Occorre ammettere che questa volta i piedi sono stati messi nel piatto. Potere al Popolo ha convocato per domani, sabato 16 novembre, una giornata nazionale di azione per la “redistribuzione della ricchezza” e lo ha fatto materializzando una contraddizione continuamente nascosta o rimossa dal dibattito pubblico.
“Vogliamo i nostri 161mila euro a testa” è lo slogan che sabato verrà diffuso con azioni, volantini, carovane e iniziative nelle varie città.
Come noto, economisti, ministri, giornalisti etc, ripetono in continuazione che i soldi non ci sono e che ognuno di noi, neonati compresi, ha ben 32.000€ di debito pubblico che gli gravano sulla testa, e che quindi dobbiamo fare sacrifici, rinunce e accettare come inesorabili i tagli al welfare, ai salari, alle pensioni, alla salute etc.. Com’è quindi possibile che ci spettino 161.416€ a testa?
La verità è che ci raccontano un mare di bugie. I soldi ci sono, e ce ne sono pure tanti! Se il debito pubblico (nonostante 27 anni di tagli, austerity e manovre “lacrime e sangue”) è salito a 2.436 miliardi, i patrimoni privati in Italia, stando alla Banca d’Italia, ammontano a ben 9.743 miliardi di euro, una cifra enorme e che non tiene in conto i beni non dichiarati, quelli che i ricchi ammassano nei paradisi fiscali (anche nell’Unione Europea come in Lussemburgo, Olanda, Irlanda, Cipro e Malta) e che così vengono nascosti al fisco.
Se poi volessimo anche disaggregare il debito pubblico, vedremo che questo è in larga parte in mano a privati, ai quali vengono versati ogni anno decine di miliardi di interessi: 65,4 miliardi nel 2017; 64,9 nel 2018, si prevedono 63,9 nel 2019 (e lo spread è sceso). Ma si prevedono di doverne pagare 69,5 nel 2021 e 73,7 nel 2022. Giudizio ancora sospeso sul 2020. In pratica non se ne uscirà mai.
Oltre un terzo del debito pubblico italiano come noto è in mano a banche, fondi e investitori privati stranieri, anche se negli ultimi due anni, questa quota è scesa dal 34% al 32%, si tratta quindi di circa 850 miliardi. I titoli sottoscritti da fondi e assicurazioni sono pari a circa 120 miliardi di euro.
Tra il 2015 e il 2017, è invece raddoppiata la quota di titoli pubblici detenuta dalla Banca d’Italia che ha incrementato di quasi 200 miliardi di euro (+108%) gli acquisti di Bot e Btp nell’ambito del piano promosso dalla Banca Centrale Europea.
La quota di titoli del debito detenuta dal cosiddetto “Bot people” cioè le famiglie (ovviamente non da tutte le famiglie ma dalle poche famiglie che dispongono di soldi da investire, ndr) è scesa da 149 miliardi a 120 miliardi (-20%), complice anche il forte calo dei rendimenti sui titoli di Stato.
Una parte dei rendimenti di questi titoli contribuisce a creare ricchezza privata. Ma ci sono poi i prodotti finanziari veri e propri (azioni, obbligazioni, dividendi etc) ed infine c’è la ricchezza immobiliare.
Ricchezza finanziaria e ricchezza immobiliare rappresentano ben il 95% di quei 9.743 miliardi di ricchezza privata rilevabile nel nostro paese.
Il problema è che questa ricchezza è concentrata nelle mani di pochi ricchi, che ogni anno riempiono di più le loro tasche ( i dati lo confermano). Se la ricchezza privata venisse divisa per ogni cittadina e ogni cittadino, neonati compresi, ognuno di noi avrebbe ben 161.416€ e non solo 32.000 euro di debito pubblico con cui ci rompono, ci colpevolizzano e ci minacciano sempre. Saremmo praticamente in credito!!
“Ma questi soldi appartengono ad altri!” Si, ma come hanno accumulato queste fortune? Qualcuno magari con qualche fortunato jackpot, ma in moltissimi casi sfruttando il lavoro altrui, evadendo le tasse, corrompendo e facendo affari sul settore pubblico. Sono frutto di una rapina che ogni giorno viene perpetrata ai nostri danni.
Si tratta dunque di ingaggiare una sfida tutta di classe e di conflitto tra classi con interessi contrapposti. Tra le proposte messe in campo, ovviamente perfettibili, Potere al Popolo punta ad una “Billionaire Tax”.
Facile capire che il nome è ripreso dal locale mondano, esclusivo e costosissimo di Flavio Briatore, un ricco che per boria, supponenza e arroganza potrebbe essere veramente l’immagine del nemico di classe di questa campagna. La Billionaire Tax prevede una tassa extra del 10% sui redditi dell’1% più ricco della popolazione;
misure per rimettere in circolazione gli enormi patrimoni detenuti in strumenti finanziari, immobili vuoti e fuori mercato, terreni improduttivi, la fine dei privilegi ed esenzioni delle attività e proprietà riconducibili al Vaticano.
In secondo luogo c’ è il recupero dell’evasione fiscale, a partire da multinazionali, grandi speculatori e grandi proprietari. Portando l’evasione fiscale italiana semplicemente al livello di quella esistente di Francia, Germania, Regno Unito, si potrebbero recuperare ben 60 miliardi di euro all’anno!
La seconda proposta guarda al doloroso rapporto tra tasse e quelli che stanno sotto. “Oggi troppa gente non ce la fa ad arrivare a fine mese. Proponiamo una “no tax area” fino a 15.000 euro e riduzione delle tasse per chi guadagna fino a 35.000 euro all’anno e per lavoratori e lavoratrici costretti ad aprire Partite Iva!” sostiene Potere al Popolo.
Infine, ma non certo per importanza, c’è la proposta su dove e come utilizzare i soldi ottenuti da una prima fase di redistribuzione della ricchezza esistente. Il nome non è di quelli più evocativi o antagonisti, ma il “Piano Orizzonte Verde” entra in campo su un terreno apertamente contendibile a quello del nemico di classe e dei privati che si stanno riconvertendo in “green”, sperando così di poter profitti, dopo aver distrutto l’ambiente, il territorio e la natura, anche sulla sua riconversione “ecologica”
Con i soldi recuperati, si devono creare 750.000 posti di lavoro per avviare concretamente una transizione ecologica del paese, azzerare le emissioni di CO2, mettere in sicurezza e bonificare i territori, produrre energia sostenibile, potenziare istruzione, sport, ricerca, cultura e sanità.
Provocazione e proposte, denuncia della insopportabilità delle disuguaglianze sociali e soluzioni alternative. Sabato 16 novembre su questo Potere al Popolo si misurerà nelle piazze, nei quartieri e davanti ai luoghi di lavoro con la gente in carne ed ossa. Per uscire dal pantano e dalla rassegnazione, organizzare la resistenza, preparare l’offensiva nel paese e mandare un segnale di riscatto sociale. Tre concetti che “la sinistra” da troppo tempo non è neanche più capace di immaginare.
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