Per due settimane Ostia ha fatto da laboratorio-test della politica politicante in Italia. Non è mancato nulla: due anni di commissariamento dopo lo sgioglimento del consiglio per “infiltrazioni mafiose”, disaffezione degli elettori, clientele, cacciatori di voti a 25 euro l’uno, fascisti alleati con la mala locale, capocciate sul naso a un giornalista insistente, partiti (centrodestra e centrosinistra) ridotti ai minimi termini, grillini in seria difficoltà ma comunque beneficiati da un’astensione record e dalla mancanza di alternative.
Il ballottaggio tra due donne ha avuto ben poco di “tocco femminile”, specie quando la candidata di destra (FdI) Monica Picca ha appreso di aver perso la partita: “All’idroscalo, dove sono rappresentati i voti di Casapound, noi abbiamo perso e loro hanno guadagnato circa mille voti”. Il voto degli Spada è andato alla Di Pillo? – chiede un giornalista. “Penso proprio di sì”.
Ancor meno elegante la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che si è preciptata nella notte sul litorale per intestarsi la risicata vittoria di Giuliana Di Pillo 55 anni, insegnante di sostegno all’Istituto Fanelli, con il 59,7% su appena il 33% di votanti.
Il movimento Cinque Stelle ha infatti un disperato bisogno di mostrare che la disastrosa esperienza romana è una sorta di fake news, altrimenti il suo appeal in vista delle elezioni politiche ne uscirebbe fortemente ridimensionato. Non a caso anche il “candidato premier”, Luigi Di Maio, ha insistito sullo stesso tema: «dopo un anno e mezzo di demonizzazione della Giunta Raggi continuiamo a vincere a Roma, come abbiamo vinto qualche mese fa nel terzo comune più grande del Lazio, adiacente alla capitale, Guidonia. L'”effetto Raggi” esiste, ma è positivo. Il risultato di oggi dimostra che i cittadini non credono più alla propaganda contro le nostre giunte e contro il MoVimento».
Sul piano sociale, però, la “clamorosa vittoria” arriva con un forte arretramento dei voti, comunque minore del baratro in cui sono precipitati quelli dei concorrenti.
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