Viviamo in un regime di grandi parole pronunciate con enfasi, mentre dietro i fondali di cartone si fanno affari grandi e piccoli.
Avete presente il Salvini che continua a tuonare contro le Ong e a benedire la guardia costiera libica “supportatata e istruita da quella italiana”?
Bene. Tre inchieste sono state aperte (una da parte della magistratura, una dalla Procura militare e una dalla Marina) per capire chi abbia caricato a bordo della nave militare Caprera 7 quintali di sigarette di contrabbando.
La notizia è stata data inizialmente dal sito della trasmissione Le iene e di lì ha cominciato a fare – con molta discrezione, imbarazzo e tanta censura – il giro dei media.
Sette quintali di sigarette sono ben 72 cartoni di grandi dimensioni, non un oggettino che chiunque può portare a bordo. Le operazioni di carico sono lunghe, richiedono l’intervento di più uomini, non può passare inosservata, specie su una imbarcazione di dimensioni abbastanza piccole (vedi foto). E stiamo parlando di una nave militare appena rientrata dalle operazioni al largo della Libia, nell’ambito di quel semi-blocco navale che tanto piace alla destra fascioleghista.
Proprio il ministro Salvini era stato a bordo della Caprera, pochi giorni prima, per fare il solito discorsetto: “Sono onorato di portare il sostegno del popolo italiano ai ragazzi che sono a bordo della Caprera a coordinare, educare, istruire e salvare. Il business dell’immigrazione clandestina è alimentato dalle navi di quelle associazioni che aspettano solo di recuperare esseri umani per continuare a giustificare la loro esistenza in vita. Mentre la Marina Militare Italiana e la Guardia costiera libica sono quelle che veramente aiutano, salvano e si propongono di bloccare partenze, diminuire il numero dei morti. Nonostante le operazioni di danno delle navi di Ong straniere. Solo nell’ultima settimana hanno salvato più di 2 mila persone”.
Seguendo il filo di questo “ragionamento” possiamo dunque dire che, siccome le partenze dei migranti sono state bloccate grazie all’accordo tra il governo italiano e i tagliagole “militarizzati” teoricamente al servizio di Al Serraj (da settimane sull’orlo del crollo e della fuga), scafisti e trafficanti di uomini si sono ritrovati senza business.
E hanno dovuto ripiegare sulle sigarette, trovando alcuni complici tra i militari italiani che li stavano “istruendo”.
A onore del comandante della Caprera, va sottolineato che l’inchiesta su questo contrabbando da poveretti è partita da una sua denuncia.
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