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Roma. Sfratto bloccato a San Basilio, ma l’emergenza abitativa grida vendetta

Questa mattina un picchetto popolare di massa ha impedito per la seconda volta lo sfratto di Claudia, una ragazza madre di 24 anni, nel quartiere di San Basilio. Presenti in massa gli attivisti dell’Asia-Usb, gli abitanti delle case popolari e i candidati di Potere al Popolo al Parlamento e alla Regione.

Tre macchine della polizia municipale e due della polizia alla fine hanno dovuto rinunciare ad eseguire l’ennesimo accanimento contro i nuclei familiari più poveri. Poveri ma non più deboli perché sostenuti da una rete di solidarietà popolare che trova le soluzioni lì dove le istituzioni – in questo caso il Comune – gestisce situazioni socialmente critiche con la miopia e l’arroganza di una legalità che ormai contrasta ogni elementare senso della giustizia e della coesione sociale. Non solo. Gli uffici comunali, spesso in combutta con i gruppi neofascisti, alimentano la guerra tra poveri cercando di insediare nelle case sgomberate nuclei familiari di immigrati con altrettanto diritto piuttosto che gestire con razionalità la situazione. Poco più in là dell’appartamento da cui avrebbe dovuto essere sfrattata una ragazza madre, c’è infatti un altro appartamento vuoto e murato da poter utilizzare. E’ evidente come, invece di gestire questi passaggi, il Comune – talvolta sostenuto da una magistratura che agisce in automatico – sceglie la strada che innesca tensioni e spesso strumentalizzazioni di stampo razzista. In questi casi si conferma come solo l’organizzazione popolare riesce a impedire sia sfratti traumatici che contrapposizioni strumentali.

Emblematicamente, al picchetto di questa mattina ha partecipato ed è intervenuto – GUARDA IL VIDEO – anche Paola, la signora di 74 anni sfrattata alla vigilia di Natale e che ha avuto la possibilità di raccontare la sua storia anche in televisione. Le sue parole sono una lezione di civiltà e una aspirazione di giustizia che grida vendetta.

Dopo aver impedito lo sfratto, il picchetto popolare si è trasformato in un corteo per le strade del quartiere che è arrivato fino alla lapide che ricorda Fabrizio Ceruso, ucciso dalla polizia nel 1974 per impedire lo sgombero delle case occupate in via Montecarotto, un episodio noto nella storia sociale di Roma come “la battaglia di San Basilio” e che viene ricordato ogni anno. Un elemento di identità, di memoria di classe e di continuità decisivo.

Nelle periferie romane Potere al Popolo sta diventando anche questo ed è una indicazione generale importante di resistenza e ricomposizione sociale.

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1 Commento


  • antonio

    i “candidati ufficiali” presenti nelle liste postmoderne e politicistiche (cioè la “casta”) “paracadutati” dalle leadership filo-governative, filo-padronali e altro servilismo politico; sono nei “salotti televisivi” e nelle pagine dei quotidiani con comunicazioni e notizie “tossiche” (compiacenti con le strategie antipopolari, contro i nuovi “poveri” del moderno sociale e neoliberista)!
    Altri (cioè #poterealpopolo ) sono invece nelle strade, nelle piazze; lottano per impedire sfratti, licenziamenti e provocazioni della destra politica e oltre.
    Sono nelle manifestazioni antifasciste nelle quali la “società civile” (PD&c.) non intende stare per non “sporcarsi” le mani mantenendo così “pulita” una loro coscienza piena di ombre, compromessi e squallore!!

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