Si vede proprio che i governi recenti si sono preoccupati moltissimo di “fare qualcosa per i giovani”….
Non è bastata la drammatica conclusione del giovane precario suicidatosi a Udine dedicata alle responsabilità del ministro Poletti per stoppare misure che renderanno ancora più drammatica la vita a migliaia di precari. L’Inps ha infatti reso noto stamattina che non corrisponderà più l’indennità di disoccupazione per i co.co.co. e co.co.pro., la cosiddetta dis-coll istituita “in via sperimentale” dal governo Renzi insieme al Jobs Act.
L’Inps la scritto che: “La prestazione di disoccupazione Dis-coll – istituita in via sperimentale dall’art. 15 del Decreto legislativo n. 22 del 2015 a favore dei collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, per gli eventi di disoccupazione verificatisi nell’anno 2015 e successivamente prorogata dall’art. 1 comma 310 della Legge n. 208 del 2015 per gli eventi di disoccupazione verificatisi nell’anno 2016, non è stata oggetto di proroga in relazione agli eventi di disoccupazione intervenuti a fare data dal 1° gennaio 2017″.
Pertanto, spiega l’Inps, “non sarà possibile procedere alla presentazione delle domande di indennità Dis-Coll per le cessazioni involontarie dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, verificatesi dal 1°gennaio 2017”.
Non che ci fosse da scialare, per i beneficiari. Veniva infatti corrisposta ai “non rinnovati” per la metà dei mesi di contribuzione maturati nell’anno precedente (esempio: se avevi lavorato 8 mesi, prendevi l’indennità per 4 mesi). La cifra corrispondeva al 75% della retribuzione mensile, se inferiore ai 1.195 euro, e comunque entro il limite dei 1.300. In ogni caso, al contrario di quanto avviene per la mobilità o adesso la Naspi, i beneficiari non avevano diritto alla contribuzione figurativa (un periodo in meno nella carriera contributiva valida per la pensione).
La misura era stata molto enfatizzata per sostenere che “venivano estesi diritti a chi non ne aveva”, in modo da silenziare almeno in parte l’eliminazione di diritti fondamentali per tutti (come l’art. 18 che proteggeva i lavoratori dai licenziamenti senza giusta causa), allargando così la precarietà a tutto il lavoro dipendente. Finita la sperimentazione, il governo non ha prorogato il finanziamento della misura – che riguardava circa 300.000 persone – lasciando completamente senza reddito i precari che non si vedono rinnovare il contratto. Un’altra genialata di Poletti? Non lo sappiamo, ma certamente non è neanche questa una mossa che gli farà guadagnare simpatie tra gli under-40. Né a lui, né a tutto l’establishment criminale di questo paese che sta spingendo le nuove generazioni sulle vie del suicidio, dell’emigrazione o della schiavitù.
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