Il Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo si è riunito per valutare la situazione politica alla luce dei risultati delle elezioni europee ed amministrative, per discutere della fase sociale ed economica e di come si possa rinforzare l’opposizione al neoliberismo e in particolare a questo Governo in cui prende sempre più spazio la Lega.
A differenza di quanto pensano molti, non crediamo ci sia da avere paura: quello che sta accadendo è parte delle convulsioni di una crisi che va avanti da oltre dieci anni in cui, come direbbe Gramsci, “il vecchio muore e il nuovo non può nascere”. Il nostro compito è di analizzare i processi senza farci prendere da rapidi entusiasmi o delusioni, stare sui territori e fra le persone e dare una mano per far nascere il “nuovo”, che già appare in tante piazze, in tante forme di resistenza sociale e individuale, in tanti conflitti sul lavoro. A fianco alla domanda di sicurezza, di autorità, in Italia esiste anche una domanda di riscatto, di giustizia, che resta ancora inevasa. La nostra missione è mettersi al servizio di questa domanda, cercare di organizzarla per farla contare nella società e nelle istituzioni.
Nelle prossime righe avanziamo qualche idea sul come farlo e segnaliamo diversi appuntamenti che possono invertire il segno della rassegnazione.
- VALUTAZIONE DELLE ELEZIONI E DELLA FASE A LIVELLO EUROPEO
Avevamo già dato un primo parere sulla tornata elettorale QUI e QUI. In sostanza, a livello europeo non si verifica quello “sfondamento sovranista” che i media hanno paventato per mesi: le forze che in questi anni hanno governato l’Unione, di centrodestra (popolari e liberali) e di centrosinistra (socialisti e verdi) restano alla guida dell’Europa. Ma questa non è una buona notizia, innanzitutto perché sono le stesse forze che hanno applicato spietatamente l’austerità, in secondo luogo perché il loro progetto non è poi così diverso, alla radice, da quello della destra autoritaria, che non ha alcuna intenzione di fare gli interessi delle classi popolari – si pensi ad esempio alla difesa, che entrambe le forze fanno, degli interessi delle imprese o alle politiche verso i migranti. È probabile che, vista la crescita dell’estrema destra e la contrazione della sinistra radicale, l’asse del dibattito e della governance europea si sposterà in senso ancora più reazionario, per cui i popoli europei potrebbero subire ulteriori restringimenti dei propri diritti, mentre i ricchi, le multinazionali, i grandi proprietari possono sentirsi più tranquilli.
Quanto alla sinistra radicale europea, gli esiti sono stati tendenzialmente negativi. Purtroppo abbiamo assistito al ridimensionamento della France Insoumise e di Unidas Podemos, mentre altre forze sono riuscite a tenere o addirittura, come il Partito del Lavoro Belga, sono riuscite a crescere e strappare per la prima volta l’elezione di un deputato. A dimostrazione di quanto dal nostro lato le cose restino complesse, di quanto non esistano “modelli”, anche se ci sembra evidente che la strada del radicamento territoriale, della presenza nelle lotte, di una comunicazione “aperta” e “sociale”, paghi sempre.
Il dato complessivo è che una generale domanda di cambiamento o non si rivolge alla politica, con l’astensione che resta impressionante fra i giovani e fra le classi popolari, o è tornata in piccolissima parte ai vecchi partiti socialisti, o è stata capitalizzata dai Verdi, cresciuti ovunque, che però la giocheranno in chiave moderata e sostanzialmente liberista.
- E IN ITALIA?
La situazione italiana sta in questo quadro ma ha delle peculiarità specifiche, perché vede l’affondamento dei 5 Stelle e la contestuale crescita della Lega. Non ci dilunghiamo sulla crisi dei 5 Stelle, determinata soprattutto dal fatto che le enormi speranze di cambiamento sociale sollevate sono state tradite in pochi mesi, sia perché non è un partito voglioso o attrezzato ad affrontare lo scontro di classe che implicano oggi qualsiasi misura di redistribuzione della ricchezza, sia perché l’alleanza con la Lega li ha divorati. La Lega, da sempre partito di sistema, alleata per anni al governo nazionale con le forze più conservatrici del paese e che sul territorio amministra insieme a imprese e poteri forti, è riuscita a imporre la sua impronta sul governo, portando a casa i risultati che interessavano al suo elettorato. Salvini e la sua potenza mediatica hanno fatto il resto.
E tuttavia, proprio questo successo della Lega rischia di mettere in crisi il Governo e di farlo cadere. Innanzitutto perché c’è una congiuntura economica tutt’altro che semplice, con l’economia ferma (l’ISTAT ha appena rivisto le stime del PIL a -0,1%), l’aumento del debito pubblico, e dunque nuovi possibili attacchi speculativi sui mercati finanziari. Una situazione che questo governo “populista” dovrebbe gestire facendo austerità, tagliando spesa sociale, aumentando l’IVA, come ha più volte segnalato il Ministro Tria: tutte cose che non ha intenzione di fare perché lo distruggerebbero politicamente.
In secondo luogo, Salvini può anche alzare la voce in Europa ma non ha alleati. Chi oggi comanda sono le stesse forze di sempre che non vogliono concedere deficit o deroghe al Fiscal Compact, infatti hanno già fatto sentire la loro pressione con la “lettera” dei giorni scorsi. E la Lega non ha interesse a contrastare realmente queste forze.
Infine, esaurite quasi del tutto le misure di propaganda a costo zero, restano i problemi reali: se Salvini prende la direzione del Governo, deve iniziare a rispondere anche su questo, cosa che è impossibilitato a fare.
Con i 5 Stelle sempre più in trappola – se fanno cadere il Governo rischiano di andare a nuove elezioni vedendosi eroso il consenso e la metà dei parlamentari non riconfermati, se restano subordinati nel Governo vengono mangiati a poco a poco – la Lega rilancia sulle misure che rappresentano le classiche politiche dell’era Berlusconi: grandi opere e sblocco dei cantieri, dunque cementificazione e spesa pubblica che finisce dritta nelle mani delle imprese, sospensione del codice degli appalti, enorme regalo alle mafie e pericolo vero per i territori e per lo sfruttamento dei lavoratori, decreto sicurezza bis stavolta pensato non solo contro i migranti ma anche contro gli italiani che protestano, e infine autonomia differenziata per blindare i voti del Nord e lasciare il Mezzogiorno in uno stato di povertà, ignoranza e sudditanza assoluta.
Un programma di governo feroce, a cui bisogna da subito opporsi, anche perché nessuno lo farà: su buona parte di questi provvedimenti, infatti, non solo Forza Italia e Fratelli d’Italia sono assolutamente d’accordo, ma concorda anche il PD! Anche per questo, rispetto ai ballottaggi amministrativi, ci sentiamo di sostenere la posizione assunta da Potere al Popolo Livorno: non diamo indicazione di voto perché rigettiamo la logica del “meno peggio” che tanti danni ha provocato negli ultimi decenni.
- POSSIBILE RIPRESA DELLA MOBILITAZIONE SOCIALE E LA PROPOSTA DI POTERE AL POPOLO
Potrebbe dunque sembrare che la situazione in Italia sia assolutamente negativa: un governo di incapaci e reazionari, un’opposizione altrettanto liberista che al massimo sa invocare l’austerità europea per liberarsi dei suoi nemici, una raffica di misure che mentre tagliano il welfare regalano soldi alle imprese per devastare il territorio…
In realtà il governo non ha affatto il consenso di tutti gli italiani, come dimostra l’astensione senza precedenti di questa tornata. In secondo luogo, qualcosa si sta iniziando a muovere nella coscienza collettiva: ci sono state mobilitazioni popolari interessanti – sia sull’antirazzismo/antifascismo e contro Salvini, con striscioni e contestazioni, sia sul tema della libertà d’insegnamento, sia soprattutto sull’ecologia e sulle questioni di genere e i diritti delle donne, iniziative di resistenza contro i licenziamenti. Questa spinta, che coinvolge anche tanti giovani, si lega a una presenza sul territorio che il variegato mondo della sinistra continua ad avere con centri sociali, case del popolo, associazioni, sindacalismo conflittuale, liste civiche che producono elementi di discontinuità. Insomma, non è vero che di fronte all’Italia di Salvini non c’è niente.
Quello che è certamente vero è che queste spinte non trovano un soggetto politico di riferimento a livello nazionale, soprattutto a livello elettorale né nei tanti partiti comunisti identitari e nostalgici né tantomeno nei soliti cartelloni arraffazonati sotto le elezioni solo per permettere la riproduzione di un ceto politico senza idee né radicamento. La lista “La Sinistra” ha fatto tutti gli errori che abbiamo visto ripetersi dal 2008 in poi: mettere insieme tutto e il contrario di tutto, chi sui territori si presentava in alleanza con il PD e i SI TAV – come Sinistra Italiana – e chi si proclama alternativo, escludere i giovani, candidare le segreterie dei partiti, le stesse figure responsabili del disastro di questi anni.
Quanto successo ci dimostra ancora una volta che bisogna “fare tutto al contrario”, come abbiamo detto alla nascita di Potere al Popolo: costruire la casa dalle basi e non dal tetto, radicarsi sui territori attraverso il mutualismo e il sostegno alle lotte, fare inchiesta, dare analisi e respiro culturale, dare protagonismo a chi fa. Questo ci sembra l’atteggiamento giusto per misurarsi sul terreno della ricomposizione politica e sociale in una società dove la disgregazione e la polarizzazione mettono a durissima prova ogni ipotesi di rappresentanza. Noi vogliamo lavorare in questo senso: sappiamo che abbiamo molto da imparare, ma almeno siamo consapevoli del problema, ci siamo messi nella condizione di sperimentare.
Crediamo infatti di essere riusciti a “tenere” in una fase in cui la non-partecipazione alle europee poteva farci sparire. Grazie all’impegno dei territori dove si sono aperte case del popolo e sono state portate avanti lotte importanti, grazie alla presenza anche mediatica dei nostri due portavoce e grazie alla partecipazione alle amministrative, siamo riusciti ad aggregare persone nuove, a marcare una presenza ed accumulare altra esperienza, importantissima per una formazione giovane come la nostra.
In particolare valutiamo come positivi i nostri risultati alle amministrative che ci mettono nella condizione di sperimentare un nuovo settore di intervento, quello delle istituzioni di prossimità. Abbiamo eletto circa 9 consiglieri comunali e di municipalità, che si vanno aggiungere alle decine di consiglieri aderenti a Potere al Popolo eletti in coalizione o con liste civiche: avvieremo un lavoro politico fortemente innovativo, che ci permetta di usare le istituzioni di prossimità – più vicine alle contraddizioni dei territori, dove una politicizzazione reale e non “spettacolare” è ancora possibile – per fare controllo popolare e migliorare la qualità della vita dei cittadini, stimolando partecipazione e costruendo anche su questa gamba, oltre a quella del mutualismo, forme di potere popolare.
Da questa tornata elettorale impariamo due cose:
– che è importante partecipare alle elezioni locali, perché permette di aggregare, di consolidare il proprio intervento, di confrontarsi e farsi vedere dai cittadini: per questo invitiamo tutti i nostri nodi ad attivarsi per tempo per presentarsi;
– che non esistono ricette generali valide per tutte le situazioni: si può andare bene sia andando alle elezioni in coalizioni sia da soli. Ciò ci spinge a riaffermare i principi condivisi e dirimenti sul piano politico come quelli con cui siamo andati alla discussione con altre forze nei mesi scorsi, ma anche a misurarci concretamente sul campo con quello che le realtà specifiche ci mettono davanti.
L’importante – che si facciano lotte, che si scriva un documento, che ci si presenti alle elezioni – è sempre essere percepiti come utili, come una risorsa per il nostro blocco sociale!
- LO SCENARIO A BREVE E I PROSSIMI APPUNTAMENTI
Nei prossimi mesi potremmo trovarci in uno scenario di maggiore movimento. Attacchi speculativi durante l’estate, misure di austerity di questo governo o di un governo “tecnico” che dovesse subentrare, potrebbero aprire spazi di mobilitazione. Anche perché la “diga” dei 5 Stelle, che dal 2011 in poi ha contribuito a svuotare le piazze attraverso l’idea che “scendere per strada non serve, votate noi che una volta al governo cambieremo tutto”, è crollata… Noi dobbiamo metterci in condizione di intercettare questa domanda di cambiamento. Abbiamo la responsabilità di costruire, con tutti i soggetti conflittuali, delle piazze che diano la possibilità alle persone di farsi sentire. La nostra opposizione sarà frontale contro le misure già annunciate, contro i provvedimenti fiscali che intendono sancire le disuguaglianze sociali, verso la minaccia delle autonomie differenziate, e contro la mano libera alle mafie e agli interessi privati negli appalti sulle opere infrastrutturali.
Per arrivare a incidere però dobbiamo cresce in quantità e qualità, organizzarci sempre meglio. Perciò abbiamo convocato, il prossimo 23 giugno, un’assemblea nazionale a Roma, per fare un bilancio collettivo e rilanciare il nostro progetto verso l’esterno, articolando proposte di resistenza conflitto: sul lavoro e sull’ambiente, sul piano nazionale e sul piano locale, in cooperazione con altre forze popolari a livello europeo e internazionale. Peraltro, sullo scenario italiano incombe nuovamente l’ipoteca della crisi di governo e di nuove elezioni. Ci organizzeremo sin da subito, non perché riteniamo inevitabile il terreno elettorale (e sulle europee lo abbiamo dimostrato) quanto perché pensiamo che Potere al Popolo sia in grado di misurarsi con ogni livello della sfida e debba far sentire la sua voce in questo eventuale passaggio. Invitiamo quindi tutte le assemblee territoriali a discutere e a preparare al meglio la partecipazione all’assemblea nazionale.
La stessa cosa vale per il campeggio di Potere al Popolo, che si terrà dal 28 agosto al 1° settembre a Isola Capo Rizzuto, in Calabria. Sarà un grande momento di socializzazione, formazione e confronto politico. Invitiamo sin da ora a far girare la notizia, a breve usciranno tutte le informazioni.
Nel frattempo, abbiamo tante cose da fare. La prima è far sottoscrivere a tutti questa petizione (LINK) che abbiamo lanciato insieme alla famiglia di Lorenzo “Orso” Orsetti, il compagno italiano combattendo l’ISIS insieme ai curdi delle YPG/YPJ. La petizione si oppone alle misure di “sorveglianza speciale” che lo Stato Italiano vuole imporre ai combattenti italiani tornati dalla Siria del Nord. È incredibile che mentre Orso viene celebrato da tutti come un eroe perché combatteva i reazionari islamisti, i suoi compagni debbano essere sottoposti, senza nemmeno un processo, a misure repressive che implicano il non potersi muovere da casa, il non poter incontrare nessuno, il non poter svolgere attività politica o sociale.
Peraltro, la salma di Lorenzo è tornata l’altro ieri in Italia, ma l’atteggiamento delle forze dell’ordine ha di fatto impedito che la folta delegazione di compagni potesse accogliere e salutare il feretro all’aeroporto.
A maggior ragione, quindi, dobbiamo impegnarci per preparare una degna accoglienza a Lorenzo a Firenze, la sua città, molto probabilmente per il 9 giugno. Sappiamo che i tempi sono stretti, ma crediamo che sia necessaria una partecipazione significativa di Potere al Popolo, sia per un obbligo etico per un compagno che è morto per la nostra Causa, sia perché la reazione dello Stato indica quanto sia minaccioso il suo esempio, la sua lotta, come faccia paura l’idea che tante persone si ritrovino unite sotto i suoi ideali e la sua pratica.
Per lo stesso motivo invitiamo a partecipare alla manifestazione nazionale per Mimmo Lucano prevista a Locri l’11 giugno giorno di inizio del processo contro Mimmo e l’esperienza di Riace. Potere al Popolo è diverso dalle altre forze della sinistra anche perché non cambia idea secondo ciò che va di moda. Per molti Mimmo fino a domenica scorsa era una star, tutti lo volevano. Poi improvvisamente, dopo i risultati delle amministrative a Riace, tutto è cambiato: è cominciato un fenomeno di rimozione della persona, delle idee e dell’esperienza che Mimmo rappresenta. Solo chi non vive le contraddizioni delle classi popolari e del Mezzogiorno, la fame che c’è lì, può restare sorpreso dai risultati della Lega a Riace. Essere solidali e sostenere Mimmo in questo momento non è solo un dovere dal punto di vista morale ma soprattutto un atto politico fondamentale. Significa continuare a mettere al centro il tema dell’antirazzismo che è imprescindibile per chiunque si ponga in una prospettiva di reale emancipazione degli oppressi.
Mentre scriviamo, è arrivata la notizia del licenziamento politico di Giuliano Granato, membro del nostro coordinamento nazionale, buttato fuori dal posto di lavoro per rappresaglia antisindacale dalla Klevers di Napoli, dove è RSA per l’USB. A Giuliano va tutta la nostra solidarietà, affetto e sostegno. Il licenziamento che lo colpisce ha la motivazione falsa e ridicola del calo di fatturato, quella vera della discriminazione sindacale e politica contro un compagno impegnato nella difesa dei diritti, dei contratti e della libertà nei luoghi di lavoro.
Siamo al fianco di Giuliano in questa lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia e per la libertà e chiamiamo le compagne e i compagni di PaP alla massima mobilitazione, perché questo vergognoso licenziamento sia fatto rimangiare al padrone. Chiediamo alle organizzazioni e ai movimenti che si battono per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di sostenere Giuliano e il diritto di essere reintegrato come lavoratore. La lotta di Giuliano è la nostra lotta e di tutt* coloro che quotidianamente contrastano le logiche padronali per la difesa dei lavoratori. Potere al Popolo non starà a guardare: forza Giuliano siamo con te!
È ora di organizzarsi! Ci vediamo domenica 23 giugno a Roma!
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