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Bologna: in migliaia attraverso la città

Il 9 settembre era stato annunciato e, come previsto, Bologna è stata invasa dalla grande manifestazione di Labas, promessa a inizio agosto dopo lo sgombero dello spazio occupato nell’ex caserma Masini.

https://contropiano.org/regionali/emilia-romagna/2017/08/08/bologna-sgomberi-crash-labas-solidarieta-alle-compagne-compagni-094603

Il corteo ha visto tutti i movimenti sociali politici e sindacali scendere in piazza XX Settembre e sfilare per tutto il centro cittadino, dai viali, passando sotto le due Torri, e concludendosi al lato opposto della città.

La notizia dell’accordo raggiunto nella serata di venerdì tra Labas e il Comune di Bologna, al quale gli attivisti chiedevano l’assegnazione di un luogo temporaneo per non disperdere il lavoro fatto in anni di autogestione dell’ex caserma, non ha dunque depotenziato la partecipazione alla giornata benché la rivendicazione principale fosse ormai stata raggiunta.

Diverse migliaia di persone al seguito del “Riapriamo Labas”, tormentone delle ultime settimane, ma anche un altro pezzo di città, che pur restando solidale con i compagni sgomberati, ha portato nelle strade l’esigenza di rilanciare oltre lo sgombero di Labas, e guardare a tutta la città, alla sua trasformazione e a quanto si è vissuto negli ultimi 3 anni, tra sgomberi, denunce, fogli di via e repressione generale e indiscriminata verso tutti quelli che esprimono dissenso al piano del PD di fare di Bologna una bomboniera per turisti, e un luogo asettico e normalizzato agli interessi del grande capitale nazionale ed europeo.

Un corteo aperto dallo striscione “Riapriamo Labas” e chiuso con uno spezzone che ha puntato il dito direttamente contro “Partito della Repressione (PD)”.

Si è dunque assistito ad una netta differenziazione del corteo: un’anima più affine alla richiesta da parte di Labas di avere uno spazio provvisorio in accordo con le istituzioni cittadine ed un’altra, formata da XM24, Laboratorio Crash, USB, circolo Berneri, Atlantide, Noi Restiamo, Eurostop e varie associazioni di quartiere e collettivi metropolitani, che rivendicava invece la lotta per la riappropriazione di spazi e la difesa dei diritti sociali che oggi vengono messi in discussione e spesso violentemente negati dalla giunta comunale e dal governo, entrambi targati PD, come sottolineato da EUROSTOP in modo netto e inequivocabile

Come dichiarato dagli organizzatori della giornata, e come atteso, il corteo è sfilato tranquillo per le vie cittadine senza particolari momenti di tensione.

Dunque una giornata che, se da una parte ha mostrato una compattezza dei movimenti e degli spazi sociali bolognesi (se toccano uno, toccano tutti), dall’altra può essere vista però come un’occasione persa per tracciare una netta linea di demarcazione contro le politiche repressive e antipopolari di cui il Partito Democratico si fa alfiere da ormai un’intera legislatura.

E’ proprio su questo punto e sul rapporto da avere con il PD e le sue varie emanazioni (CGIL, Arci, LegaCoop, ecc..) che, infatti, manca una vera compattezza e una chiarificazione che coinvolga ogni realtà, senza puerili gare di purezza ideologica ma rivendicando la propria distanza da processi di gentrificazione ed esclusione sociale che questa città subisce da anni, costruendo un ampio fronte contro la repressione del dissenso ed una alternativa sociale e politica al sistema di gestione dell’esistente che da Bruxelles e Berlino si riverbera direttamente nelle politiche del Partito Democratico e dei suoi sodali nelle nostre città.

Dai megafoni in coda del corteo, è stato più volte rilanciato l’appuntamento del prossimo 23 settembre, a firma Eurostop, che metterà sul piatto il tema della repressione. A 40 anni dallo storico convegno degli anni 70, infatti, c’è ancora bisogno di parlare di repressione, di capire le armi del nemico, e di affrontarle in modo determinato e compatto.

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