Sono servite lunghe e complesse indagini per stabilire quello che gli imputati dicono inpunemente da anni su tutte le piazze e i loro foglietti di propaganda: CasaPound è un’organizzazione fascista, che ha come obiettivo e pratica quotidiana la ricostruzione del partito fascista.
Ci è arrivata la Procura di Bari, predisponendo di conseguenza la chiusura del covo locale, in via Eritrea (scelta probabilmente in ricordo del piccolo passato coloniale dell’Italietta fascista).
L’indagine non è partita dall’analisi della “produzione ideologica” sfornata negli anni dai mazzieri di “casaclown”, ma dalla molto più concreta aggressione compiuta il 21 settembre scorso contro un gruppo di antifascisti che rientrava tranquillamente a casa dopo una manifestazione contro la presenza di Salvini nel capoluogo pugliese. In quell’aggressione rimase ferito il compagno Antonio Perillo, che era vicino all’europarlamentare Eleonora Forenza; altri vennero inseguiti e minacciati con bastoni.
Il procuratore Roberto Rossi ha messo sotto indagine 35 mazzieri, praticamente tutti i membri della piccola tribù fascista locale. Difficile possano dire si tratti di un errore: tutti sarebbero stati immortalati dalle solite telecamere sparse a centinaia per il centro cittadino.
La perquisizione della sede ha poi “arricchito” l’impianto accusatorio, vista l’abbondanza di busti ritraenti Mussolini e le numerose copie del Mein Kampf hitleriano.
Tutto giusto, ci mancherebbe. Restano in testa, però due domande: a) visto quel che dicono da sempre di se stessi (“i fascisti del terzo millennio”), era proprio indispensabile attendere la millesima aggressione fisica per procedere alla messa sotto inchiesta per “ricostruzione de partito fascista”? Fosse stato fatto prima, magari qualche ferito in meno ci scappava…
b) Qualcuno può spiegare al ministro dell’interno leghista che il suo personale “servizio d’ordine” è fatto – tecnicamente, cioè giuridicamente – di “delinquenti”?
Con i poteri di cui dispone non dovrebbe essergli difficile procedere all’arresto per “rispedirli a casa loro” (così la finirebbero pure di tirare in ballo il povero Pound…).
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