Che queste elezioni interessassero a pochi lo si era capito da parecchio tempo. La campagna elettorale per le comunali è durata un mese in cui gli sparuti interventi dei candidati si sono svolti quasi esclusivamente a porte chiuse e, nelle rare occasioni pubbliche l’uditorio era composto quasi esclusivamente dai candidati delle varie liste e pochi curiosi.
Il dato dell’affluenza è però clamoroso: a Genova si è espresso il 48% dei cittadini e non si è neppure superata la linea simbolica della metà degli aventi diritto.
Qualsiasi discussione sensata non può quindi che partire da questo dato clamoroso. E’ vero che esiste un trend negativo da oramai parecchi anni ma è assolutamente d’obbligo considerare che, solo pochi mesi fa, nel referendum sulla Costituzione aveva votato il 69% degli aventi diritto con il no che ha sfiorato il 70%. Questo significa che i cittadini genovesi più che disinteressati a votare, sono stati disinteressati a votare per le liste e i candidati in queste comunali. Evidentemente esistono cose che spingono i cittadini a esprimersi e cose che lasciano indifferenti più di metà dell’elettorato.
In questo deserto politico il centrodestra tiene i propri voti e, al primo turno, raccoglie il 39% dei consensi di cui la metà vanno ai candidati della Lega Nord. Si tratta di numeri non rassicuranti ma, in assoluto, la propaganda di destra ha raccolto circa il 19% del consenso reale nonostante una campagna elettorale molto dispendiosa.
Il centrosinistra leggermente camuffato in alcune liste civiche arriva al 33%. Il candidato Crivello paga il disastro della Giunta Doria (di cui era assessore). Il soccorso di alcune liste di sinistra di alternativa a sostegno del PD ha portato pochissimi voti.
Per il resto il movimento 5 stelle ha ottenuto il 18% che rappresenta un incremento rispetto alle comunali precedenti ma rimane un risultato negativo per un movimento che, fino a un anno fa, veniva considerato come probabile vincente della partita.
In questo risultato non positivo conta il delirio del movimento che ha perso pezzi negli ultimi due mesi. Una parte ha formato la lista civica Chiamami Genova (con all’interno una parte di sinistra) che ha ottenuto il 5% e un’altra ha formato la lista Cassimatis (la candidata sindaca esclusa dai vertici del movimento) che ha raccolto comunque pochissimi voti.
Tutto è ovviamente in bilico al secondo turno anche se una rimonta del PD non è probabile. Già ora la destra ha conquistato parecchi municipi che non governava e difficilmente vi potrà essere un travaso di voti in queste due settimane.
La cosa più probabile è la vittoria della destra con un sindaco di minoranza. Bucci governerà con un consenso reale molto basso e difficilmente potrà incidere in profondità in una città dove i nodi aperti sono tantissimi. Molti voti sono stati ottenuti parlando di sicurezza e lotta alla criminalità (che per la destra significa sostanzialmente l’immigrazione) mentre non si capisce come potranno intervenire sui veri nodi (il debito delle casse comunali, le privatizzazioni delle municipalizzate, le grandi opere come gronda e tav).
Se vi sarà la rimonta di Crivello e del PD (improbabile ma teoricamente possibile visto il bassissimo numero di votanti) i nodi saranno gli stessi e per i lavoratori non vi sarà nulla da gioire.
Ancora una volta la sinistra reale di questa città è stata sconfitta. La lista Chiamami Genova è stata invischiata fin dall’inizio in una pluralità di interessi dove l’intervento di alcuni settori contigui al precedente centrosinistra ha avuto buon gioco nel rendere impossibile qualsiasi velleità alternativa.
La lista non potrà neppure avere futuro, non tanto per i risultati non soddisfacenti, ma per la confusione politica che vi era all’interno, che emergerà con nettezza da subito con una probabile divisione interna tra chi voterà per il PD al secondo turno e chi si tirerà fuori.
Eppure è evidente che la presenza di una alternativa di classe reale e non simbolica è una esigenza non rimandabile. A cui occorrerà dare risposte da subito. Magari partendo dai nodi che usciranno in autunno a partire da ILVA, privatizzazioni, grandi opere.
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