Da Mirafiori a Cassino a Melfi a Pomigliano migliaia di operai verranno posti in cassa integrazione nelle prossime settimane. Tutto questo nel silenzio complice dei palazzi della politica e dei mass media.
Pochi giorni fa eravamo con #PoterealPopolo davanti alla fabbrica campana, per ricordare ad operai, che in gran parte ci evitavano per paura, che Marchionne non mantiene mai le promesse. Siamo stati facili profeti.
Lì nel 2010 il capo della FIAT ispirò il Jobsact a Renzi imponendo ai lavoratori il ricatto: o rinunciate al contratto, o il lavoro va in Polonia e Serbia. Berlusconi e Bersani, tutti i sindacati tranne FIOM e organizzazioni di base, tutta la stampa coi soliti “esperti”e naturalmente il caravanserraglio padronale, sostennero lo scambio tra lavoro e diritti.
Allora a Pomigliano c’erano 5000 lavoratori oggi sono 3500, di cui 1500 in cassa. Ora anche i 2000 che lavorano verranno mandati a casa.Non per sempre dice l’azienda, ma intanto succede. Come succede in tutti gli altri stabilimenti del gruppo. Che per altro in pochi anni ha già chiuso tre grandi fabbriche Si sono persi tutti i diritti e ora va via il lavoro.
La FIAT ora è diventata una multinazionale, si chiama FCA, sta soprattutto negli USA e poi nei paesi dove gli operai sono pagati meno. Ha sede legale in Olanda e fiscale in Gran Bretagna e del resto Marchionne paga le tasse in Svizzera e la famiglia Agnelli insegue tutti gli sconti fiscali esteri.
Sono una multinazionale nel senso più spregevole del termine. In Italia FCA sfrutta un numero sempre più ristretto di lavoratori e ha il sostegno di un numero sempre più alto di politici. Così il benefattore, per sé stesso e per gli Agnelli, Marchionne prepara un’altra, più grande Embraco. Lo vogliono gli azionisti ed il mercato, spiegherà. E tutti i Calenda di turno forse sbraiteranno un po’ facendo finta di non aver mai saputo nulla. Ricordatelo sempre, le multinazionali da noi possono fare tutto il peggio che vogliono perché la classe politica glielo permette, anzi le ringrazia pure.
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