Le bufale sono il tormentone invernale dell'establishment in qualsiasi paese. Dopo i referendum in Grecia contro il "momorandum" della Troika, in Gran Bretagna per la Brexit, l'inattesa vittoria di un palazzinaro reazionario nel "tempio della democrazia moderna", la straordinaria vittoria nel referendum costituzionale il 4 dicembre (straordinaria perché tutti, ma proprio tutti, i media erano per il "sì", tranne alcuni giornali minori), le classi dirigenti hanno scoperto la potenza dell'informazione online.
Ovviamente questa produzione spesso raffazzonata contiene tutto e il contrario di tutto, dalle informazioni nascoste volontariamente dal sistema mainstream alle bufale vere e proprie. Qualche volta frutto di fantasia malata, spesso invenzioni politicamente orientate (fascisti e peghisti, in Italia, ne sparano di ogni tipo, a cominciare dai "35 euro al giorno agli immigrati"…). E districarsi nella foresta delle cazzate online è una fatica di sisifo, che richiede tempo, competenze, capacità di fact checking.
La cosa divertente – per modo di dire – è che i grandi media blasonati (e a pagamento) pretendono di essere considerati come "diffusori di informazioni verificate", in qualche modo "certificate" come rispondenti a verità. Salvo ammettere 20 anni dopo di aver fatto da cassa di risonanza per le peggiori operazioni dell'imperialismo (le "armi di distruzione di massa" attribuite regolarmente al bombardato di turno, da Saddam a Milosevic a Gheddafi, ecc).
Ma insistono. E allora bisogna "beccarli" in flagrante, per farli riconoscere per quel che sono.
Tra i peggiori media in senso assoluto c'è Repubblica, da sempre. Specie sulle notizie internazionali. Nei giorni scorsi è circolato un rapporto di Amnesty International che, tra le altre cose, accusava Assad di aver fatto impiccare almeno 13.000 prigionieri. Non entriamo nel merito del rapporto (anche se non riusciamo proprio a dimenticare che la guerra in Siria, da sei anni, è alimentata dai governi occidentali e dalle petromonarchie del Golfo, allevando e armando milizie jihadiste poi riconosciute come Isis o Al Qaeda). Non abbiamo sufficienti informazioni, ci limitiamo a dubitare di una cifra così alta in rapporto alla quota di popolazione siriana presente nelle zone controllate dall'esercito di Assad.
Repubblica non sapeva proprio come "provare" anche fotograficamente una simile notizia ed è ricorsa a un metodo semplice quanto truffaldino: ha preso una foto utilizzata tre anni fa da un giornale russo e l'ha titolata come potete vedere qui sotto.
Anticipiamo le possibili obiezioni: come potete garantire che anche il giornale russo non abbia pubblicato una bufala? Magari quei poveri disgraziati sul punto di essere giustiziati con un colpo alla nuca (e comune non "impiccati") sono stati footografati in altri paesi, o in altri tempi…
E infatti non possiamo garantire nulla, se non una circostanza. Quella foto risale a tre anni prima. Dunque, anche se fosse stata una bufala, sarebbe in ogni caso più "antica". Repubblica l'ha insomma soltanto riciclata e rifilata ai propri lettori, al modico prezzo di un euro e mezzo.
In effetti, restano meno antipatiche le bufale a gratis…
Fonte per la fotografia: http://www.lantidiplomatico.it/
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leon
Si tratterebbe in effetti di soldati siriani uccisi dai qaedisti (vedi la bandiera sulla destra, opportunamente censurata da veri cialtroni) dopo la cattura dell'ospedale Al Kindi di Aleppo, assediato per settimane nel 2012. Questo, almeno, secondo alcuni blogger siriani che la ripubblicarono dopo la riconquista del medesimo lo scorso agosto (per la cronaca fu fatto saltare dai terroristi prima di fuggire).