Lo sciopero di oggi “E’ uno sciopero per la vita e per l’umanità. A Bergamo e Brescia è una strage manzoniana che si poteva evitare facendo veramente alla cinese”
“Ci avevano spiegato che avremmo fatto come la Cina, ma non è stato affatto vero. Io abito in un quartiere cosiddetto residenziale di Brescia, in periferia, ma a 30 metri c’è una fabbrica che produce macchine trasfer e a 250 metri c’è una grande acciaieria. A Brescia e Bergamo se tu dici “tutto chiuso ma fabbriche aperte” non hai chiuso nulla!”.
E’ categorico, nell’intervista all’AntiDiplomatico, Giorgio Cremaschi, uno dei portavoce nazionali di Potere al Popolo. In prima linea, da Brescia, l’ex segretario della Fiom utilizza ogni giorno la sua pagina Facebook per un aggiornamento in diretta.
“Se 25 giorni fa, quando si sapeva della possibile esplosione del focolaio, oltre a Lodi Codogno e Vo, si fossero estese le zone rosse totali sul modello di Wuhan e Hubei, la situazione non sarebbe stata questa di oggi”, prosegue Cremaschi che ci spiega più volte come Bergamo e Brescia oggi sono in questa condizione perché invece del finto blocco nazionale con le aziende aperte si doveva procedere veramente “alla cinese”: chiusura totale di tutto il focolaio e la regione circostante.
“Gli unici due posti dove si è fatto il blocco vero, nel lodigiano e Vo in Veneto il contagio è quasi sparito. La responsabilità è di tutta la classe politica. Tra Bergamo e Brescia toccheremo oggi noi i 2 mila morti. 1 morto ogni mille abitanti. E’ una strage manzoniana cui la politica un giorno sarà chiamata a rispondere”.
Le aziende non hanno chiuso prima, dovevano chiudere dopo l’annuncio del premier Conte di sabato e poi dopo l’intervento di Confindustria si è alleggerita la lista. Come Potere al Popolo avete duramente criticato il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio e avete rilanciato con lo sciopero generale di domani 25 marzo. Ci spiega le motivazioni di questa decisione?
Lo sciopero di domani resta sacrosanto ed è, sia chiaro, uno sciopero per la “vita” e per l’”umanità”.
La richiesta nostra è semplicissima: fermare le produzioni non essenziali. Ormai sono più di 3 settimane che siamo di fronte ad una crisi sanitaria gravissima, ma le misure sono state centellinate. Non è colpa solo del governo, qui dobbiamo essere altrettanto chiari. Le colpe della giunta leghista e dell’opposizione in generale sono enormi. Non si voleva allora procedere “alla cinese” per la pressione degli industriali. Le zone industriali del paese dovevano essere fermate all’epoca ma le barricate e le pressioni iniziali di Zaia e Fontana lo hanno impedito. Il compromesso “leghista” è stato un disastro e oggi si fa la caccia ai runner della Basilicata e non si fanno i controlli alle aziende del focolaio.
Però come rispondete alla critica di chi dice che così si rischia di mettere in pericolo la filiera dei beni di prima necessità per la popolazione
Non dimentichiamo come premessa che abbiamo il record dei morti nel mondo del lavoro in Europa e abbiamo i posti di lavoro tra i meno sicuri del continente. Ci sono posti di lavoro quindi dove non si può essere in sicurezza oggi. Poi voglio rispondere onestamente che ci sono state molte imprese che in Italia si sono comportate bene, tutelando il diritto alla salute dei loro lavoratori prima del profitto, ma c’è stata anche l’irresponsabilità di alcuni industriali e soprattutto di Confindustria che ha preso la posizione dei peggiori invece che delle tante aziende che si sono comportate bene.
Il Decreto del governo è una furberia e per questo domani è importante mandare un segnale forte con lo sciopero. Faccio un esempio: si dice che la plastica sia necessaria per garantire la filiera dei beni di prima necessità. Bene, è vero, ma ci sono aziende di giocattoli che non hanno chiuso perché dicono che loro lavorano con la plastica. Quindi, manca totalmente la serietà del governo e dello stato che deve controllare. Se uno passeggia con il cane, si ritrova una pattuglia della polizia che si affianca per scortarlo a casa e poi nelle aziende non ci sono controlli. Quindi, rispondendo alla sua domanda: le produzioni essenziali devono essere garantite ma manca il ruolo positivo dello stato nel programmare e distribuire. Abbiamo ancora le mascherine al mercato nero quando andavano distribuite gratis immediatamente. Siamo di fronte ad un sistema Italia malato, franato e che ha elevato il numero dei morti.
Sempre sull’emergenza sanitaria in corso. D’improvviso si è visto che la Lombardia non era affatto un “modello” e che i tagli alla sanità pubblica sono stati un crimine. Si può dire che almeno l’autonomia differenziata sarà sepolta per sempre?
Ogni giorno faccio una diretta Facebook il primo pomeriggio e mi contattano a decine tra medici come mio genero e infermieri in prima linea per denunciare le condizioni drammatiche in cui stanno operando. La Lombardia è la regione più ricca d’Italia, tra le più ricche del mondo per Prodotto interno lordo, ma anche quella che ha più privatizzato. La maggioranza dei soldi pubblici in questi anni è finita nella sanità privata e in corruttele per cui sono stati condannati esponenti bipartisan delle giunte del passato.
Tutto questo andrà messo sul banco degli accusati una volta finito questo incubo. E’ vero che il personale in prima linea è eroico ma lavora in condizioni drammatiche e come ha spiegato il paziente 1, Mattia, oggi lui è vivo perché ha avuto la fortuna di essere curato. Quanti muoiono oggi per i tagli alla sanità pubblica? Quanti muoiono a causa della distruzione dei posti letti in terapia intensiva? Quanti muoiono per le mancate assunzioni dei medici e infermieri? Se hai un ospedale pronto guarisci, ma se il sistema sanitario non funziona muori.
La prima cosa che il popolo italiano sta comprendendo da questa crisi è che quando sarà finita l’emergenza bisognerà ricostruire un sistema sanitario nazionale unico ed è bene ricordare che qui il concorso di colpe nella distruzione di una tra le migliori sanità pubbliche al mondo in tanti sistemi regionali inefficaci è sia del PD che della Lega – e del centrodestra in generale.
Il centrosinistra con la demenziale riforma del 2001 che ha aperto la via alla distruzione del SSN con la riforma del titolo V della Costituzione, così come il governo Berlusconi che poi ha proprio abolito il sistema sanitario nazionale.
Quindi non solo va bloccata l’autonomia differenziata, ma bisogna fare l’esatto contrario: togliere alla regione la sanità per tornare ad un unico sistema nazionale. E soprattutto bisogna distruggere la privatizzazione: la sanità deve essere pubblica gestita dal pubblico per scopi pubblici. Per questo bisogna abolire il nome AZIENDA sanitaria, una volta si chiamavano UNITÀ. I termini sono importanti: l’azienda sta sul mercato e fa profitti e non c’entra niente con la salute.
A breve centinaia di migliaia di piccole e piccolissime imprese, oltre a milioni di partite Iva non saranno in grado di sopravvivere. Senza un aiuto forte dello stato saranno a rischio un numero neanche quantificabile di lavoratori. Quali sono le misure necessarie per proteggere il mondo del lavoro prima che sia troppo tardi?
Fino adesso il governo ha seguito i diktat di Confindustria. Bisogna fare l’esatto contrario. Quando Bonomi di AsseLombarda dice a Repubblica che mai bisognerebbe rifare l’IRI, io dico dobbiamo partire proprio da un nuovo IRI e con in mente due piani di azione chiari: il primo, immediato, tamponare l’emergenza allargando a dismisura il reddito di cittadinanza con un reddito di emergenza da generalizzare a tutti coloro che stanno perdendo e perderanno il loro reddito.
Quindi, immediatamente, misure sociali di emergenza e poi, il secondo piano, la programmazione dello stato con un gigantesco piano di intervento. La parola d’ordine deve essere pianificazione, lo stato deve tornare ad essere dirigista e comandare sul privato. Lo stato è democratico solo se controlla l’economia e gli abusi del mercato. Qui dobbiamo essere chiari verso la popolazione italiana che si troverà di fronte ad un bivio: o uno stato dirigista in senso sociale oppure veramente le barbarie.
Sono in tanti a invocare l’unità nazionale, a chiamare il popolo italiano a sacrifici per la ricostruzione. Ma ricostruire su quali basi se il modello si è dimostrato drammaticamente fallimentare?
Appelli incredibili da chi è drammaticamente responsabile e che ora dice al popolo italiano: restate pronti a lavorare 70 ore a settimane per la ricostruzione. Ci sarà una ripresa boom dopo la crisi? Non è così, non lo accetto. Non accetto neanche l’appello di Mattarella all’unità nazionale. Non si fa nessuna unità nazionale con le politiche criminali causa e con-causa del dramma attuale. Deve essere chiaro che la ricostruzione debba avvenire con modelli, idee e valori agli antipodi dei trent’anni di politica liberista che hanno distrutto il nostro paese. Non si può, ad esempio, semplicemente dire che è saltato il Patto di stabilità, va abolito.
Veniamo proprio all’Europa, l’Unione europea e la zona euro si sono rivelate per l’Italia più di intralcio che di aiuto – questo soprattutto se si considera che l’unica cosa positiva fatta è stata la sospensione del Patto di stabilità a dimostrazione proprio della dannosità delle istituzioni. E’ possibile immaginare che l’Italia possa uscire dalla devastante crisi economica in corso dentro l’euro?
Oggi sono in discussione tutti i tabù. A sinistra piccole minoranze come Potere al Popolo chiede da tempo la rottura delle gabbie dell’UE e dell’euro. 15 giorni fa abbiamo scritto un documento politico in cui chiedevamo di non rispettare i vincoli di Patto di Stabilità e sui social sempre i soliti perbenisti di sinistra ci definivano di essere dei rosso-bruni. E oggi lo dice persino la signora Ursula. Anche sul blocco dei licenziamenti, dal 1945 per la prima volta che c’è un piccolo ancora inadeguato provvedimento ma che va in linea con quanto indicato nel nostro documento.
Insomma, si stanno liquidando tutti i tabù liberisti e l’Unione Europea ha perso prestigio persino tra tutti coloro che per anni con menzogne di ogni tipo l’hanno glorificato. Gli stessi giovani dell’Erasmus sono i primi oggi a sottolineare la mancanza di solidarietà uno dei principali cavalli di battaglia della propaganda europeista. Va demolita quest’Unione e poi ripartire su altre basi. Non riguarda solo la questione economica, quando la Polonia e la Repubblica ceca si fregano le mascherine che dalla Cina dovrebbero arrivare in Italia mi chiedo e vi chiedo: che “unione” abbiamo esattamente con questi paesi?
Sul piano della politica economica poi lo ripeto va chiarito che Maastricht, Patto di stabilità e tutte le distorsioni che hanno distrutto i paesi dell’Europa meridionale non vanno solo sospesi, vanno aboliti per sempre con la Banca centrale – che sia la Bce o una banca centrale nazionale – che deve stampare moneta per lo stato e non perché gli stati si indebitino con gli usurai della speculazione.
Vede un rischio di commissariamento italiano attraverso il MES?
Onestamente penso di no. Nel senso che non ci sono le basi oggi perché l’opinione pubblica è molto cosciente sul tema. Ci sarebbe un’insurrezione e non credo che questo governo abbia più la forza di farlo. Come ne usciremo dipende solo da noi. E’ vero che ci sarà una situazione simile ad un dopo guerra e bisognerà lottare come non si è mai lottato.
Sono arrivati due giorni fa a Malpensa medici e infermieri da Cuba, gesto straordinario di un paese aggredito dal blocco economico USA. La Russia sta inviando virologi, medici militari e mezzi. La Cina è stato il paese che più si è prodigato dall’inizio dell’emergenza. Praticamente i paesi che la propaganda dominante ci ha descritto per anni come “nemici” da temere e da odiare, sono in prima linea in soccorso dell’Italia. Questo mentre i nostri “alleati”, a parte qualche tweet e qualche tricolore in qualche monumento, sono più di ostacolo che di aiuto. Crede che il popolo italiano avrà memoria storica di tutto questo quando quest’immane tragedia sarà finita?
Nell’immaginario peserà e bisognerà farlo pesare. Colpisce, in particolare, Cuba. Perché la Lombardia da sola fa non so quanti zero in più del Pil di Cuba. Una delle regioni più ricche del mondo ha bisogna di aiuto e Cuba non dice “prima i cubani”, no Cuba, paese affamato dagli Usa dopo decenni di criminale embargo, risponde presente. E’ una lezione morale straordinaria, storica che va oltre la geopolitica. Stavamo precipitando in egoismi sociali e oggi nel mondo che siamo considerati gli untori si ribaltano i valori. Domani nessuno potrà dire “prima gli italiani”.
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