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Napoli. L’avvio della “vertenza metropolitana”, sul modello della “confluencia”

Dalla fine di ottobre dello scorso anno nel Movimento napoletano s’è aperta una discussione su una situazione apparentemente paradossale: si tratta del fatto che nella finanza locale, dati i tempi, siamo abituati ad Enti in disavanzo con draconiani piani di rientro dal debito, in dissesto finanziario o in pre-dissesto come nel caso del Comune di Napoli e, invece, alla Città Metropolitana di Napoli1 (l’ex-Provincia) non c’è debito, non ci sono i pericoli degli strumenti finanziari derivati (gli swap) e, soprattutto c’è un avanzo libero (non vincolato) superiore ai 550 milioni di euro che, tuttavia, è bloccato dalle “regole” sul pareggio di bilancio2.

Superato l’iniziale stupore, s’è subito passati alla richiesta di utilizzo di una rilevante quota-parte dell’avanzo per le numerose esigenze sociali dell’area napoletana violando le “regole” con richieste che vanno dalla sperimentazione di una forma di reddito minimo metropolitano, ad investimenti nel campo del trasporto pubblico locale o nell’edilizia popolare.

Pertanto, per mettere a punto le iniziative, s’è avuta una prima Assemblea metropolitana lo scorso 13 gennaio e alcuni giorni fa è stato fatto un presidio davanti alla sede del Consiglio Metropolitano con relativa richiesta d’incontro a Sindaco e consiglieri delegati.

L’incontro, svoltosi lo scorso 27 gennaio, è stato interlocutorio e ce ne sarà un altro, in corso di definizione, agli inizi di febbraio.

Qui forniamo qualche prima chiave di lettura sull’impostazione portata avanti.

Non è un mistero che il Movimento napoletano s’ispiri all’esperienza delle “Città Ribelli” ad iniziare da quella di Barcellona e l’obiettivo ambizioso è proprio quello di affiancare ad alcuni comportamenti ribelli del Comune di Napoli (si pensi all’assunzione di oltre 300 maestre in violazione del Patto di stabilità fatta nella precedente consiliatura de Magistris) anche quelli di una costruenda Città Metropolitana Ribelle.

La strada per raggiungere un simile obiettivo è lunga e difficile e alcuni recenti segnali dell’Amministrazione Metropolitana vanno in direzione esattamente opposta in quanto configurano una gestione consociativa dell’Ente e uno spostamento verso il centro dell’asse politico.3

Ciò, naturalmente, deve essere uno stimolo a rafforzare e radicare la mobilitazione pretendendo anche la coerenza con impegni presi dall’attuale vertice politico-istituzionale metropolitano che su alcuni punti delle nostre attuali richieste ne ha fatto anche argomento di campagna elettorale come nel caso del reddito minimo o dell’Azienda Unica Metropolitana a gestione pubblica per il trasposto su gomma.

L’arco di forze sociali e politiche che, al momento, sostiene la mobilitazione per lo sblocco dell’avanzo libero va da alcuni Centri Sociali a forze del sindacalismo conflittuale, a liste di disoccupati ad occupanti case, fino a quadri e militanti della Sinistra d’alternativa;

l’intenzione non è quella di dare vita ad una sorta di versione di “sinistra” di “coalizioni sociali” perché obiettivi di questo tipo richiamano pratiche che spesso nascono dall’alto e ricordano la sommatoria di sigle e siglette di cui nessuno dei partecipanti alla vertenza ne sente l’esigenza.

Il tentativo in atto è nato in loco ed è simile all’esperienza della “confluencia” spagnola, ossia si tratta di coprire in maniera nuova uno spazio sociale e politico ampio che alcuni chiamano di “nuova confederalità” o di “confederalità sociale” che vede su un piano assolutamente paritario tutte le componenti partecipanti senza controproducenti tentativi di egemonismi da parte di nessuno quantunque all’interno di una vertenza generale occorra individuare sempre una o più rivendicazioni che facciano da “traino” alle altre.

Il carattere “vertenziale” è dato dal fatto che stiamo elaborando una “piattaforma” metropolitana – si veda l’allegato al presente articolo – che per viarie realtà, collettivi, ecc. rappresenta una novità anche sotto il profilo culturale perché si è abituati a ragionare e mobilitarsi in maniera monotematica mentre la mobilitazione avviata è, invece, di tipo intersettoriale e abbraccia settori del mondo del lavoro e del non lavoro e individua il territorio come momento aggregante anche per le vertenze di posto di lavoro coscienti del fatto che esse possono trovare più forza se riescono a collegarsi con la mobilitazione esterna.

La parola d’ordine centrale è quella di “Non è vero che non ci sono i soldi” e per noi rappresenta un modo concreto per aggredire le politiche liberiste, per far conoscere a livello di massa le volute assurdità recessive del pareggio di bilancio che, come sappiamo, è stato addirittura costituzionalizzato con la modifica dell’art. 81.

Quindi, l’esperienza in corso è anche una strada per continuare dal basso la mobilitazione referendaria sui temi della battaglia costituzionale del dopo 4 dicembre.

E’, inoltre, un modo comprensibile e diretto, da un lato, per dimostrare che non è vero il fatto che i tagli di spesa sono in relazione alle esigenze di riduzione del debito perché anche le Amministrazioni Pubbliche senza indebitamento, come nel caso qui esaminato, sono soggette ai tagli e ad un forte controllo centralistico sulle proprie risorse finanziarie a partire dall’avanzo libero, dall’altro, per noi, è anche un’accumulazione di forze per riaprire il confronto/scontro con la Regione Campania sia perché da un anno è ferma presso la competente commissione consiliare una proposta di legge regionale d’iniziativa popolare sull’istituzione del Reddito Minimo Garantito che ha raccolto quasi quattordicimila firme, sia perché la Giunta De Luca ha fatto uno dei provvedimenti di riordino delle funzioni delle ex-Province con il massimo dell’impostazione centralizzatrice che diventa particolarmente insostenibile dopo la vittoria referendaria.

In questi giorni continueremo la discussione per allargare la mobilitazione e prepararci al prossimo incontro con l’Amministrazione metropolitana.

R. MARRA del Comitato Regionale Campano per il Reddito Minimo Garantito

 

1 Le Città Metropolitane, previste in Costituzione, hanno preso concreto avvio agli inizi del 2015 in seguito alla “legge Delrio”, si tratta di Enti nati dalla demagogia sul taglio dei costi della politica il cui vero obiettivo è stato soltanto quello di diminuire i trasferimenti centrali per i servizi forniti dalle ex-Province e di far nascere degli organi che non sono più eletti direttamente dai cittadini ma da Consiglieri Comunali e Sindaci (elezioni di secondo livello).

2 Dalla tabella sull’avanzo d’amministrazione presunto al 31/12/2016, allegata al bilancio di previsione 2017, emerge che la parte “disponibile” (libera) dell’avanzo di bilancio ammonta ad € 563.657.419,98.- Il saldo del pareggio di bilancio per gli Enti Locali ha sostituito il Patto di stabilità Interno, col nuovo saldo sono state apportate alcune semplificazioni contabili ma la sostanza non cambia e, in particolare, l’avanzo continua a non poter far parte delle entrate dell’Ente ed è possibile utilizzarne una parte minima in seguito ad esplicita autorizzazione governativa all’interno di ristretti “spazi finanziari” predeterminati centralmente nella legge di bilancio statale.

3 Si veda la distribuzione delle deleghe da parte del Sindaco Metropolitano che hanno visto un indubbio rafforzamento della componente centrista dell’area de Magistris o il recente “documento politico-programmatico” sottoscritto in occasione della recente approvazione del bilancio di previsione 2017 che vede, tra l’altro, anche passaggi dal sapore chiaramente spartitorio come quello relativo all’ “assicurare la rappresentanza di tutti i gruppi consiliari firmatari del presente documento nell’individuazione dei profili professionali da indicare negli Enti di competenza diretta e indiretta della Città Metropolitana”.

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VERTENZA METROPOLITANA: I PRIMI 10 PUNTI DELLA PIATTAFORMA PER SBLOCCARE L’AVANZO LIBERO

Dopo l’assemblea del 13 pomeriggio all’ ex-Asilo Filangieri abbiamo iniziato a mettere a punto la piattaforma metropolitana avente un carattere pluritematico.

Qui di seguito i primi 10 punti soggetti ad ulteriori e progressive verifiche ed integrazioni a mano a mano che si articola la vertenza.

  1. Per quanto riguarda la sperimentazione triennale del R.M.G. metropolitano, sotto il profilo della normativa TUEL il R.M.G. si configurerebbe come una “spesa corrente a carattere non permanente” in quanto di tipo sperimentale e limitata nel tempo e, quindi, rientrante in una delle finalità per cui è possibile spendere l’avanzo libero1, dovrebbe avvenire attraverso trasferimenti correnti ai Comuni facenti parte della Città Metropolitana che dovrebbero provvedere all’erogazione secondo “convenzioni-quadro” con l’Ente metropolitano.

L’erogazione, seppur sperimentale, del R.M.G. nella nostra realtà è anche uno dei pochi antidoti efficaci nella lotta alla camorra che, non a caso, pesca sempre più nelle fasce giovanili dove più elevate sono disoccupazione e precarietà.


 

  1. Per le aziende di trasporto pubblico locale occorrerebbe, innanzitutto, eliminare le attuali contraddizioni esistenti sull’ANM nel piano di riequilibrio finanziario pluriennale e il piano di razionalizzazione delle Società Partecipate del Comune di Napoli dove, in entrambi i casi, si prevede la vendita del 40% del pacchetto azionario mentre a livello di Città Metropolitana si persegue la strada dell’Azienda unica.

Quale rapporto c’è tra queste due posizioni?

La prima (vendita del 40% del pacchetto azionario) è sicuramente da avversare e bisogna evitare che si creino le condizioni economico-finanziarie per trovarci di fronte al solito ritornello secondo cui non ci sarebbero alternative alle privatizzazioni (in questo caso parziale ma significativa).

La strada dell’Azienda pubblica e unica è quella nettamente da preferire e, in tal senso, va cambiato anche il piano di riequilibrio e quello di razionalizzazione delle Società Partecipate del Comune di Napoli.

Sotto quest’aspetto, desta preoccupazione la configurazione dei lotti all’interno del bacino unico regionale dove, a differenza che per le altre Province, la Regione ha proceduto a sdoppiare il comune capoluogo dal restante territorio metropolitano minando, così alla base una riorganizzazione su scala sovracomunale del TPL su gomma, il tutto dietro un richiamo meramente formale alle specifiche competenze della Città Metropolitana in materia di mobilità2.

Per evitare equivoci, è bene chiarire che qui non si tratta di appoggiare l’eventuale “Amministrazione amica” contro la Regione retta da De Luca perché una delle motivazioni forti di appoggio alla riorganizzazione di livello metropolitano è che con essa si contribuisce a difendere il legame tra servizio pubblico e territorio pur addivenendo a delle economie di scala.

In altri termini una caratteristica essenziale degli attuali processi di privatizzazione è data dalla deterritorializzazione degli stessi a favore di oligopoli multinazionali.

Pertanto, difesa del carattere pubblico dei servizi e legame col territorio di cui essi fanno parte sono due facce della stessa medaglia e, come tali, inscindibili.

  1. Sempre in materia di trasporti occorre rilanciare una partecipativa pianificazione sovracomunale che eviti scelte calate dall’alto come, ad es., è stata quella della fermata dell’Alta Velocità a Pompei, fortunatamente rientrata anche grazie ad una buona sinergia politico-istituzionale creatasi tra il Comune interessato e la Città Metropolitana, tuttavia, nei prossimi mesi un’altra situazione molto simile si creerà con la prevista apertura della nuova stazione TAV ad Afragola per il giugno 2017 dove c’è il concreto rischio di trovarci difronte, pur in una situazione diversa, al modello di sviluppo delle “cattedrali nel deserto” che ben conosciamo nel nostro Mezzogiorno, ossia un tipo di sviluppo che distrugge il preesistente tessuto economico-sociale – invece d’inserirsi in esso- con forti rischi speculativi su una delle poche aree agricole ancora esistenti nell’area Nord di Napoli.


 

  1. Per la trasformazione in Azienda Speciale Consortile di ABC, occorre utilizzare anche il temporaneo blocco imposto al d-lgs sui servizi pubblici locali dalla recente sentenza della Corte Costituzionale;


 

non bisogna dimenticare, tra l’altro, che il riferimento all’attività metropolitana di ABC è contenuto anche nello statuto dell’Azienda3.

Importante per questo obiettivo sarà anche l’esito delle prossime elezioni dei Consigli di distretto previsti dalla legge regionale n. 15/2015 di piatta applicazione dello “Sblocca-Italia”.


 

  1. Per i servizi sociali, sia la sentenza n. 275/2016 della Corte Costituzionale che una recente disposizione contenuta nella legge di bilancio 20174 aprono nuovi e importanti spiragli per un rilancio dell’intervento pubblico nel settore anche attraverso l’utilizzo del modello gestionale del Consorzio-Azienda Speciale.


 

  1. Pensiamo che come strumento per giungere in tempi relativamente brevi alla realizzazione della riorganizzazione a gestione pubblica e su scala metropolitana dei servizi (a partire all’acqua, dai traporti e dalle politiche sociali) si debba ricorrere a delle Conferenze di servizi partecipate con la presenza di tutti i soggetti interessati che istruiscano concretamente il percorso per giungere alla riorganizzazione.


 

  1. Sempre nel campo delle politiche sociali pensiamo sia fondamentale giungere ad un protocollo d’intesa metropolitano per il diritto all’abitare aperto anche alla partecipazione delle forze di Movimento e del sindacalismo conflittuale come parte di una più generale riappropriazione da parte dell’Ente in questione delle politiche sociali con l’istituzione di un Servizio metropolitano per le politiche abitative quale struttura amministrativa di coordinamento per le politiche della casa.


 

  1. Per l’inserimento della clausola sociale di tipo territoriale diventano necessarie due deliberazioni del Sindaco Metropolitano di cui una per inserire la clausola sociale nei bandi dei lavori pubblici e nei disciplinari della Città Metropolitana e un'altra per modificare lo schema di convenzione-quadro approvato nello scorso agosto5 e, d’intesa con i Comuni interessati, modificare le Convenzioni già stipulate6 dove la Città Metropolitana agisce come Stazione Unica Appaltante (S.U.A.)

Sul versante più prettamente occupazionale va rafforzata la battaglia contro i voucher, soprattutto quando utilizzati da Enti Pubblici, mentre il crescente boom turistico, specialmente di alcune zone di Napoli e, in genere, dei vari siti UNESCO anche dell’hinterland partenopeo va inserito in un’opera di programmazione dei flussi turistici che veda un ruolo più attivo della Città Metropolitana che non si limiti soltanto alla firma di protocolli con qualche Comune ma preveda un investimento di quota-parte dell’avanzo libero in progetti occupazionali nel settore dei monumenti.


 

  1. Per lo sviluppo economico, riteniamo che, in tempi brevi, occorra allineare la Città Metropolitana di Napoli a quanto svolto da altre Città Metropolitane dove ci sono esperienze di Tavolo Metropolitano per la salvaguardia del patrimonio produttivo7 con particolare riferimento alle varie crisi di ciò che resta dell’apparato industriale.


 

  1. Per la questione rifiuti8 anche in questo caso occorre osservare che l’unico ATO che è stato frazionato è quello della Città Metropolitana, in questo modo diventa più difficile elaborare un piano metropolitano per la gestione dei rifiuti, oltre al costo di gestione aumentato per la tripartizione dell’area della Città Metropolitana negli ATO di NA1, NA2 e NA3 secondo quanto previsto dall’art. 23 della Legge regionale n. 14/2016.

Il recente aggiornamento del piano regionale di smaltimento dei rifiuti poteva essere un’occasione per un’impostazione meno centralistica da parte della Regione e così non è stato, inoltre, in questi giorni è stato parzialmente bocciato dal Governo che non ha intenzione di rinunciare alla termovalorizzazione con un nuovo impianto di almeno 200.000 tonnellate.

Nel caso del ciclo integrato dei rifiuti, la disponibilità di ulteriori risorse provenienti dall’avanzo libero della Città Metropolitana potrebbero essere utilizzate come cofinanziamento dei progetti europei nel territorio dell’ex-provincia di Napoli, per garantire la realizzazione di impianti dedicati al trattamento della frazione umida oggi assolutamente insufficienti.

Ciò darebbe la possibilità di svolgere alla Città Metropolitana un ruolo di coordinamento degli attuali tre ATO assolvendo ad una delle funzioni normativamente previste sulla “strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici”

1 Il riferimento normativo si trova nell’art. 187, co. 2, lett. d) del TUEL

2 Cfr. delibera Giunta Regionale n. 763 del 20/12/2016 concernente l’individuazione dei lotti del TPL su gomma pubblicata sul BURC n. 90 del 27/12/2016.

3 Cfr. art. 5, co, 2: “ABC stipula opportuni accordi per consentire il governo del servizio idrico integrato, anche con riferimento al territorio della Città Metropolitana di Napoli, mediante le forme dell’azienda speciale consortile, in attuazione della Costituzione e nel rispetto delle leggi…”

4 Cfr. art. 1, co. 474, della legge di bilancio 2017 dove è prevista la possibilità di costituire Consorzi tra Enti Locali per la gestione associata dei servizi sociali.

5 Cfr. deliberazione del Sindaco Metropolitano n. 129 del 3/8/2016

6 Sinora, dal sito istituzionale della Città Metropolitana, risultano stipulate convenzioni con sei Comuni: Afragola, Acerra, Casoria, Frattaminore, Forio d‘Ischia, Carinaro.- Infatti, secondo la “legge Del Rio” (art. 1, co. 44, lett. c)): “D’intesa con i Comuni interessati la Città Metropolitana può esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante….”. – Da notare che con delibera ANAC n. 58 del 22 luglio 2015 la Città Metropolitana è stata inserita nell’elenco dei “Soggetti Aggregatori”

7 Cfr. Città Metropolitana di Bologna che partecipa anche ai Tavoli di crisi presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

8 Per ulteriori approfondimenti si rinvia alla specifica scheda di approfondimento.

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1 Commento


  • aniello

    liternum va ricostruita

     

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