rispondere a queste provocazioni chiamando le compagne ed i compagni tutti della città ad un confronto per rintuzzare l’aggressione in atto e per rafforzare i necessari processi unitari di lotta.

28 Dicembre 2016

 

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