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“Pigs. La vendetta dei maiali”. Dall’esempio dell’ALBA il sogno di un’area Euro-Afro-Mediterranea, alternativa alla gabbia dell’UE

Il Professore Luciano Vasapollo, autorevole economista ed esperto di America Latina, ha partecipato alla manifestazione “L’Unione Europea è una gabbia”, occasione in cui ha presentato il libro di cui è co-curatore, “Pigs. La vendetta dei maiali”. Il volume è pubblicato da Eurostop, uno degli organizzatori dell’incontro che ha tenuto luogo ieri in una Genova ancora sanguinante per la tragedia del crollo del Ponte Morandi. Le responsabilità della catastrofe, che ha provocato 43 morti il 14 agosto scorso e reso oltre 600 persone degli sfollati, sono da attribuire alle privatizzazioni, cominciate nel nostro paese con il governo Amato nel 1993 e proseguite fino ad oggi. Queste hanno regalato ai privati interi pezzi strategici della nostra economia e sono state dettate dall’UE, che ha stretto i paesi dell’Area Euro-Afro-Mediterranea in una asfissiante morsa.

Per questa ragione “Pigs. La vendetta dei maiali”, di cui Luciano Vasapollo è uno dei curatori insieme a J.Ariolla e R.Martufi, propone un’area Euro/Afro/Mediterranea finalmente sganciata dalle catene dell’Unione Europea. Al centro della discussione arricchita dal volume sono infatti quei paesi definiti dall’UE come “maiali grassi ed ingordi”, cioè Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, che non sono riusciti a controllare i propri conti pubblici e i paesi nord-africani mediterranei.

La proposta di un’Area Euro-Afro-Mediterranea (AR.E.A Medit) si affianca a quella dell’ALBA invocando “l’autodeterminazione di quei popoli che sono direttamente colpiti dal rafforzamento dell’Unione Europea”, basandosi sull’assunto che sia pura retorica “parlare in unità della classe operaia europea. Oggi il proletario italiano, quello portoghese, lo spagnolo, il greco ed anche il tunisino, l’algerino, l’egiziano e il marocchino, hanno interessi e condizioni di vita completamente differenti da quelle del lavoratore tedesco, svedese olandese, belga, britannico, che guadagnano un minimo salariale al mese relativamente molto più alto dei lavoratori dei PIIGS, e possono vantare condizioni di vita estremamente più stabili e di benessere completamente differenti dalle nostre”.

L’Unione Europea viaggia chiaramente a due velocità molto diverse, e per questo diventa indispensabile infrangere la “gabbia” che rappresenta, cioè sistema che ha provocato l’espulsione della sovranità democratica e popolare, la distruzione dello stato sociale, la privatizzazione dei servizi e distrutto il diritto al lavoro.

Il desiderio di cambiare le sorti dell’UE, basandole sulla libera concorrenza di mercato, è già stato minato alla radice con la famosa introduzione del pareggio di bilancio, che impedisce di realizzare politiche economiche espansive, dirette più al bene pubblico che al profitto.

La tragedia del crollo del Ponte Morandi, questo agosto a Genova, è dimostrazione della catastrofe prodotta dalle privatizzazioni, dismissioni, esternalizzazioni e depauperamento del patrimonio industriale ed infrastrutturale italiano che hanno provocato deregolamentazione del lavoro e dei diritti ma anche un peggioramento dei servizi pubblici ed essenziali.

La causa scatenante è stata la congiuntura politica che ha favorito la spoliazione, ridimensionamento e declassamento dell’economia del nostro paese svalorizzandone la forza lavoro.

Uscire dall’Euro può essere una soluzione quindi più politica che economica, non tornando indietro alle monete nazionali ma istituendone una nuova tra economie più simili tra loro, in modo da liberarsi dal dominio franco-tedesco: “la frammentazione monetaria dell’Euro-zona è una possibilità reale, ciò che non lo è, è tornare a monete nazionali che lungi dal rappresentare una sovranità (monetaria) recuperata, non potrebbero non essere che simboli monetari di territori politicamente ed economicamente frammentati e dipendenti dall’area di influenza del capitale europeo. Se i paesi della periferia europea vogliono riprendere il controllo sull’attività produttiva, lo potranno fare solo in modo congiunto e mediante un processo di rottura con il modello delle finanze private e con lo spazio monetario asimmetrico di adesso. […] Uscire dall’euro proponendo una nuova moneta per Paesi con strutture produttive più o meno simili sarebbe l’unica alternativa realizzabile, che permetterebbe sia di mantenere un margine di negoziazione con le istituzioni comunitarie e con la Banca Centrale Europea sia di creare un nuovo blocco politico istituzionale capace di realizzare un modello di accumulazione favorevole ai lavoratori”

La proposta offerta da “Pigs” è quindi quella di un’area “Euro-Afro-Mediterranea” basata sull’autodeterminazione dei popoli che contrasti le immortali tendenze imperialistiche e neocoloniali che producono migliaia di migranti. Una federazione simile all’ALBA latino americana, che porti nell’area mediterranea quei valori utili per dimostrare che esiste un’alternativa al sordo oblio che rimbomba nella gabbia dell’Unione Europea.

*da farodiroma.it

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