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Bologna. “Sinistra per Israele” al circolo Cabral, una vergogna inaccettabile

Il Centro Culturale Amilcar Cabral di Bologna (1), a partire dal 23 marzo prossimo, organizza insieme con la "Sinistra per Israele" un ciclo di letture di romanzi scritti da autori israeliani. L’iniziativa è particolarmente disonesta,  dietro l’immagine neutra di un ciclo di incontri letterari,  c’è un’operazione politica di aperto segno sionista. La forza promotrice “la sinistra per Israele” è un progetto politico che raccoglie personaggi della borghesia più “sinistra” come Napolitano, Fassino e Colombo. Tra i suoi obiettivi quello di sdoganare, l’immagine dello stato israeliano tra i settori intellettuali, tra i giovani, tra i lavoratori e in quella fascia di persone che genericamente si definisce di sinistra.

Le  guerre e le occupazioni coloniali hanno la necessità di fornire una giustificazione, una narrazione diametralmente opposta alle realtà che producono. Ecco che la scelta di tenere il ciclo di incontri nel Centro Culturale dedicato al rivoluzionario marxista africano, Amilcar Cabral, assume un significato particolare e richiama l’esigenza di una risposta politica netta.

Il primo di questi appuntamenti, il 23 marzo, è con “La Collina” di Assaf Gravon che narra la storia di un insediamento di coloni costruito al di là della linea verde del '67. Susanna Nirenstein nella recensione de “La Collina” apparsa su la Repubblica del 25 maggio 2015 (2),  rappresenta così i coloni di Maalé Chermesh, l’immaginario insediamento costruito dalla fantasia di  Assaf Gavron : “  una quindicina di normali esseri umani… beffano l'esercito e il ministro che vuole sradicarli facendo telefonate ai politici amici, oppure alleandosi paradossalmente con i palestinesi locali e con manifestanti di Shalom Achshav per non far costruire il muro di difesa su quel terreno; ma poi lavorano sodo, vivono semplicemente, amano o divorziano, stanno dietro ai figli a volte devotissimi (ma pronti, come la bella Ghitit, ad avere le prime emozioni amorose con il soldato di guardia), altre, come Yakir, pieni di dubbi sul rapporto violento con gli arabi “.

La realtà violenta delle colonie, nel romanzo sparisce e con essa le ragioni, le vite dei palestinesi che pur nati e vissuti in quella terra, diventano semplicemente “gli arabi”,  presenze che non si piegano allo sviluppo, alla democrazia rappresentata dal modello di società sionista.

Assaf Gavron afferma di aver costruito la sua narrazione dopo essere stato ospite della colonia sionista di Tekoa, nei pressi della cittadina palestinese di Taqù nel distretto di Betlemme distante solo 20 km da Hebron, un’area dove la presenza dei coloni è particolarmente violenta. La colonia sionista di Tekoa sorge sulla terra  che gli accordi internazionali assegnano ai palestinesi ed è illegale per il diritto internazionale.

Recentemente il governo Netanyahu ha deciso di creare 3.000 nuovi alloggi per coloni in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Colonie illegali, come Tekoa o l’immaginario Maalé Chermesh. Una decisione in tragica continuità con il passato a conferma che per l’establishment israeliano la politica si fa con i dati di fatto e utilizza le colonie per cancellare dunum dopo dunum(3) la Palestina dalle mappe. Così, mentre la spoliazione della terra palestinese avviene con l’esercizio brutale della forza, questi autori israeliani assumono il compito di negare e mistificare, non solo il diritto storico dei palestinesi ad un proprio Stato indipendente, ma anche il diritto a lottare per esso.

Quest’iniziativa è tanto più grave perché cade in un contesto che vede l’establishment israeliano, spalleggiato dal Presidente USA Trump, e sostenuto da un elettorato sempre più reazionario,puntare decisamente verso un escalation anti palestinese. Un offensiva che vede la Palestina sempre più inglobata dalle colonie e dal muro della vergogna, una ragione in più per dare forza al BDS, la campagna internazionale di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni contro l’Apartheid israeliano che si muove anche contro iniziative come questa promossa da Sinistra per Israele.

Note.

1- http://www.centrocabral.com/1560/Gruppo_di_lettura_sulla_letteratura_israeliana_contemporanea

2- http://www.repubblica.it/cultura/2015/05/25/news/assaf_gavron_vi_racconto_il_far_west_della_cisgiordania_-115212240/

3- Il dunum unità di misura terriera in vigore nell’ impero Ottomano e giunta fino ai giorni nostri in diversi paesi arabi, Palestina compresa. Derivato dalla stremma bizantina il dunum equivale a 1000 m²

4- Alcuni stralci della biografia di Amilcar Cabral liberamente presi da:

 http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/181-20-gennaio-1973-uccisione-di-amilcar-cabral

Nato a Bafatà nel 1924 da madre originaria della Guinea e da padre di Capo Verde, Amilcar Cabral si trasferisce per alcuni anni a Lisbona per studiare agronomia; qui entra in contatto con diverse organizzazioni favorevoli all'indipendenza del suo paese dal Portogallo e comincia ad avvicinarsi alla filosofia marxista.
Rientra nel proprio paese nel 1952 e quattro anni dopo fonda il PAIGC (Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde) .

L'organizzazione, inizialmente clandestina, riesce ben presto a radicarsi nel territorio sotto l'attenta guida di Amilcar Cabral, il quale intuisce da subito l'importanza di estendere la propria influenza anche ai paesi confinanti e di portare il proprio messaggio politico alla popolazione.
A tal scopo, già dalla fine degli anni '50 allarga l'opposizione all'esercito portoghese alla Guinea-Conakry e all'area senegalese del Casamance; in Ghana, invece, vengono allestiti degli accampamenti in cui formare militarmente i nuovi militanti.

In questi anni Amilcar Cabral approfondisce la riflessione sui metodi rivoluzionari e consolida la propria formazione marxista-leninista; in uno dei suoi scritti afferma: "Se è vero che una rivoluzione può fallire anche se basata su teorie perfette, tuttavia nessuno ha ancora fatto una rivoluzione vincente senza una teoria rivoluzionaria"

A partire dai primi anni '60 inizia una continua e capillare azione di guerriglia che porta il PAIGC a liberare e controllare diverse zone della Guinea-Bissau e di Capo Verde.
Nel 1972, quando l'occupazione portoghese aveva ormai perso qualsiasi forza e legittimità sul territorio, Amilcar Cabral forma un'assemblea popolare in cui cominciare a discutere le modalità di costruzione del nuovo ed indipendente stato di Guinea-Bissau; viene però ucciso prima di vedere definitivamente realizzato il sogno per cui aveva lottato per più di vent'anni.

Con l'assassinio di Amilcar Cabral la guerriglia si intensifica e, a soli pochi mesi dalla scomparsa del leader, la Guinea-Bissau e Capo Verde ottengono l'indipendenza (10 Settembre 1973); ma, già nel 1970, durante un seminario tenutosi in Kazakistan, con queste parole Amilcar Cabral si diceva certo della vittoria del suo paese nella lotta anti-imperialista: "Com'è che noi, un popolo privato di tutto, vivendo una crisi profonda, siamo riusciti ad arrischiarci in questa battaglia e a raggiungere il successo? La nostra risposta è: perché Lenin è esistito, perché ha fatto il suo dovere di uomo, di rivoluzionario e di patriota. Lenin è stato e continua ad essere il più grande esempio di liberazione nazionale dei popoli".

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