Intervista a Riad Zaghdane, sindacalista dell’Usb nella logistica. Domani in tutta Italia scioperano gli uomini e le donne che muovono le merci, che te le fanno arrivare comodamente e rapidamente a casa, ma che sono sottoposti a livelli di sfruttamento e stress che gridano vendetta. Soprattutto quando le loro condizioni di lavoro somigliano sempre di più a quelle di un caporalato selvaggio. Alla vigilia dello sciopero nazionale nella logistica convocato dall’Usb, ne parliamo con Riadh Zagdane, sindacalista Usb del settore.
Venerdi 22 avete convocato uno sciopero generale nazionale di tutto il comparto strategico della logistica. Quali sono gli obiettivi dello sciopero?
Con questo sciopero nazionale vorremmo in primo luogo mettere il dito nella piaga degli appalti e subappalti delle cooperative false e delle aziende finte. Tutto ciò, oggi rappresenta lo strumento con il quale le multinazionali della logistica e non solo, cercano di abbassare il costo di lavoro e di conseguenza creare una catena di sfruttamento e di schiavismo da una parte, dall’altra un sistema di irregolarità, evasione fiscale e contributiva. Tiene conto che in Italia secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro due aziende su tre della logistica sono irregolari. Quindi abbattere il sistema malato degli appalti diventa una questione imperativa. L’altro punto cruciale è quello della repressione e della violenza adottati dai padroni nei confronti di chi osa alzare la testa e lotta contro questo sistema. L’esempio emblematico è il licenziamento dei 33 licenziati alla GLS di Piacenza solo per aver preteso un lavoro più sicuro e i provvedimenti di divieti di dimora che hanno raggiunto i lavoratori della TNT sempre di Piacenza per gli scioperi contro il licenziamento di un loro compagno.
Avete chiesto un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. Quali problemi presenterete e quali risposte chiedete al governo?
Abbiamo chiesto un incontro al ministro Di Maio perché è giunto il momento che il governo intervenga sulle questioni spinose che stiamo da tempo denunciando e che sono le motivazioni di questo sciopero. Di Maio deve mettere mano sulle seguenti questioni: il sistema e la filiera degli appalti; la questione delle false cooperative e le aziende finte; l’intermediazione della manodopera; ed infine gli appalti illeciti. Sono quattro macro problemi che non riguardano solo la logistica ma abbracciano diversi milioni di lavoratori di diversi settori di lavoro privato e pubblico. E per tale ragione ci vuole una legge che favorisca l’internalizzazione e metta fine al calvario dei cambi appalti e alla sottrazione dei diritti
A che punto stanno le cose sui licenziamenti dei lavoratori iscritti all’Usb alla Gls e di quelli della Tnt colpiti dalla repressione?
I 33 licenziati alla GLS di Piacenza oggi sono l’emblema di quanto i lavoratori della logistica subiscono tutti i giorni, sono ancoro fuori dal magazzino che tra l’altro la GLS vorrebbe chiudere al solo fine di sbarazzarsi dei lavoratori che hanno acceso la miccia delle lotte nel lontano 2011. La nostra lotta per il loro reintegro continua con la solidarietà di tutti gli altri lavoratori anche da diversi settori. Invece per quanto riguarda i 13 lavoratori della TNT colpiti dal divieto di dimora con i ricorsi fatti dal nostro legale sta sgretolandosi la montagna di false accuse che i capi della società in appalto hanno promosso contro questi facchini che lottano contro i licenziamenti.
La logistica è diventato un settore strategico per il capitalismo e per la circolazione delle merci. Emerge però che i lavoratori in questo settore sono nelle mani di cooperative, appalti e società spesso coinvolte in inchieste giudiziarie e al confine tra legalità e criminalità. Che cosa è oggi il settore della logistica?
Il settore della logistica è stato sempre strategico per il capitalismo, oggi lo è di più per almeno tre fattori basilari: 1) il cambiamento del modello produttivo dopo la disaggregazione dell’industria, cioè non c’è più l’industria di una volta che produce tutto fino al prodotto finale, un automobile, oggi è assemblata da diversi pezzi meccanici fabbricati in diversi luoghi o addirittura in diversi paesi; 2) la globalizzazione della produzione e quindi la delocalizzazione delle fabbriche fuori dall’area più “ricca” del mondo impone un sistema logistico per consentire al capitale la commercializzazione della propria merci; 3) la vendita on line (E-commerce) delle merci che consente al capitale un guadagno maggiore attraverso l’eliminazione dei luoghi fisici del commercio, dove tradizionalmente commercializza i propri prodotti e di conseguenza la forte riduzione del numero dei commessi addetti alla vendita, aumenta la circolazione delle merci. L’obiettivo del capitalismo è creare profitti con minore costo di lavoro e di spesa e in minor tempo possibile, quindi è su queste due equazioni che i padroni della logistica fondano il loro operato. Di conseguenza, affidano tutte le lavorazioni a soggetti terzi, dal facchinaggio al trasporto, attraverso gli appalti al ribasso che con il tempo è diventato un sistema dietro il quale si nasconde il ricatto della precarietà, il furto dei diritti, lo sfruttamento, il caporalato, l’assenza di sicurezza sul luogo di lavoro e molti milioni di euro di evasione fiscale e contributiva. Questo sistema di false cooperative, di interposizione di manodopera, di appalti, subappalti illeciti e caporalato, oltre a danneggiare i lavoratori e l’intera comunità, costituisce da anni – secondo la maggior parte delle Procure della Repubblica – un terreno fertile per l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto produttivo ed economico del paese. Gli arresti recenti dei fornitori di Leroy Merlin e della GLS dopo le lotte e le denunce di USB, come tanti altri che leggiamo tutti i giorni sui quotidiani in tutto il paese, sono esempi lampanti che questo sistema è malato e bisogna intervenire subito. Non possiamo dire che il problema, o meglio ancora questo male, si risolvere aumentando solo i controlli, perché si tratta di centinaia di migliaia di appalti e subappalti sparsi in tutto il paese
Nell’organizzazione e nella difesa dei lavoratori della logistica l’Usb si sta scontrando frontalmente con le imprese del settore, con il verminaio di cooperative che prospera sul caporalato ma anche con sindacati come il SiCobas che teorizzano la intermediazione della forza lavoro e non vanno troppo per il sottile contro chi si oppone. Come stanno le cose?
Noi abbiamo una piattaforma molto chiara e lineare, e stiamo facendo le nostre battaglie contro lo schiavismo e la precarietà, il sistema malato degli appalti, le cooperative false e il caporalato del terzo millennio. Per qualcuno tutto ciò non è centrale come obiettivo, si illude di riuscire a limitare il danno cogestendo le cooperative e le società appaltatrici. Per questo si mettono di traverso, limitandosi solo ad agire per modificare alcuni aspetti contrattuali senza andare fino in fondo al nocciolo del problema. E’ per questo che la nostra piattaforma diventa fastidiosa e concorrenziale e di conseguenza gli altri sindacati, Sicobas in testa, ci danno battaglia, a volte peggio dei padroni. Ogni giorno riscontriamo un attacco mediatico diffamatorio da parte del Sicobas che distoglie l’attenzione sui problemi veri dei lavoratori, trasformando falsamente le lotte dei facchini in diatriba tra sindacati e addirittura guerra di tessere. Così facendo si fa il gioco dei padroni della logistica che si stanno attrezzando per riportare indietro la lancetta del tempo per riprendersi i diritti ad oggi conquistati.
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