Per capire la vera logica di una “riforma” è sempre bene guardare ai casi limite, perché è lì che la propaganda smette di funzionare. Specie nel caso di una “riforma” molto complicata – ma non complessa – come quella della pubblica amministrazione.
Dopo anni o decenni di martellamento mediatico contro i “fannulloni” che lavorano per lo Stato o gli enti locali, di strette regolamentari in ogni posto di lavoro e di blocco del turnover, il risultato è chiaro: stipendi fermi, un sacco di precari sfruttati senza alcuna garanzia normativa (nello Stato si dovrebbe entrare per concorso), piante organiche ridotte all’osso o addirittura senza copertura dei posti previsti.
A questa situazione, il decreto Madia aggiunge qualche perla illuminante. Nello sforzo di bastonare ulteriormente i “fannulloni” che si mettono in malattia, il decreto prevede la fissazione di un tetto massimo dei giorni di malattia in un anno.
“Bene! Giusto! Brava!”, commentano gli opinionisti un tanto al chilo. “Impediamo ai furbetti di starsene a casa e prendere lo stesso lo stipendio”, aggiungono i legalitari senza se e senza ma.
Chi si è preso la normale briga di andare a leggere il testo, però, ha scoperto qualcosa di più raccapricciante e meno vendibile come “aumento dell’efficienza della macchina amministrativa”. Il tetto massimo di assenze per malattia si applica anche “in caso di gravi patologie che richiedono terapie salvavita quali chemioterapia ed emodialisi”.
Tradotto: se hai un tumore conclamato e devi sottoporti ai cicli di chemio (a giorni fissati dalla Asl o dall’ospedale, certificati), oppure hai i reni a pezzi e devi andare in dialisi pena la morte, al tuo datore di lavoro – lo Stato! – non gliene frega niente. Se superi il “tetto” delle assenze sei fuori, licenziato.
L’unica accortezza usata dagli estensori del testo (nessuno pensa che sia frutto del sacco della ministra) è l’aver evitato di indicare “autoritariamente” il numero massimo. La materia è stata infatti delegata all’Aran – l’agenzia governativa che si occupa della contrattazione per il pubblico impiego – e dunque considerata “materia sindacale”. Di fatto, funzionari e sindacalisti dovranno mettersi intorno a un tavolo e trovare un equilibrio tra l’intenzione ministeriale (azzerare o quasi i giorni di malattia) e la realtà differenziata di patologie gravissime che richiedono obbligatoriamente “terapie salvavita”.
Nel testo, infatti, è espressamente previsto che i giorni di malattia vadano fissati preventivamente, “anche se non coincidenti con i giorni di terapia e a condizione che si determinino effetti comportanti incapacità lavorativa”. Chiunque abbia avuto un amico o un familiare che esce dalla chemio sa – certamente meglio del ministro e del suo staff – in che condizioni si trovava; e dunque anche quanto potesse essere immaginabile un suo “pronto ritorno sul posto di lavoro”. Ma evidentemente dalle parti della Madia si pensa che si possa fare un giorno di chemio, magari anche uno di “recupero”, poi due giorni di lavoro, seguiti da un altro di chemio e così via…
Ai profani come noi, scioccamente, il numero dei giorni necessari per terapie salvavita sembra materia medica, che richiede l’intervento di laureati in materia, preferibilmente con lunga esperienza nel trattamento delle diverse patologie. Ma per l’ossessione burocratica bastano un funzionario e un sindacalista, senza altre qualità.
Gli orrori del decreto non si fermano qui, ma a questo punto sembrano quasi dettagli. Su tutto domina un’occhiuta ansia repressiva, aspirante al controllo totale del dipendente. Un ampio capitolo dell’atto di indirizzo, per esempio, è dedicato a permessi, assenze e malattia. Da settembre i controlli saranno affidati all’Inps, che dovrà quindi dotarsi di un esercito di medici fiscali.
Anche perché la Madia prevede una disciplina specifica sui permessi orari per visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici fruibili a giorni e addirittura a ore. In pratica, esci un attimo dal lavoro, ti precipiti nel laboratorio, fai i prelievi o le analisi e te ne ritorni – correndo è preferibile… – in ufficio.
Stesso discorso per i “permessi brevi a recupero” (ore che vanno insomma “restituite” lavorando fuori dell’orario regolare), permessi per motivi familiari e riposi connessi alla ‘banca delle ore’ che viene indicata come “base di partenza per ulteriori avanzamenti nella direzione di una maggiore conciliazione e tra tempi di vita e di lavoro“.
Fanno anche gli spiritosi, da quelle parti…
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Eduardo
Sono un malato di cancro e, sfortunatamente, sono un insegnante. Dal 5 settembre 2016, giorno della diagnosi, sono in malattia. Dal giorno della diagnosi la mia vita è stata travolta da 2 importanti interventi chirurgici che mi hanno provocato un’invalidità civile del 100% e una disabilità ai sendi della L 104 art. 3 comma 3 ( certificazione di gravità). Nei mesi di “congedo” dal lavoro sono stato ogni giorno impegnato in chemioterapia o in accertamenti clinici. Ho eroso granparte dei miei risparmi per sostenere cure e visite mediche alla ricerca di soluzioni per salvarmi a vita. 5 cicli di chemioterapia ( quindicinali) durante i quali sono stato in condizioni di assoluta dipendenza da mia moglie. Altri 4 cicli mi attendono nei prossimi mesi estivi. L’inferno nel quale sono piombato mi sembrava un girone dantesco. Le durissime cure cui mi sottopongo mi sembrano un girone dantesco . Ora, anzicchè guardare al futuro con ottimismo, pensando ad un possibile rientro a lavoro, che potrebbe profilarsi per il nuovo anno scolastico, leggo che grazie alla competentissima Madia il mio futuro potrebbe essere quello di un malato di cancro ultracinqiantenne e senza lavoro mi fa sembrare il cancro meno crudele. Il Signore ci salvi da simili persone. Essere inadeguati a svolgere un lavoro è grave, ma essere inadeguati a svolgere con competenza un lavoro il cui esito ricade sulla pelle di altre persone è inaccettabile in un Paese civile.
Dario
Madia, incompetente, controlla di più i dirigenti…..non hanno oblighi e percepiscono somme vergognosamente alte abusando del lavoro dei dipendenti mal pagati…
Paolo
Ciò che mi stupisce è l’assenza di commenti soddisfatti da parte di tutti coloro che a forza di denigrare il pubblico impiego ed in particolare la scuola hanno prodotto scempi di questo genere. Personalmente ritengo disposizioni di tal fatta in aperta violazione dei diritti fondamentali. Roba da Amnesty international!
Maria Cristina Rosin
Cara Madia sei una persona intelligente. Leggi queste testimonianze e provvedimenti a cambiare ciò che è sbagliato. Questo è segno di vera intelligenza
Francesco
Bravi continuate a votare pd. Bella democrazia in italia. Regime stalinista. Mi raccomando continuate a votare pd
Mauro Volpi
Dal 2004 sono un Malato di Parkinson e non ho perso un giorno di lavoro a causa di questa grave patologia fino al 2016. Quest’ anno sono stato operato con la stimolazione cerebrale profonda con l’inserimento di 2 elettrodi nel cervello. Ogni 30 giorni circa devo adeguare i parametri di stimolazione in ospedale perché la patologia non è curabile ma con questo intervento la si può rallentare. Tra una regolazione e la successiva non mancano momenti difficili ( non è facile convivere con due protesi di metallo in testa), sono situazioni stressanti in cui la patologia si ripresenta con le sue problematiche. Solo dopo numerose regolazioni ( statisticamente dai 10 ai 12 mesi- dipende molto dal paziente) si potranno raggiungere livelli di stabilizzazione sufficientemente prolungati nel tempo. Questa mia situazione non è affatto rara e sono moltissimi i lavoratori che si trovano in queste condizioni e certamente tutto questo non è a conoscenza della Signora Madia. Ma nella sua posizione situazioni del genere per il Parkinson e anche per molte altre malattie e patologie gravi dovrebbero essere note.
Mariella Valenti
Sono in terapia salvavita (terapia del dolore), ho scoperto di avere una malattia rara degenerativa del midollo spinale, ho lesioni permanenti che incidono molto sia fisicamente che moralmente (sono seguita da un anno circa da una psicologa), ero docente di scuola dell’infanzia, prendo farmaci a base di oppiacei per il dolore… ho sia l’uso del bastone che il deambulatore poiché questa malattia incide sull’equilibrio. Ho fatto la visita nella commissione CMV, la quale vorrebbe che lavorassi in segreteria. Ho sia invalidità civile che legge 104 con gravità, per problemi motori certificati e permanenti, come posso lavorare, considerando che per salire al piano terzo della segreteria ci sono circa una 60/70ina di scalini? E poi circa un km a piedi e un pullman pieno zeppo di studenti col quale dovrei in segreteria… non si rendono mica conto di cosa vuol dire “MALATTIA RARA DEGENERATIVA DEL MIDOLLO OSSEO”!!!!! Bastardi solo a pensare a noi come fannulloni, io ho “regalato” ben 35 anni di vita alla scuola, puntualizzando che il mio lavoro, a me, piaceva e piacerebbe ancora adesso!!! Perché a me e non a uno di wuesti geni?!? Scusate lo sfogo, ma se penso ad un falso invalido, cieco!!!, che sta comodo in pensione mi viene una rabbia perché era meglio se ero cieca anche io, no?!? Grazie
Paolo
Salve sono un assistente amministrativo assenteista dagli inizi di febbraio 2018 per stati di ansia generalizzata causata da forte disagio lavorativo. Sono seguito dal medico di base e da psichiatra del SSN. Assumo psicofarmaci, ansiolitici, antipsicotici e betabloccanti ( a causa dell’ansia ho cominciato a soffrire anche di ipertensione) . Partecipo settimanalmente ad un gruppo di mutuo aiuto organizzato dal Centro di Salute Mentale dove sono seguita, unico momento in cui posso uscire in orario di visita fiscale poiché attività legata alla patologia in atto. Per quanto mi riguarda le 7 ore di reperibilità che mi costringono in casa sono un incubo perché alimentano un circolo vizioso di continue lucubrazioni mentali con conseguente malessere psicofisico che non mi dà tregua.
Per questa patologia non ci sono esenzioni dall’orario di reperibilità della visita fiscale né deroghe che permettano un po’ di svago per mente e corpo in modo da recuperare quanto prima un equilibrio psicofisico dignitoso e godere di quella serenità che ad ognuno di noi dovrebbe essere garantita. Nel mio caso non posso neppure avanzare istanza per il riconoscimento di malattia professionale in quanto ci vuole una permanenza continuativa di almeno sei mesi nel luogo di lavoro causa del disagio.
Gli attacchi d’ansia sono terribili e possono capitare in qualsiasi momento anche più volte nello stesso giorno. Le sensazioni che si provano in quei momenti sono sia mentali che fisiche e sono così concentrate che una volta superato l’evento si é talmente stremati da mettersi a letto.
La riforma va rivista e migliorata in particolare per quelle patologie che richiedono terapie salvavita, per quelle sottese che necessitano di svago o attività propedeutiche alla ripresa della consapevolezza di sé e del controllo della propria vita, per le invalidità conclamate e per tutti quei casi delicati meritevoli di tutela.
7 ore al giorno di reclusione 7 giorni su 7 non mi pare che sia la soluzione di tutti i mali della Pubblica Amministrazione.
eugenio
mi curo per guarire dal tumore di hikins sono un dipendente comunale,vigile urbano.Cosa mi aspetta ora’?
Elena
Sono in terapia per un tumore al seno. Sono una dipendente privata e vi chiedo di riflettere solo su questo. Questi problemi sono gli stessi che i lavoratori dipendenti del privato hanno da sempre.
Ora c’è da riflettere sul fatto che si debba rivedere la normativa, per evitare l’assenteismo dei sani e tutelare così i malati.
Semplice eppure parrebbe impossibile.