Oggi i grillini registrati votano sulla piattaforma Rousseau se approvare o meno la formazione di un governo presieduto da Giuseppe Conte e in alleanza col Pd. Ma comunque vada è il funerale della “democrazia della piattaforma”.
Se la scelta verrà approvata, si tratterà di una ratifica ex post, obbligata come un’operazione per strapparsi un tumore, per non sfasciare del tutto un movimento che ha visto quasi tutti i suoi princìpi sbattere clamorosamente contro la realtà.
Se venisse respinta, ma non crediamo, si tratterebbe della sconfessione piena del gruppo dirigente e dello stesso fondatore storico, che è stato il primo ad indicare la direzione da prendere una volta che Salvini aveva affossato il “Conte primo”.
Una situazione lose-lose, con l’unica speranza di sopravvivere affidata alla tenuta del nuovo esecutivo abbastanza a lungo da far passare nel dimenticatoio i problemi della prima esperienza al governo.
Comunque vada, bisognerà ammettere che i tempi della decisione politica non vanno affatto d’accordo con quelli della discussione – fisica o online – fino a raggiungere una “unanimità” sostanziale (o una maggioranza larghissima).
Il movimento Cinque Stelle, come il Partito Pirata in Germania, aveva fatto della “democrazia online” un pilastro della propria non originalissima “visione del mondo”. E in astratto, cosa c’è di più democratico che discutere fino ad esaurimento per raggiungere un punto di vista largamente condiviso? In astratto, appunto…
Il problema è che la politica è un campo di battaglia, non un teatro dell’autorappresentazione.
Se ricordate la massima di Von Clausewitz – “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” – è logico trarne il rovesciamento dialettico: la politica è continuazione della guerra con altri mezzi. Tolte le armi (e nemmeno sempre), la sostanza è una lotta senza esclusione di colpi, appena mediata dalle regole costituzionali per gestire il potere.
Che poi questo potere sia attualmente ben poca cosa, visto che le decisioni sostanziali (politiche di bilancio, relazioni internazionali e alleanze militari) sono prese da altri in altra sede (Unione Europea e Nato), aggrava e non diminuisce la durezza dello scontro tra “parti” che si contendono le briciole. Scade a rissa di strada, tra tweet e post Facebook di violenza proporzionale all’impotenza.
Il conflitto politico è dunque come una rissa da strada, e se bisogna parare un pugno o sferrare un calcio va fatto nel tempo necessario ad evitare di essere colpiti. La discussione, insomma, si è costretti a farla prima di affrontare la rissa (su strategie, obbiettivi, valori, ecc), ma quando si è cominciato bisogna agire e reagire in tempo reale.
Cosa significa? Che devi per forza avere dei dirigenti capaci, abili ed esperti in quest’arte antica e brutale. Devi poterli scegliere con un’ampia discussione, e defenestrarli se ti hanno portato alla sconfitta.
Ma quando “si mena” si discute poco. I conti si fanno poi…
La logica della “piattaforma”, invece, è più simile ad un gruppo di autocoscienza, mentre il palazzo subisce un terremoto. Non ci sembra un caso che per esempio il Partito Pirata tedesco, grande novità delle elezioni politiche precedenti, sia scomparso di fatto in quelle successive. La grande disponibilità alla discussione, se non produce risultati, provoca sconforto e depressione, non “soddisfazione” perché sei comunque riuscito a “dire la tua”.
I Cinque Stelle hanno adottato una “piattaforma” diversa, proprietà della famiglia Casaleggio e gestita non per “discutere”, ma per ratificare decisioni da prendere e già sintetizzate in “quesiti”. E non è davvero necessario essere grandi logici per sapere che ogni domanda, a seconda di come viene posta, ha in sé anche la risposta.
Perciò il responso di stasera, comunque vada, sarà il canto del cigno per una stagione politica caratterizzata da un’antipolitica ingenua. O furbetta… Il povero Rousseau si rivolta nella tomba.
Per chi si vuol porre come alternativa davvero radicale all’esistente sarà il caso di prenderne velocemente atto.
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