Quando il dito indica la luna, l’idiota guarda il dito. L’antico proverbio indiano, ben si adatta a quello a cui stiamo assistendo di fronte alla gravissima crisi democratica e istituzionale apertasi con lo stop al governo lego-stellato da parte del Quirinale.
E’ evidente che occorre mettersi d’accordo su chi sia la Luna e chi sia l’idiota; e qui le opinioni divergeranno sicuramente.
La prima – la Luna – è diventata luminosissima con quanto avvenuto non solo in queste ore, ma in ventisei anni di cosiddetto “vincolo esterno”. Quel “ce lo chiede l’Europa” che dal governo Amato del 1992 a oggi è stato invocato per far ingoiare politiche antipopolari a lavoratori, disoccupati, pensionati. Ma che ha prodotto anche scomposizione, morti e feriti in settori della borghesia italiana più legati al mercato interno e inadeguati a praticare l’applicazione del dogma mercantilista imposto dal capitale multinazionale europeo, soprattutto tedesco; un dogma fondato sulla supremazia delle esportazioni sul mercato mondiale e sui cambi fissi monetari (l’euro). Alle inquietudini di questo pezzo di società rispondono economisti ora considerati “outsider” o “euroscettici”, come Savona e non solo.
In questi ventisei anni, sono stati fatti danni enormi sul piano sociale e dei diritti dei lavoratori; e sono stati fatti con l’aperta complicità del centro-sinistra, degli europeisti “di sinistra”, di Cgil-Cisl-Uil. Da quando l’Italia ha sottoscritto i trattati istitutivi dell’Unione Europea, sono peggiorate o no le condizioni di vita? Si! Sono peggiorate o no le prestazioni sociali, previdenziali, sanitarie? Si! Sono peggiorate o no le condizioni di lavoro e salariali dei lavoratori? Si!. E’ stata ridotta o no la sovranità popolare e costituzionale sulle decisioni strategiche del paese in economia come in politica estera? Sì!
E’ chiaro allora che una sorta di referendum di fatto (oltre ai sondaggi) ci dice che la maggioranza della popolazione italiana (non solo i settori più popolari, ma anche pezzi di piccola/media borghesia) ha compreso sulla sua pelle che i costi della gabbia europea sono stati molto superiori ai benefici. E che le élite stanno perdendo il controllo della situazione e il rapporto di egemonia tra politica istituzionale e società. Infine, i discorsi di Mattarella e Cottarelli sulla difesa dell’eurozona come tutela dei risparmiatori vengono smentiti dalla composizione dei possessori dei titoli del debito pubblico italiano. Nel 1992 il risparmio delle famiglie investito nei titoli rappresentava il 53%, oggi è solo il 10%; una quota che possiamo raddoppiare tenendo conto dei titoli in mano ai gestori per conto delle “famiglie”, ma comunque quasi l’80% dei titoli del debito pubblico è ormai in mano a banche, società assicurative, fondi di investimento italiani e stranieri. Altro che “risparmiatori”, si tratta di speculatori seriali. Anzi, sono i mandanti del massacro sociale a cui sono sottoposti lavoratori, disoccupati, pensionati, piccole imprese commerciali e industriali. Le risorse che ci sono vengono trasferite ogni anno dalla società e dalla spesa sociale verso banche, industrie multinazionali, spese militari e per la repressione.
Ma se questa è la Luna, rimane il problema dell’idiota che guarda al dito. Ed è desolante verificare come larga parte di questa categoria, purtroppo, calzi a pennello con molti esponenti di vertice e di base dei residui della sedicente “sinistra”. Non fanno scandalo solo le dichiarazioni della Cgil o dell’Anpi, o del Pd/Leu, che difendono Mattarella; ma anche i commenti diffusi di tanti (ormai pochi) cittadini del “popolo della sinistra” che vi si accodano.
Avevamo definito come “emeriti coglioni” quelli che erano andati festeggiare al Quirinale l’arrivo di Monti al governo, dopo la deposizione forzata – e su mandato della Bce, con una lettera dell’agosto 2011 – di Berlusconi. Ci sentiamo di rinnovare quel giudizio su coloro che ritengono che oggi il problema sia difendere le prerogative costituzionali di Mattarella invece che indignarsi per lo scempio della democrazia da parte delle autorità politiche e finanziarie europee.
Né è possibile sottacere che Mattarella non ha trovato nulla di preoccupante nell’indicazione di Salvini al Ministero degli Interni, mentre ha fatto barriera contro un ministro per i suoi scritti economici. Se anche un ex girotondino e antiberlusconiano doc come Paolo Flores D’Arcais ritiene che il Quirinale sia andato ben oltre il dovuto e il consentito per sbarrare la strada ad un ministro eurocritico, è evidente che si è aperto uno sbrego democratico che ha colpito un possibile governo – contro il quale peraltro già stavamo scaldando i motori per ragioni diametralmente opposte a quelle motivate da Mattarella, dal Pd etc. etc.
Si pongono allora almeno due questioni dirimenti e su cui sarà difficile fare sconti:
- L’”emergenza democratica” esiste, ma non è alimentata solo da Salvini e company; gli apparati istituzionali subalterni all’Unione Europea e ai mercati finanziari sono ben più determinati e forti nel demolire la “Costituzione socialista” (come chiesto pubblicamente dalla banca d’affari JpMorgan);
- Il problema della “rottura della gabbia dei trattati europei” e della fuoriuscita, anche unilaterale, dalla Ue e dall’Eurozona, oggi è ormai un senso comune popolare che si è esteso a dismisura; sarebbe un vero e proprio suicidio politico, per una sinistra popolare e di classe, lasciare a Lega e M5S l’egemonia su questo punto dirimente.
Prima si comprende questo radicale cambiamento di fase storica e politica, prima sarà possibile cambiare il passo e adeguarlo agli avvenimenti. Ma non potrà che essere un soggetto politicamente indipendente dagli europeisti liberali e di sinistra come dagli euroscettici di destra. E’ l’unica strada per competere, in mezzo al nostro popolo, contro due opzioni che possono anche produrre “novità”, ma non certo nella direzione dell’emancipazione sociale e democratica del nostro e degli altri paesi imprigionati nella gabbia europea.
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Franco Astengo
CRISI E TERZA VIA di Franco Astengo
Uno schematico punto di riflessione sulla situazione italiana e sulla probabile scadenza elettorale ravvicinata:
1) L’esito della crisi in atto potrebbe essere rappresentato da un appuntamento elettorale nel quale si presenterebbero due schieramenti contrapposti titolari di un inedito “bipolarismo all’italiana”: da un lato i reclamanti la “sovranità no euro” (semplificando all’osso ovviamente) e dall’altro i difensori dell’Europa (inclusi vincoli di bilancio, fiscal compact, ecc, ecc) raccolti attorno alla posizione espressa dal Presidente della Repubblica nelle ore convulse del mancato decollo del governo Lega – M5S. In questo quadro si troverebbe in forte difficoltà anche l’idea di ricostituzione di un centro – destra nuovamente a trazione berlusconiana.
2) Si pone necessariamente il tema dell’autonomia politica, elettorale, istituzionale per una sinistra che intenda conservare caratteristiche di potenziale alternativa e che non pensi semplicemente di appiattirsi su di uno schieramento imperniato sul PD. Uno schieramento speculare a quello “sovranista” che non potrebbe far altro che rivendicare fittiziamente la difesa della Costituzione: dopo averla attentata con l’idea della deformazione bocciata con il voto popolare del 4 dicembre 2016. Questa memoria del voto del 4 dicembre 2016 va rinnovata con intensità, anche per richiamare la ragione di quanti – a sinistra – s’impegnarono a esprimere un voto che alla fine risultò vincente e che adesso non possono essere costretti all’interno di posizioni false e opportuniste. Collegando per di più questa presunta difesa della Costituzione con l’eredità dell’austerity imposta dai banchieri europei e delle politiche che hanno impoverito fortemente la gran parte dei ceti sociali e ancora delle leggi, dal job act alla buona scuola che ha causato profondi rivolgimenti e ferite sociali. E’ questa la ragione di una proposta di ricerca sulla “Terza via” per sfuggire a una davvero anomala proposta di schieramento avanzata in nome di una “union sacrée che non porterebbe davvero a nulla di buono;
3) In questo senso è evidente come sia necessario un allargamento di fronte comune imperniato sulla base delle più recenti esperienze accumulate sul terreno elettorale sia pur anche infelicemente. Esperienze diverse che in ogni caso hanno lasciato un segno Rimane valida l’idea di una capacità di immediata rappresentanza delle contraddizioni sociali più stridenti da porre all’interno di un progetto politico. Progetto politico che non può essere portato avanti soltanto attraverso realtà di movimento ma ha bisogno anche di un quadro di alleanze specificatamente politiche che verifichino la possibilità di presenza dei soggetti organizzati. Spirito e realtà concreta del “Brancaccio” andrebbero ripresi per intero, dopo la loro forzata cancellazione avvenuta per via politicista, ritrovando la strada di un incontro da realizzarsi comunque non soltanto in una prospettiva meramente elettorale;
4) L’Europa deve essere considerata come uno “spazio politico”, tenuto conto anche delle elezioni per il Parlamento Europeo che si svolgeranno nel 2019 e che dovranno essere affrontate in una dimensione sovranazionale anche dal punto di vista dello schieramento. Non sarà però sufficiente intervenire in quello “spazio politico” reclamando (nella stretta tra “no euro” e conservazione) semplicemente una maggiore democratizzazione dei meccanismi impositivi stabiliti dai Trattati e delle relative istituzioni. All’interno del quadro europeo e come elemento di forza di una battaglia elettorale della “terza via” dovrà esserci la richiesta di acquisizione di una “massa critica” sufficiente a realizzare il dato della rappresentanza istituzionale attorno a due punti fondamentali: l’idea della costruzione di un’Europa fattore di equilibrio nella contesa internazionale in favore della pace, ponendosi fuori dagli schieramenti di guerra che si stanno assestando nel confronto globale (sia sul piano commerciale, sia su quello direttamente armato); portare al centro dello scontro politico e istituzionale il tema dello sfruttamento che in questa fase di gestione del ciclo capitalistico (che è stata definita di post – globalizzazione nel corso della quale si sono affermante idee di società chiusa, sovranismo, guerra commerciale) è stato consentito ai padroni di intensificare fortemente ben oltre alla dimensione sociale di quella che abbiamo classicamente definito come “contraddizione principale”. Il fenomeno dell’intensificazione dello sfruttamento si è realizzato attraverso il ritorno delle condizioni di guerra in una dimensione neo coloniale, la precarizzazione, l’insicurezza, l’abbassarsi del livello complessivo delle condizioni materiali di vita e di lavoro causando quello che può essere ben definito come “arretramento storico”. La “terza via” intesa come una riaggregazione della sinistra, che riprende in pieno il cammino nel senso della storia proponendosi come riferimento aggregativo provvisto di autonomia di pensiero e di azione politica ripensando all’alternativa di programma e di progetto.
giggetto
Anche nelle “radiose giornate” del maggio 1915 il “senso comune popolare” era a favore dell’entrata in guerra dell’Italia.
D’altronde non possiamo lasciare il sovranismo ai sovranisti, come direbbe Crozza-Minniti.
Il nemico marcia sempre alla tua testa…
Mariella
Bah gente io non sono una fan né di mattarella, né dell’Europa e via discorrendo, cmq pensare di fare opposizione/conflitto sociale dando di “emeriti coglioni” o “idioti” a tutti tranne che a se stessi non mi sembra una buona strada. Mi sembra anzi che con questo atteggiamento a sinistra ( e non mi riferisco certo a PD e Leu) non siano rimasti poi tanti motori da scaldare… Ci vediamo in giro, spero con un atteggiamento un po’ più costruttivo… Altrimenti auguri
Redazione Contropiano
Diciamo che siamo in un momento in cui i campi si stagliano molto nettamente. E sbagliare le scelte diventa fatale. Mettersi dalla parte di Mattarella, che si appresta a benedire un governo contemporaneamente fasciorazzista (sul piano sociale) ed europeista (su quello dei parametri di Maastricht) può essere qualificato in molti modi. Nessuno dei quali oxfordiano… Essere costruttivi non può più voler dire accettare di tutto e il contrario di tutto. Hli anni ’90 sono finiti. E da un pezzo. Senza rimpianti.