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Salvini-Le Pen, l’UGL e la memoria corta della Cgil

C’è grande sconcerto e preoccupazione nel mondo della sinistra per la conferenza stampa Salvini/Le Pen di cui ieri e stamattina stampa e tv hanno dato conto. Sconcerto e preoccupazione soprattutto per l’asse razzista-xenofobo tra Italia e Francia che si preannuncia in vista delle elezioni europee. Se lo sconcerto è scarsamente comprensibile, visto l’andazzo, la preoccupazione sembra essere tardiva e in qualche modo di maniera.

Infatti c’è un particolare dell’incontro che viene a mala pena citato e largamente sottovalutato, ed è il luogo in cui si è tenuta la conferenza stampa congiunta dei due, ossia la sede del sindacato di destra UGL, degno erede della CISNAL erede diretta del sindacato fascista. Fin qui nulla di strano, la UGL prima delle elezioni politiche ha stretto formalmente e ufficialmente un patto con la Lega di Salvini, inaugurando per la prima volta in Italia quel modello inglese che vuole le organizzazioni sindacali in diretta relazione con i partiti di riferimento.

Quello che andrebbe invece ricordato ai nostri della sinistra sconcertata e preoccupata è lo sdoganamento politico e sindacale dell’UGL all’epoca della segreteria Polverini attuato, platealmente e in pompa magna, dall’allora segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, quando nel maggio del 2010, in apertura del XVI Congresso dell’organizzazione, salutò dal palco “la cara amica Polverini”. A parte il faticare a comprendere come si possa essere “cari amici” di una persona che esprime una visione politica, morale, etica e culturale totalmente opposta alla parte che si rappresenta, il punto è un altro.

Da quel giorno –  in verità anche da prima ma da quel giorno con un vigore impensabile – la CGIL si è spesa in prima persona affinché l’UGL fosse convocata a ogni tavolo di trattativa, a ogni consesso sindacale democratico, diventasse interlocutore nel Paese. Tutto ciò in barba a ogni seria verifica di rappresentatività della sigla, in verità assai scarsa allora e quasi nulla oggi, dopo una scissione con strascichi giudiziari e politici di un certo peso, che però tuttora induce cigilcisluil a portarsi appresso a ogni trattativa i fidi sodali dell’UGL. La partecipazione alla trattativa dell’ILVA, dove praticamente l’UGL non esiste, ne è la prova più recente e palese.

Problemi di coscienza politica e democratica della Cgil si potrebbe dire, se non fosse che la stessa confederazione si adopera, e con buona lena, a impedire che la USB sieda ai tavoli di trattativa di secondo livello nella pubblica amministrazione perché ha scelto di non sottoscrivere un brutto contratto.

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2 Commenti


  • Angelo

    “inaugurando per la prima volta in Italia quel modello inglese che vuole le organizzazioni sindacali in diretta relazione con i partiti di riferimento.”
    Vorrei solo ricordare ai compagni scriventi che, prima della cosiddetta “Autonomia Sindacale” , la CGIL era considerata organica al PCI (maggioranza) e al PSI (minoranza; La CISL era strettamente controllata dalla DC e la UIL da PSDI (maggioranza) e dal PSI e PRI (minoranza).
    Poi venne l’Unità Sindacale: naturalmente unità dei burocrati e non dei lavoratori.
    E prima di Epifani ci fu Lama e la sua nefasta svolta dell’EUR.


  • ndr60

    Angelo mi ha preceduto nel commento; aggiungo solo che lo scambio poltrona nel sindacato – poltrona in Parlamento (in Italia o in Europa) è sempre stato assicurato, al culmine di brillanti carriere. Piuttosto, il problema della UsB è di NON avere attualmente alcun partito di riferimento. Potrà esserlo PaP?

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