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Ius soli. “E adesso andate a raccontarlo a Federico”

“E adesso andate a raccontarlo a Federico che farà 18 anni a gennaio, è nato qui, è andato a scuola qui, parla romanaccio, ha i suoi amici “italiani” nella comitiva e a scuola. A marzo i suoi amici potranno votare, lui no perché non è cittadino italiano”. Lo sfogo di una insegnante ti travolge come un pugno. Per lei Federico, nato da genitori stranieri quasi diciotto anni fa, è un suo studente, come tutti gli altri, un po’ casinaro ma leale, l’anno prossimo farà gli esami di maturità.

E intanto è cresciuto nella periferia est di Roma, parla romanaccio come i suoi amici per i quali il colore di pelle è diventato irrilevante, al massimo motivo di sfottò. Eppure come Federico, con quel nome tutto “italiano”, in Italia ormai ci sono migliaia e migliaia di bambini e ragazzi nati qui, cresciuti con i nostri figli.

La vergogna del mancato voto al Senato sullo Ius soli, con la codardia dei senatori usciti dall’aula per far mancare il numero legale (una vergogna incancellabile per quelli del Pd e del M5S), rinvia a tutto a gennaio, ma più probabilmente rinvierò tutto a dopo le elezioni, dove un voto su questa materia non alienerà i consensi elettorali della parte peggiore della società.

Il giudizio più sferzante su quanto avvenuto ieri in Senato è quello del direttore di ‘Avvenire’ – il quotidiano cattolico della Cei, – Marco Tarquinio, il quale in un duro editoriale critica quanto successo ieri in Senato sullo Ius soli. “Far mancare il numero legale – sostiene Tarquinio – è scelta da politica in fuga. Ieri in fuga dall’ultima responsabilità di legislatura. Una mossa da ignavi e, al tempo stesso, rivelatrice. Rivelatrice di una ostinata mancanza di comprensione della posta in gioco con la nuova legge sulla cittadinanza in un Paese che invecchia, non sostiene come merita la famiglia e allontana tanti suoi figli. E di una ostinata mancanza di rispetto per i giovani italiani con genitori stranieri che alcuni politici e opinionisti, pronti ad aizzare sentimenti e risentimenti, vogliono risospingere ai margini della comunità nazionale e raccontano come alieni. Che tristezza. Temevamo una ‘fine ingloriosa’ di questo Parlamento che, nel bene e nel male, molto ha fatto. La registriamo ora”.

 

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1 Commento


  • Nikita

    Il paese delle bestie.

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