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Pandemia dichiarata: attenzione ai retroscena e al controllo sociale!

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo volentieri un intervista al Prof. Benozzo, candidato al Nobel per la letteratura che, lanciando la provocazione della pandemia come “farsa”, offre uno spunto di riflessione interessante su quanto sta succedendo, in termini di controllo sociale, che con il distanziamento sociale sta sdoganando, per il presente e per il futuro, alcuni meccanismi di soppressione della libertà di parola e di soggiogamento delle popolazioni.

In un periodo in cui la distinzione tra fake news e realtà è sempre più problematica, ed è sempre più evidente che le misure restrittive messe in atto agiscono principalmente come limitazione della libertà individuale (lo stare a casa, i controlli per le strade, ecc.), ma non come limitazione della libertà del capitale (le aziende aprono, i lavoratori producono), il Prof. Benozzo ci invita a riflettere su come, nonostante le dichiarazioni, non siamo proprio tutti sulla stessa barca!

Pandemia dichiarata, soggiogamento delle popolazioni, soppressione della libertà di parola.

Come vive, in quanto intellettuale, la situazione presente? Sta lavorando a qualche progetto in questo isolamento?

Sono come tutti i cittadini agli arresti domiciliari, arresti attuati senza dibattimento parlamentare, in un chiaro momento di soppressione della democrazia, e presidiati dalle forze dell’ordine e dai militari.

Come vivo questo isolamento? Da privilegiato, avendo comunque – a differenza della maggior parte delle cittadine e dei cittadini attualmente reclusi – uno stipendio a fine mese, e vivendo in un luogo appartato sulle montagne, tra i cui boschi non potrebbe intrufolarsi nemmeno un drone dei Marines. Faccio lezione come tutti i colleghi da remoto, svolgo sedute di laurea e di dottorato, esamino gli studenti.

Sto cercando intanto di portare a termine un lungo poema a cui lavoro da tempo, dal titolo Máelvarstal. Poema della creazione dei mondi, un poema sull’origine ed evoluzione dell’universo – e che ignora deliberatamente la storia del pianeta Terra – che si appoggia in un certo senso alle teorie cosmologiche degli ultimi anni, quelle venute dopo il Big Bang.

Nei giorni scorsi sono uscite su qualche pubblicazione anarchica alcune sue esternazioni relative al punto di vista che lei ha assunto rispetto a questa situazione…

Non è un punto di vista che ho assunto, ma il punto di vista spontaneo che, come professore di filologia, e cioè bene o male come studioso dei sistemi di comunicazione, ho necessariamente maturato fin dalle prime ore della dichiarata epidemia. Per quello che vedo io, siamo di fronte a delle prove generali di soggiogamento delle popolazioni, fondate su una visione scientocentrica della realtà.

Può essere più chiaro? La scienza è la responsabile dello stato di cose?

Beh, in quanto “scienziato” io stesso non posso fare a meno di notare che tutto è orchestrato dalla nuova religione del mondo contemporaneo: una religione monoteista, antidialogica, totalitarista e oscurantista rappresentata, appunto, dalla cosiddetta “scienza”, in questo caso dalla scienza medica.

Nei miei anni di studio e di insegnamento ho imparato dai grandi maestri che la scienza è prima di tutto una narrazione, una narrazione il più possibile plausibile, e che i passi avanti nelle varie discipline sono stati compiuti grazie al dialogo, alle confutazioni, ai dibattiti. Chi pratica la scienza come mestiere sa bene che tale mestiere consiste essenzialmente nell’arte del dubbio sulla verità e su ogni verità.

Questo riguarda anche la scienza medica, e lo dico anche come membro del comitato scientifico del prestigioso CMH, il Centro Studi delle Medical Humanties che ha sede presso l’Università di Bologna. Assistiamo invece a una scienza da reti unificate che ritiene (o meglio finge) di essere portatrice dell’unica verità.

Ma la scienza, nella fattispecie i medici, non sono in realtà gli eroi – come molti dicono – di questa situazione?

Non sto parlando dei medici in corsia, ma dei virologi da salotto e da stanze del potere. Quanto ai medici in prima linea, come gli infermieri e i volontari, direi che più che gli eroi sono le prime vittime, insieme alle persone malate e a quelle decedute, di questa guerra. Sono in trincea a combattere.

Ma ciò non deve distogliere emotivamente dall’opinione che ciascuno può farsi sul perché si trovino al fronte. Intendo dire che non può funzionare l’equazione “medici eroi = guerra giusta”. E d’altro canto mi pare che in queste ore alcune delle associazioni dei medici si stiano ribellando, proprio contro il potere centrale, rispetto a questa etichetta di eroi affibbiata loro da chi li ha mandati al fronte.

Vittime di un sistema, dunque?

Direi proprio di sì. Se si guarda alla situazione italiana, senza andare oltre, bisogna registrare esclusivamente quanto segue, se non si vuole entrare nella lamentazione e nella strategia della paura: un virus particolarmente aggressivo ha messo in ginocchio il nostro sistema sanitario, dal momento che a fronte di 60 milioni e mezzo di abitanti sono presenti sulla penisola circa 5.000 posti letto di terapia intensiva. I medici sono in trincea per questo, non per i numeri esorbitanti del contagio.

Si trovano in trincea perché invece che delle corsie di ospedale abbiamo delle trincee (ma la situazione era già nota da prima dell’emergenza in atto: non si può non ricordare che fino al mese scorso gli stessi medici ora santificati dal popolo erano vittime di aggressioni, non solo verbali, proprio per la situazione di affanno – per usare un eufemismo – in cui versano strutturalmente i nostri ospedali, fin dalle stanze di smistamento dei pronto soccorsi).

La colpa è dunque del sistema sanitario?

Le colpe sono tante, per quello che uno può vedere o per l’idea che uno si può fare. Parliamoci chiaro: nel 2020 in uno stato di 60 milioni e mezzo di abitanti i posti per le terapie intensive dovrebbero essere come minimo 60.000. Il resto sono frottole, che per trasformarsi da frottole in qualcosa di diverso vengono naturalmente filtrate dalle drammatiche immagini delle corsie sovraffollate, delle infermiere e infermieri e medici esausti quando non deceduti, delle bare senza fiori appoggiate fuori dagli ospedali, delle stesse bare portate via con scene hollywoodiane dai mezzi militari. E che passano per i pornografici bollettini quotidiani di contagiati, ricoverati, guariti e morti.

E tutto questo mentre la polizia gira per strada, mentre la protezione civile istiga coi megafoni a barricarsi nelle proprie abitazioni, mentre i balconi si riempiono di cittadini lobotomizzati che inneggiano alla patria, e mentre i santoni virologi – che si sono messi di recente a parlare anche di Dio in contrasto con sua santità il papa – ammoniscono, in nome della scienza, sui nuovi morti che dovremo contare se non facciamo come loro hanno deciso.

La pandemia miete comunque i suoi morti…

Sì, il virus miete certamente i suoi morti, come altre centinaia di virus con cui conviviamo e che a volte ci ammalano, e ormai la nazione conosce a memoria il numero di questi morti, poiché arrivano puntuali alle ore 18 con i dati ufficiali. Verrà poi certamente un momento in cui si proverà a capire anche come sono fatti questi conteggi.

Come saprà, i morti diretti per coronavirus al 28 marzo – secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità – sono in totale 7, e gli altri sventurati sono stati uccisi per il colpo di grazia che questo virus ha dato alle loro già precarie condizioni. Questo non sminuisce ai miei occhi l’effetto del virus, ma mi lascia dubbioso sulla narrazione imposta di una pandemia in atto.

Più di un conoscente a cui è venuto a mancare un parente stretto mi ha detto che questi si trovava già all’ospedale a uno stato terminale: se è morto perché aveva anche il Covid-19, non so, come scienziato, che valore “scientifico” abbia metterlo nel conteggio delle vittime dell’epidemia.

Di questo bisognerà pur tener conto visto che i 60 milioni di cittadini gioiscono alle 18.05 se ci sono anche solo 30 morti in meno nei famigerati bollettini (inviando cuoricini e ringraziamenti sulla pagina Facebook del Dipartimento della Protezione Civile) o si rattristano (inviando faccine con la lacrimuccia) se ce ne sono 30 in più: gioiscono o si rattristano, beninteso, perché all’interno della strategia della paura di cui si trovano a essere marionette inconsapevoli, sono convinti che quei dati ci dicano se il virus sta accelerando o decelerando.

Aggiungerei anche, ma qui si apre un discorso molto diverso, che – sempre secondo i dati ufficiali dell’Istituto Superiore della Sanità – ogni anno in Italia circa 20.000 persone si ammalano in ospedale di varie patologie (tra le quali la polmonite è la più frequente) e muoiono a causa di queste: a chi entra in ospedale per un’operazione al femore può cioè capitare di ammalarsi per polmonite, e se è anziano o con altre complicazioni di morire a causa di questa malattia contratta dentro all’ospedale. Questa alta percentuale di morti per patologie contratte in ospedale è spiegata dai medici con il sovraffollamento: e quella – cronica – del sovraffollamento è una situazione che di questi tempi è quintuplicata.

Sono stati fatti pochi investimenti sulle strutture sanitarie, quindi?

Me ne intendo assai poco. Ma so che ogni giorno, anche in questi giorni di emergenza, mentre il suo primo ministro si presenta sui canali ufficiali preoccupato e impallidito, chiedendo a tutti di “stingersi a coorte”, il governo italiano spende 70 milioni di euro in spese militari (due miliardi al mese), e che con le spese militari di un solo giorno, cioè con i 70 milioni che vengono spesi ogni ventiquattro ore, si potrebbero costruire e attrezzare sei nuovi ospedali o comprare 25.000 respiratori. Se ci atteniamo questi dati, possiamo parlare dell’emergenza in corso, senza troppi giri di parole, come di una strage di stato.

In alcune interviste lei ha parlato di “finta pandemia”..

Sì, in alcune interviste all’estero: qui pare che non si possa. Qui come avrà visto chi non la pensa come i medici ufficiali viene denunciato (se è un medico viene invece radiato). È infatti palesemente in atto, nel processo di soggiogamento, anche una soppressione della libertà di parola. Per quanto mi riguarda, non mi interessa affatto parlare di tesi cosiddette complottiste.

Me ne discosto decisamente, ovvero posso approssimarmi ad esse – per adesso – come a un genere letterario. Io ho parlato di “finta epidemia” perché gli effetti di questo virus sono stati da subito incanalati nel “terrore dell’epidemia”, e dunque percepiti, temuti, enfatizzati e pompati dentro un contesto di paura indotta e controllata militarmente. Questa epidemia è finta perché nasconde il vero problema e si alimenta del terrore creato intorno ad essa.

È inoltre finta perché tra i cosiddetti poteri forti non ci sono voci fuori dal coro e tutte le componenti appaiono allineate nel sostenere un’unica narrazione, secondo tutte le strategie di manipolazione elencate ad esempio da Noam Chomsky per ottenere la manipolazione delle masse:

1. strategia della distrazione;
2. creare problemi e poi offrire le soluzioni (sono già tutti – non io – in fremente attesa del fantomatico vaccino);
3. strategia della gradualità crescente e dell’impennata (le limitazioni graduali e poi sempre più stringenti);
4. strategia del differire (presentando una soluzione come “dolorosa e inevitabile”);
5. usare l’aspetto emotivo più che l’argomentazione (immagini apocalittiche, bollettini di guerra);
6. mantenere gli interlocutori nell’ignoranza e nella mediocrità (il virologo non si può mettere in discussione, noi non siamo in grado);
7. stimolare i cittadini ad essere compiacenti con la mediocrità (flash mob e altre manifestazioni di massa);
8. Rivolgersi ai cittadini come a dei bambini (le parole del Governatore della Lombardia: “Se non lo capite con le buone domani ve lo faremo capire con le cattive”);
9. insinuare il senso di colpa (siamo tutti potenziali contaminatori e untori, siamo tutti colpevoli, siamo messi gli uni contro gli altri per via di questa vergognosa colpevolizzazione);
10. conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.

Lo sa che anche lo stesso Chomsky si è espresso in termini non troppo diversi in queste ore?

Una decina di giorni fa avevo mandato alcune di queste mie riflessioni a Chomsky – con cui ho una corrispondenza accademica da qualche anno dovuta ad alcuni studi e a un libro che ho pubblicato sul problema dell’origine del linguaggio – ed ha commentato le mie considerazioni dicendo che coglievano a suo parere un punto importante, anche se riferito alla sola Italia. Purtroppo, però, è uno di quei casi in cui il parere positivo di un personaggio del suo livello su ciò che penso non mi rende felice. Conferma piuttosto una diagnosi agghiacciante.

Come riassumerebbe dunque questa sua diagnosi?

Quella del Coronavirus è una grande truffa. Si tratta di un’epidemia dichiarata che non miete – come le vere epidemie – masse indistinte di persone, ma che invece uccide in massa i diritti di libertà e la dignità di tutti, imponendo un punto di vista univoco che vieta agli individui di autodeterminarsi e abituando la popolazione ad accettare come normalità la sospensione dei propri diritti inalienabili.

Le persone che sono purtroppo decedute per questa combinazione di spazzatura metabolica e a causa di questa strage di stato vengono inoltre usate in maniera strumentale dal governo e dagli organi di propaganda tutti allineati, spaventati e agli ordini di questo terrorismo sanitario.

A cura di Salvatore Ridolfi da: https://librieparole.it

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10 Commenti


  • Paola Salvi

    Che occorra prestare attenzione è indubbio. E indubbio anche che ci sia una profonda crisi di rapporto tra comunità scientifica e cittadini. Grazie anche a boriosi scienziati che dal caldo delle loro sedie blastano sui social i “somari” e mettono la scienza su un altare con un atteggiamento che ricorda gli scientisti di vecchia data. Su questo occorre un aggiustamento di tiro. Ritengo che tutta la comunità scientifica dovrebbe fare un’opera d paziente divulgazione. Chiarrndo dubbi, rendendo intellegibili i risultati dei propri studi e chiarendo come funziona il metodo scientifico. Su questo la scuola, di gentilana memoria, è sempre stata carente. E sebbene io “perdoni” una certa ignoranza diffusa nella popolazione, Non è accettabile da parte di un intellettuale come l’autore dell ‘articolo. Che infatti scrive cose disonesti per avvalorare una tesi decisa a priori. Sminuire la portata dell’epidemia è criminale. La differenza di morti fieri e morti indiretti, ad esempio. Che vuol dire? Che contano solob i soggetti sani che sicuramente sono morti per solo coronavirus? E che chi già aveva patologie Non lo confidano perché tanto prima o poi sarebbe morto lo stesso? I conti, se si fanno, di fanno per bene. Che sia per patologie pregresse, per mancanza di cure adeguate, per diagbosi tardive, l’aumento dei morti nel primo trimestre del 2020 è circa il doppio di quello dello stesso trimestre del 2019. E probabilmente questo è un numero sottostimato. Chiamiamoli mortii “a causa ” del Corona virus. E probabilmente sarebb6 stato 20 volte di piu senza alcuna misura.di contenimento. Allora qui il problemi è sostanzialmente un altro. La comunità scientifica, fallibile certamente, ma al momento unica risorsa in grado di poter prospettare soluzioni credibili, lo ha ribadito un milione di volte. In assenza di vaccino, l’immunità di gregge è una falsa chimera. L’unica arma efficace è intervenire tempestivamente, individuando i casi, e tutti coloro che hanno avuto contatti , diagnosticare ed intervenire subito con isolamento mirato e cure adeguate. .Questo, caro mio, è stato fatto prima in Cina e poi ancora meglio in Corea e ne sono usciti. Per dire, in Cina, fuori dalla provincia di Hubei, hanno eseguito tamponi a tappeto e l’epidemia è stata trascurabile. Il problema in Italia non è nella scienza, e ma casomai nellla politica che ha invece trascurato qualunque indicazione e ha aperto e chiuso a singhiozzo (ricordo che al 24 marzo il 40% della produzione industriale in Lombardia era ancora attiva e che ad oggi nel Bresciano ci sono 7000 opific aperti e produttivi),. Non ci si è attrezzati per tempo e si è omessa qualunque procedura di diagnosi precoce. Nel caso di infetti, si riesce a risalire e r mponare una media di un contatto/malato per un virus che ha un R0 pari a 3. E allora, ribatto, se il parere dei virologi si fosse ascoltato di più probabilmente avremmo avuto meno casi, una quarantena più corta ed efficace, meno morti, meno costi sociali. Oggi vi troviamo così. Nell’impossibilità di riaprire e con delle mezze misure che porteranno ad un allungamento dei tempi di shut down, che sarà comunque meno efficace. Però prima di sparare vaccate, cerchiamo di capire dove è il nemico.


  • Andrea B.

    Scrive il prof. Benozzo:
    “gli altri sventurati sono stati uccisi per il colpo di grazia che questo virus ha dato alle loro già precarie condizioni. Questo non sminuisce ai miei occhi l’effetto del virus, ma mi lascia dubbioso sulla narrazione imposta di una pandemia in atto”‘
    Non si può parlare di “colpo di grazia” se chi muore con Covid-19 avrebbe avuto una speranza di vita normale o quasi, con le normali profilassi di protocollo applicate alla patologia preesistente di cui soffriva.
    I dati a cui fare riferimento sono quelli relativi al confronto sulla mortalità sullo stesso territorio nello stesso periodo degli anni precedenti.
    E non sembrano dei bei numeri.
    Non è con queste modalità di argomentazione che si rende credibile la denuncia del fatto che su questa situazione si stia impostando un sistema di controllo sociale. Anzi, si fa proprio il gioco di chi vuole sdoganare tale sistema di controllo sociale.
    E non sembra un bel contributo.


  • Aldo S.

    Dove è il nemico? Ma è risaputo: il nemico marcia sempre alla tua testa, nonchè nelle tue stesse scarpe.

    ***p.s.: parlare “per amor di tesi” è una cosa diffusa almeno quanto il virus, così come estrapolare frasi ad hoc…e non mi riferisco al Prof, che fa una disamina leggendo fra le righe della strage di stato!***


  • Nicola Vetrano

    Che tristezza leggere di un giornale su cui ho scritto tante volte;come Contropiano,leggere dell enfasi che viene data alle sedicenti analisi, in realta-elucubrazioni senza costutto dell intervistato.
    Non ci siamo proprio,compagni, perdipiu da parte di chi ha ritenuto una scelta giusta, ed espressione di un potere razionale il lockdown praticato in Cina.
    Siate onesti intellettualmente,comPagni!


    • Redazione Contropiano

      Questa risposta non è rivolta specificamente a te, ma a tutti i lettori.
      Gli “interventi” sono uno spazio giornalistico che non necessariamente esprime il punto di vista del giornale, ma quello di autori indipendenti.
      E’ così in qualsiasi testata. Difficile, per stare ad esempi storicamente lontani, confondere Pasolini con il Corriere della Sera.
      La nostra posizione sulla pendemia, non dovrebbe esser necessario ricordarlo, è espressa con decine di articoli, editoriali, proposte di lotta, ecc. E non è quella di questo intervento.


  • ranieri

    Sì, sì, ma ora calmati altrimenti ti becchi un’influenza…


  • Ilaria

    Da microbiologa vorrei precisare che numerosi microorganismi (funghi, virus, protozoi e batteri) che nei soggetti sani non danno patologia o danno una patologia lieve, possono causare forme gravi e letali in pazienti la cui condizioni di salute e immunitarie sono già altamente compromesse da patologie pre-esistenti. Non per questo vengono considerati patogeni letali. L’importante è tenerli lontani dai soggetti a rischio


  • Giovanni

    Ritengo l’articolo e l’intervista molto interessante ed importante. Cercare di condannarlo e di cestinarlo per un singolo aspetto marginale rispetto al messaggio ed allo spirito critico proposto mi sembra eccessivo se non fuorviante. Si rischia di guardare il dito.
    Certo non merita i toni aspri profferiti. Al pari della testata che non può essere condannata per qualcosa di un articolo non condiviso.


  • Francesco Pilolli

    Trovo questa intervista agghiacciante, il professore stravolge la realtà per supportare una tesi personale.
    L’efficienza del sistema sanitario é solo un mezzo per attenuare i danni di questa infezione. La mortalità per COVID19 in terapia intensiva é comunque alta, del 30-50%.
    In Europa gli stati che stanno avendo meno danni sono Germania, Albania e Grecia che chiaramente non sono accomunati da un elevato numero di posti di terapia intensiva per abitante, questi 3 stati hanno in comune l’applicazione precoce delle misure di contenimento.
    La Germania é lo stato europeo con il maggior numero di posti in terapia intensiva per abitante e … oltre metà di quei letti oggi sono liberi.
    Il professore scrive che al 28 marzo solo 7 persone sane erano morte per covid e che gli altri erano moribondi a cui il virus ha dato una spintarella. Ma in che mondo vive il professore? Quali sono le sue fonti?
    Borrelli e i complici dell’Istituto Superiore di Sanità hanno minimizzato per molti giorni il problema ma, neanche loro, il 28 marzo si sognavano di fare un’affermazione del genere.
    Sono un medico e sto lavorando quasi quotidianamente nelle terapie intensive, i ricoverati sono persone come me e voi (io ho 34 anni e abbiamo pazienti più giovani di me anche già deceduti che erano in perfetta salute), rispecchiano gli italiani: alcuni sani, alcuni addirittura obesi e ipertesi, qualcuno veramente piú compromesso.
    Chi sminuisce questa infezione pubblicamente sta facendo un gesto pericoloso, le caratteristiche epidemiologiche sono tali per cui quando si vedono i morti é ormai troppo tardi e il bergamasco lo sa bene.
    Si parla di politica della paura e del terrore ma chi ha paura?!
    Sembra che solo il personale sanitario abbia veramente paura di questo virus, solo che ha avuto decessi vicini o amici/parenti intubati ha paura.
    Tutti gli altri di cosa hanno paura? Di perdere i loro diritti?!
    Se la limitazione della privacy o di altri diritti permettesse davvero di fare finire prima questa epidemia e di mettere al sicuro me e i miei cari firmerei adesso.
    Questo virus ha una letalità dell1-3%, manda in terapia intensiva il 3-4% degli infetti e causa polmonite tale da richiedere ricovero nel 20-30% dei casi. Questo virus corre, corre tanto, se non contenuto dilaga e nessuno ha milioni di posti letto in ospedale, perché questo sarebbe l’ordine di grandezza del problema se non contenuto.


  • Patrizio

    Mi dispiace contraddire qualche commento qui sopra , dati istat mortalità Italia primo trimestre 2020 -20000 rispetto a 2019 e numero più basso da 7 anni. Controllare

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