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L’effimero ospedale milanese

Secondo il dott. Antonio Pesenti, responsabile dell’Unità di Crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, l’Ospedale della Fiera di Milano, voluto dalla giunta Fontana e inaugurato con grande strepito ai primi di aprile, potrebbe essere smantellato già alla fine del mese di maggio.

Questo ospedale sarà il simbolo della battaglia vinta contro il Coronavirus e sarà il simbolo della ripresa della Regione”, aveva tuonato il governatore lombardo Fontana. Speriamo non sia così, perché vorrebbe dire che la ripresa si trasformerà in un clamoroso disastro.

Era apparso subito chiaro che l’operazione Ospedale Fiera era sbagliata e continuava a ripercorrere la strada fallimentare dell’ospedale d’”eccellenza” lombardo.

Il progetto era palesemente di difficile realizzazione per la difficoltà a reperire il personale necessario e le attrezzature e anche sbagliato dal punto di vista medico, poiché non può essere funzionale un ospedale con la sola terapia intensiva e senza le altre competenze specialistiche che la devono sostenere.

Inoltre, era evidente la provvisorietà di un ospedale realizzato negli spazi della Fiera, che ben presto dovrà confrontarsi con la necessaria ripresa della sua attività.

In breve, dalla sua apertura sino a oggi l’Ospedale Fiera ha ospitato una decina di pazienti a fronte di uno spreco di 21/26 milioni di euro – cifre chiare non ne sono state fornite – che avrebbero potuto essere impiegati per riadattare strutture permanenti inutilizzate, per la prevenzione e assistenza territoriale e per l’aumento del numero di tamponi; cioè per quelle esigenze che oggi sono fondamentali per immaginare una ripresa meno pericolosa delle diverse attività in Lombardia.

Tra l’altro il governo, in vista di probabili riacutizzazioni dell’epidemia, ha chiesto alle regioni di mantenere una riserva di posti letto di terapia intensiva e sembra che la struttura della Fiera non possa garantire gli standard indicati dal Ministero della Salute.

In pratica, si rischia di dover spendere altri soldi per costituire tale “riserva” negli ospedali sul territorio, per non correre il rischio di trovarsi impreparati a nuove eventuali emergenze. Questo avendo sprecato donazioni private e fondi pubblici che hanno contribuito in parti uguali al costo di questo ospedale rivelatosi inutile.

Il clamoroso fallimento del progetto dell’Ospedale della Fiera è la palese conferma della Caporetto della giunta leghista che ha interpretato l’emergenza Covid-19 come un problema di terapia intensiva, dimenticando completamente tutte le altre strutture sanitarie più utili a prevenire e contenere il fenomeno.

Una giunta che continua tenacemente a favorire il privato, anche per quanto riguarda i test sierologici a cui alcune imprese od organizzazioni potrebbero voler sottoporre i propri lavoratori e collaboratori.

Tali test si potranno effettuare solo in strutture private e se una persona risulterà positiva dovrà in seguito sottoporsi a tampone, a un prezzo calmierato di 62 €, ma solo per i tamponi e reagenti attualmente disponibili. In futuro non si sa.

Si tratta comunque di un ennesimo regalo ai laboratori privati e della dimostrazione della non volontà della giunta lombarda di farsi carico dei problemi dell’epidemia, come sarebbe doveroso in un caso così grave.

Parallelamente, la giunta regionale lombarda non prende in considerazione il cosiddetto test “pungidito”, di pratica molto semplice e veloce e di costo assai modesto – tra i 5 e i 10€ -che potrebbe essere adatto allo screening di massa di aziende, di scuole e di comunità. Un test tra l’altro facilmente ripetibile e la cui risposta è rapida.

E’ vero che tale test non garantisce certezza sulla contagiosità della persona, ma solo sul suo avvenuto contatto con il virus ed è soggetto a errori, ma è così anche per il test sierologico attraverso prelievo in vena. Ci si chiede quindi perché non possa essere considerato utile.

Inoltre, sulla questione dei test sierologici, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo sul comportamento della giunta Fontana, scaturito dalla decisione della Regione di revocare la manifestazione d’interesse (preliminare per la gara) aperta il 6 aprile, decidendo per l’affidamento diretto senza valutare quindi altre offerte, alla ditta Diasorin.

Questa indagine si aggiunge a molti altri esposti presentati dai familiari di anziani deceduti nel Pio Albergo Trivulzio, di lavoratori del Don Gnocchi di Milano, dei portavoce nazionali di Potere al Popolo e di altri cittadini colpiti da lutti che probabilmente potevano essere evitati.

La situazione che si configura è non solo di incapacità, ma anche di corruttela politica e di incuranza della salute, ma anche delle condizioni di vita dei cittadini lombardi che ha caratterizzato le giunte di destra degli ultimi decenni in Lombardia. Per questo si motiva la richiesta di revoca dei poteri alla giunta regionale nel suo insieme e non solo per l’assessorato al welfare.

Infatti, non ha senso pensare a una destituzione – pur giusta – dell’assessore Gallera senza prendere in considerazione la politica complessiva seguita dalla giunta, che ha propugnato la parola d’ordine dell’aziendalizzazione nella sanità ma anche di tutti gli altri settori, come i trasporti e la formazione professionale, con relative privatizzazioni.

Il malgoverno della Lombardia si articola in tutti i quadranti sociali anche se oggi si avverte maggiormente nella sanità. Questa politica, nella sua complessità, nella suo avere pervaso tutti i settori della società, porta oggi la Lombardia ad avere il triste primato dei contagi in Italia e la più alta percentuale di decessi nel mondo rispetto ai contagiati.

Si tratta quindi di rilanciare la presenza pubblica nella gestione della società, nella sanità come in tutti gli altri campi della vita produttiva e sociale. Questo si potrà fare solo se la giunta Fontana se ne andrà.

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1 Commento


  • paolo petri

    Sarebbe utile confrontare le rodomontiane aspirazioni delle brigate di corrotti che si sono succedute al governo di questa miserabile città (a base di grattacieli, ospedali futuribili, settimane della moda, mobile e altre amenità da tamarri), con la realtà quotidiana. È notizia di oggi che alcuni quartieri di Milano sono sommersi dalla fanghiglia delle esondazioni del Seveso, come succede da sessant’anni a questa parte quando c’è un temporale. Una tra le decine di contraddizioni di cui giunte di ogni colore si sono fregati altamente, per permettere a finanza banditesca, ‘ndrangheta e papponame vario di prosperare.

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