Oggi a Napoli si terrà un meeting con l’ex ministro dell’economia greco Varoufakis e il sindaco De Magistris. Obiettivo dichiarato quello di mettere in campo una opzione politica per le prossime elezioni europee. Ma l’opzione di Varoufakis tutto è tranne che una soluzione capace di produrre cambiamento. E’ la sostanziale riproposizione di una negoziazione con la troika europea per alleviare gli eccessi dell’austerità. Una strada che, da ministro, Varoufakis ha provato a praticare ma che per sua stessa ammissione si è rivelata impraticabile di fronte alla rigidità degli interlocutori e dei vincoli imposti dai trattati.
Riteniamo questo approccio e questa soluzione non solo impraticabile ma fuorviante. Del resto il progetto di Varoufakis in Europa ha raccolto ben poca roba in termini di forze, basti pensare che per la Francia c’è Hamon, il leader del Partito Socialista ridotto ormai ai minimi termini.
Il problema infatti non sono solo i contenuti ma la realtà concreta. Le esperienze dimostrano che la struttura dei trattati europei non è riformabile (se non per decisione degli Stati più forti come Germania e Francia).
La rottura dell’Unione Europea esistente – con la disdetta dei Trattati sottoscritti da Maastricht in poi – è possibile costruendo una alleanza nell’area euromediterranea come alternativa praticabile.
E’ questo sostanzialmente il Piano B che è stato messo in campo da France Insoumise e da Jean Luc Melenchon e che sta vedendo convergenze e interessi crescenti in Grecia, Spagna, Italia, ma anche in alcuni paesi del Maghreb.
Per facilitare l’informazione e la discussione ripubblichiamo qui di seguito il Piano B elaborato da France Insoumise.
Non è esattamente la posizione di Eurostop e ne discuteremo più approfonditamente anche con le forze nel resto d’Europa. Ma è indubbiamente una posizione molto più avanzata e realistica di quelle che girano qui in Italia, e che Varoufakis e De Magistris stanno veicolando nella cosiddetta “sinistra radicale”, inclusi settori del “movimento antagonista”.
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La questione dell’Europa: uscire dai trattati europei
L’Europa dei nostri sogni è morta. L’attuale Unione è solo un mercato unico e la gente è sottoposta alla dittatura delle banche e della finanza. Come fermare questo incubo?
Dobbiamo uscire dei trattati europei che ci obbligano ad effettuare politiche di austerità e ad abolire l’azione dello Stato e gli investimenti pubblici. Tutto questo con il pretesto di un debito che tutti sanno che non potrà mai essere ripagato da nessun paese.
La nostra indipendenza di azione e la sovranità delle nostre decisioni non dovrebbe quindi essere lasciata alle ossessioni ideologiche della Commissione europea nè alla superbia del governo di grossa coalizione di destra e sinistra in Germania.
Jean-Luc Mélenchon
Adottare misure immediate e unilaterali per salvaguardare gli interessi della Nazione e per l’applicazione del nostro progetto
“Non c’è scelta democratica contro i trattati europei“. Nel fare queste osservazioni, il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker si è posto nella parte di tiranno che egli esercita. Il nostro programma non è compatibile con le regole dei trattati europei che impongono austerità fiscale, libero scambio e distruzione dei servizi pubblici. Per applicare il nostro programma, quindi dovremo disobbedire ai trattati al momento dell’arrivo al potere, per garantire la sovranità del popolo francese.
Noi proponiamo di svolgere le seguenti azioni:
- Eliminare il Patto di stabilità e le norme europee in materia di deficit e denunciare il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance (TSCG) ratificato su iniziativa di Francois Hollande in violazione dei suoi impegni di campagna
- Fermare unilateralmente l’attuazione della direttiva sul distacco dei lavoratori in Francia, la legislazione nazionale deve essere applicata pienamente, anche per quanto riguarda i contributi previdenziali delle aziende e dei dipendenti
- Eliminare le regressioni della legislazione europea in materia di questioni sociali e ambientali in relazione al diritto nazionale
- Eliminare i trattati di libero scambio: il trattato transatlantico TAFTA tra l’UE e gli USA, il CETA con il Canada ed il trattato per la liberalizzazione dei servizi TISA
- Fermare la liberalizzazione e la privatizzazione dei servizi pubblici (dighe idroelettriche, linee ferroviarie interne, grandi linee e TER, etc.)
- Controllare i movimenti di capitali per evitare l’evasione fiscale e gli attacchi speculativi contro la Francia
Organizzare il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza cercare vendetta o punizione
Il voto del popolo britannico del 23 Giugno 2016 per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea deve essere rispettato. Si devono fare negoziati senza cercare vendetta o punizione, ma che difendano l’interesse nazionale dei francesi e la cooperazione tra i popoli. Il confine del Regno Unito non è nel Pas-de-Calais: noi denunceremo gli accordi di Touquet.
Piano A. Proporre la rinegoziazione dei trattati europei per una rifondazione democratica, sociale ed ecologica
L’UE è in via di smantellamento. Non ha voluto ascoltare il rifiuto del popolo avvenuto con il referendum francese del 2005. Dobbiamo imporre l’uscita dagli attuali trattati UE. Questa sarà necessariamente una prova di forza, in particolare con il governo tedesco. Proponiamo una strategia di governo in due fasi con un piano A e un piano B in caso di fallimento del piano A. Il Piano A è l’uscita concertata dai trattati europei con l’abbandono delle norme esistenti per tutti paesi che lo desiderano e la negoziazione di altre regole. Il Piano B è l’uscita dai trattati europei unilaterale da parte della Francia per proporre un altra cooperazione. l’UE, o cambia o si chiude. Il mandato di negoziare questi piani sarà presentata prima all’Assemblea Nazionale. La validazione di questo processo comporterà necessariamente una decisione del popolo francese con un referendum.
In questo rifondazione europea, includiamo:
- Terminare l’indipendenza della Banca centrale europea, modificare la sua missione e gli statuti che autorizzano la richiesta di riscatto del debito pubblico direttamente agli Stati membri, vietare alla BCE di tagliare la liquidità ad uno Stato membro. Senza indugio, la Banca di Francia sarà messa al servizio di questi obiettivi
- Svalutare l’euro per tornare alla iniziale parità con il dollaro
- Mettere sotto controllo la finanza, vietare gli strumenti finanziari tossici, tassare le transazioni finanziarie, controllare i movimenti di capitali per prevenire attacchi speculativi
- Organizzare una conferenza europea sul debito sovrano che porta ad una moratoria, ad un abbassamento dei tassi di interesse, alla riprogrammazione o cancellazione parziale
- Fermare la liberalizzazione dei servizi pubblici (ferrovie, energia, telecomunicazioni …)
- Stabilire un protezionismo solidale: fermare la libera circolazione dei capitali e delle merci tra l’Unione Europea ed i paesi terzi, fermare le politiche di libero scambio che minano le economie in via di sviluppo e distruggono l’industria europea, autorizzare gli aiuti ai settori strategici da parte dello Stato
- Arrestare il dumping interno alla UE attraverso una politica proattiva e veloce di armonizzazione sociale e fiscale in tutta l’Unione Europea con la registrazione di una clausola di non regresso dei diritti sociali
- Ripensare la politica agricola comune al fine di garantire l’autosufficienza alimentare, il trasferimento e l’agricoltura ecologica e contadina
- Abbandonare il mercato del carbone e attuare una vera politica di riduzione delle emissioni di gas serra con criteri d convergenza imperativi
Applicare un “Piano B” in caso di fallimento dei negoziati
Noi proponiamo di svolgere le seguenti azioni:
- Bloccare il contributo della Francia al bilancio dell’UE (€ 22 miliardi all’anno, contributo di € 7 miliardi netti )
- Requisire la Banca centrale francese per riprendere il controllo della politica creditizia e di regolamentazione bancaria, e di prendere in considerazione un sistema monetario alternativo con quelli dei nostri partner, che nella fase A, hanno espresso il loro desiderio di trasformare l’euro in moneta comune piuttosto che unica
- Stabilire un controllo dei capitali e delle merci alle frontiere nazionali per prevenire l’evasione fiscale da parte dei gruppi più ricchi e grandi, e proteggersi dagli attacchi speculativi e il dumping sociale, fiscale ed ecologico
- Costruire nuova cooperazione con gli Stati che desiderano in campo culturale, educativo, scientifico, etc.
Difendere e sviluppare la cooperazione con gli altri popoli d’Europa
I trattati europei impongono concorrenza invece di cooperazione tra i popoli. Vogliamo più cooperazione in campo culturale, scientifico, industriale, ambientale e sociale. Gli spazi esistenti per creare ciò sono molti.
Noi proponiamo di svolgere le seguenti azioni:
- Proporre un’alleanza di paesi del Sud Europa per uscire dall’austerità ed impegnarsi in politiche concertate di rinnovamento ecologico e sociale delle attività economico
- Rafforzare la partecipazione francese ai programmi di cooperazione più ampia che l’Unione Europea (Erasmus …) o che non hanno nulla a che fare con l’Unione Europea (Cern, Arianespace, Airbus)
- Proporre nuova cooperazione basata sulla libera partecipazione delle Nazioni in termini sociali o ecologici (programma di pulizia, transizione energetica …)
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Francisco
Continuo a dire che da soli nulla si può fare, se anche i più accesi sostenitori dell’abbattimento dei trattati non capiscono che non bisogna rifiutare nessun percorso a sinistra (in tutta Europa) allora non se ne uscirà mai.
PaP poteva essere l’occasione per non lasciare a una voce sola l’egemonia di queste istanze, non si capisce perché France Insoumise e Melenchon non dovrebbero sommarsi a Varoufakis e De Magistris (che vorrei ricordare avrebbe avuto il potere di tenere sottochiave Je so pazzo e non far neanche nascere PaP) o anche Podemos e PaP e le realtà che ci “somigliano” negli altri paesi europei.
Questa ossessione del tutto e subito è inspiegabile senza numeri e senza obiettivi condivisi, se non si cresce numericamente con le ordinarie mediazioni nall’alveo della sinistra, prima italiana visto che ci riguarda direttamente, e poi europea, non si va da nessuna parte.
Già i duri e puri recitano il requiem per PaP, non so se ve ne siete accorti che ormai festeggiano il “ve l’avevamo detto” e noi dovremmo continuare a dividerci anche in Europa?
Io non credo che se all’epoca Tsipras fosse stato in corposa compagnia oggi staremmo ancora al nastro di partenza, le cose evolvono, col tempo. Molto si sarebbe potuto fare in due/tre anni, crescere e contare e cominciare a spezzare questa catena. Nessuna strategia in questa direzione, poi si piange sul latte versato trovandosi legislatori contigui a questo capitalismo liberticida, ma hanno la faccia dei rivoluzionari… però è morto il PD… e sticazzi? Da mo che era morto, e nessuno se n’era accorto?
E così si continua a dare la colpa ai soliti “sinistrati”… e che comunque c’hanno messo la faccia e i voti per portare PaP fuori da un Centro Sociale.
E ogni volta torniamo all’anno zero, anzi peggio, al giorno zero.
Mi auguro solo che il 18 marzo serva ad aprire gli occhi ai finti ciechi.
Kadiao
Ma il T-Dem così come proposto dai giuristi francesi tra cui Hennette e Piketty come viene visto da parte della sinistra europea?