In un mio precedente articolo, appena qualche giorno fa, avevo esortato il partito di maggioranza relativa a fare una cosa qualsiasi per mantenere le sue promesse elettorali, in modo da impedire di consegnare il paese ad una masnada di fascio-leghisti-razzisti-piddini, a cominciare dai preziosi scranni dell’inutile europarlamento, per passare alla Regione Piemonte.
Non passano tre giorni – cari compagni – che le mie preghiere sono state esaudite. Non già quando appare, dopo neppure ventiquatt’ore, questo tweet del ministro Toninelli: che ha suscitato in me orrore e timore, invece che gioia e giubilo, com’era logico aspettarsi in un paese normale, se il ministro dei trasporti esprime (sebbene su Twitter) un pensiero così netto.
E non perché sia noto che a questo signore, gran brav’uomo, capiti spesso di smentir se stesso, ma quanto perché nomina in un suo scritto pubblico una persona che sarebbe bene non nominare mai più, se non nel momento del suo siluramento, per agevolare l’unico posto dove – essendo noi contro la violenza – deve finire, occorrerebbe nominare ancora una volta: il dimenticatoio.
Un’ondata prorompente di esultanza non è neppure fuoriscita dal mio piccolo cuore NOTAV all’annuncio di una mozione contro il TAV da parte del Consiglio Comunale di Torino, mia piccola patria dal lontano 1961.
L’annuncio è stato puntualmente confermato dai fatti da poche ore: non è questo infatti il primo pronunciamiento degli attuali amministratori e della Sindaca, che su ben altre questioni dovrà confrontarsi con la propria città. Città che, certo, proviene da decenni di buio iniziato nel 1993 dopo la proditoria defenestrazione del suo ultimo Sindaco, Diego Novelli, da parte di una consorzioteria via via sempre più impresentabile.
Va da sè che questo passato degno di un quadro di Münch è rimpianto oggi solo da patetici personaggi, scornati di non poter più accedere ad una pluridecennale greppia: presidenti di qualsiasi istituzione pubblica ivi paracadutati dopo aver verificato che un concorso da ricercatore universitario era troppo per le loro forze, fintoartisti, pseudointellettuali, televisionari e scriba.
Un primo salto sulla poltrona lo abbiamo fatto quando abbiamo visto (rubo una geniale definizione) questa foto hallowinesca della definitiva riedizione della famiglia Addams, che secondo noi è seconda solo alla mitica foto di gruppo con orrori della plurilaureata ministra Fedeli.
Proprio poco minutaggio prima della mozione succitata, dei signori che nessuno riconosce hanno inscenato una esilarante pantomima. Poco importa (cito in parte anche qui) che costoro non abbiano nessuna motivazione “Si tav” da esprimere, nessun argomento serio, non abbiano mai portato nessun tecnico che confutasse una sola riga della relazione dei tecnici della commissione tecnica Torimo-Lione.
Ma no! Attenzione! Uno dei fantasmi nella foto sopra è in realtà riconoscibile, essendo ormai assurto a simbolo del fallimento e dell’instant karma delle sue profezie da natural born loser. Ed è vedendo questa ulteriore foto: che il nostro entusiasmo ha rotto tutti i freni ed allagato tutte le strade: ABBIAMO VINTO!
Il TAV – lo dice questa profezia del nostro Nostradamus triste – resterà soltanto un brutto ricordo, epperò il 2019 sarà l’anno in cui anche noi forse moriremo, a causa di brindisi ripetuti, feste, balli, canti, e per esaurimento dei liquidi nelle nostre glandole salivari, tanti sono gli sputi che – siamo in democrazia e altro non si può fare – abbiamo in serbo e finalmente espleteremo a tutti i detentori di quei nominativi riportati in un file excel, già pronto da anni e costantemente aggiornato.
Fra i primi della lista, essendo purtroppo nel frattempo mancato il patriarca della consorzioteria cui l’adagio iniziale era dedicato, troviamo alcuni che, addirittura in queste ore memorabili, hanno confermato la legittimità della loro presenza nel file suddetto, mentre altri restano comunque ivi inclusi ad odorem:
– Membri maschili e femminili della consorzioteria intestata al Patriarca cui dianzi si accennava, non tanto per sangue, quanto acquisiti in diverse maniere; nani, ballerine, principesse, fintointellettuali, fotografi neobenettoniani, ex-campioni/esse et similia.
– Professori, ex-professori, ex-architetti, vetero-neofilosofi sedicenti di sinistra, teleimbonitori, figli eccelenti, et similia.
– Ex-sindaci, ex-presidenti, futuri ex-presidenti, condannati, futuri condannati, et similia.
– Quotidiani cui presto mancheranno molti foraggi, statali e non, che hanno ormai divorziato dalla verità e che speriamo presto chiudano.
Dopo tanti anni, un solo grido di vittoria prorombe dai nostri petti ormai canuti: GRAZIE, PIERO!
PS: un sentito ringraziamento va anche ai sindacati della Triplice, come sempre attenti ai bisogni (non del Paese) e all’opinione della classe (non operaia)
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Gianni Sartori
20 ANNI SENZA SOLE
(Gianni Sartori)
«Ci vogliono morti, perché siamo i loro nemici. E non sanno che farsene di noi, perché non siamo i loro schiavi».
“Non sanno che farsene di noi….” aveva lucidamente scritto Soledad Rosas dopo la morte del suo compagno Edoardo Massari (28 marzo 1998) e poco prima di morire – nello stesso modo – a sua volta (11 luglio 1998).
Ma in un sistema capitalista efficiente niente si butta e nel frattempo si sono inventati qualcosa. Prima un libro (“Amor y anarquia. La vida urgente de Soledad Rosas 1974-1998” di Martin Caparros)*, adesso anche un film.
Il libro, pubblicato nel 2003, lo avevo già letto in castigliano e non ne ero rimasto molto convinto. Se non una mera operazione commerciale, sicuramente una manipolazione della tragica vicenda dei due squatter morti suicidi (almeno ufficialmente, ma ci sono tanti modi per spingere qualcuno a togliersi la vita). Ricorrendo anche all’esibizione di vicende intime della ragazza, non pertinenti con gli avvenimenti – eminentemente sociali e politici, un preludio delle lotte contro la TAV.
Nel 2018 il libro è uscito in lingua italiana e nel frattempo ne era stato ricavato un film.
Regia – nientemeno – di Agustina Macri, figlia di Mauricio Macri, il presidente argentino.
Le riprese, iniziate a Torino l’anno scorso, si erano dovute trasferire prima a Genova, poi a Montevideo per sfuggire alle contestazioni degli anarchici che non avevano gradito l’appropriazione indebita.
Qualcuno, polemicamente, aveva anche chiesto alla figlia – milionaria – del neoliberista Macrì perché – già che c’era – non girava un film su Santiago Maldonado, il militante anarchico prima desaparecido, poi ritrovato cadavere in un fiume, presumibilmente assassinato per la sua partecipazione alle lotte del popolo mapuche**.
Inevitabile ritornare alle polemiche su altri film che raccontavano (o almeno pretesero di raccontare: a modo loro, spettacolarizzando e mercificando) le vicende di compagni vittime della repressione statale. Penso al film su Salvador Puig Antich, sostanzialmente accettato dai familiari – le sorelle – ma criticato duramente dai suoi compagni del MIL in quanto centrato su un generico ribellismo che metteva in ombra la forte coscienza anticapitalista di Salvador.
O a quello su Lasa e Zabala, militanti baschi sequestrati, torturati e assassinati dalle squadre della morte parastatali del GAL. Anche in questo caso ci furono pareri opposti, soprattutto tra i membri dell’associazione Senideak. Mentre per qualcuno dei familiari e degli amici ”serviva comunque a ricordarli, a parlare del terrore di stato” per altri si trattava di una mistificazione riduttiva che tradiva la militanza dei due abertzale.
Tornando a Soledad, ricordo che la criminalizzazione dei due romantici squatter (e di un terzo, Silvano Pellissero, l’unico sopravvissuto al carcere) fu principalmente opera dei Pubblici Ministeri Maurizio Laudi (nel frattempo deceduto) e Marcello Tatangelo. Accuse assurde, sproporzionate e destinate a cadere nel 2002 – a quattro anni dalla morte dei due compagni – che però trovarono a disposizione l’immediata grancassa dei media. Anche di quelli “democratici” e progressisti, gli stessi che oggi magari pubblicano recensioni benevole sul film, ma che all’epoca si impegnarono nel distorcere e denigrare. Si parva licet, vedi su “la Repubblica” il disprezzo vomitato sugli squatter dal solito Michele Serra.
Gianni Sartori
*nota 1: Ben altro libro invece quello scritto dal compagno Tobia Imperato (“Le scarpe dei suicidi”), un valido testo militante scritto e pubblicato rimanendo al di fuori dei circuiti commerciali.
http://www.notavtorino.org/documenti-05/le_scarpe_dei_suicidi.pdf
** nota 2: coincidenza, proprio la figlia di un’altra (ex) presidente argentina – Florencia Kirchner, figlia di Cristina Kirkner – ha realizzato la sceneggiatura di un documentario su Maldonado (“El camino de Santiago”). Ancora un discutibile tentativo di appropriarsi della morte di un compagno – trasformandolo in “martire” (vedi l’evocativa scelta del titolo) – ma già meglio, comunque.