È significativo che Repubblica, giornale recentemente entrato nella scuderia degli Agnelli, abbia riproposto l’ipotesi di una ricandidatura di Chiara Appendino alle comunali torinesi dell’anno prossimo, sostenuta da PD e 5 Stelle.
Un’altra candidatura di cui si è molto parlato negli ultimi mesi, che adesso sembrerebbe meno gettonata, è poi quella dell’attuale rettore del Politecnico, Guido Saracco. Un “tecnico”, diverso dalla candidatura politica della Appendino, ma simile nella logica dell’operazione.
Si tratta di tentativi, sondaggi, ipotesi – molte ne stanno emergendo, molte altre ancora siamo sicuri emergeranno nei propri mesi – che quell’ampia galassia del potere politico ed economico di questa città, il famoso “Sistema Torino”, sta mettendo in atto per assicurarsi la continuità della gestione del Comune, chiunque sia il volto effettivo da spendere pubblicamente.
Un Sistema la cui espressione politica privilegiata è stato storicamente il centro-sinistra, con le amministrazioni di Castellani, Chiamparino e Fassino, e che fa perno non solo sulla FIAT, ma soprattutto sulle fondazioni bancarie, prima fra tutte la Compagnia San Paolo, e poi sul sistema delle cooperative e sul comparto culturale (rimandiamo ai lavori di M. Pagliassotti).
Un Sistema che ormai sa bene che può fidarsi ciecamente della Appendino e di ciò che resta dei 5 Stelle, che come è stato ben osservato (https://tinyurl.com/ydynxgjo) hanno ben dimostrato in questi anni di non rappresentare alcun pericolo per questi interessi, e di non voler dare seguito in alcun modo alle roboanti promesse elettorali a sostegno delle periferie e delle classi popolari che ne avevano accompagnato la campagna elettorale del 2016.
Di fatto la continuità con il PD è stata pressoché totale, e queste forze politiche ora “si annusano” per capire come trovare i punti di convergenza (del resto il governo nazionale fornisce loro un esempio concreto), proseguendo la ricca tradizione dell’italico trasformismo.
Non a caso proprio ieri mattina esce l’intervista a Marco Grimaldi, che pur di non perdere il posto si è fatto stampella “sinistra” di Chiamparino alle ultime regionali, che rilancia un’intesa con Appendino perché in fondo, dice, “c’è grande convergenza sulle idee“: probabilmente si riferisce all’idea di mettere davanti gli interessi del “Sistema Torino” a quelli di tutti i cittadini.
Infatti il primo grande progetto che annuncia è il Parco della Salute, ennesimo progetto speculativo di privatizzazione della sanità, taglio dei posti letto e del servizio diffuso sul territorio: tutte dinamiche che stiamo vedendo durante l’emergenza quanto possano fare male.
Ma evidentemente ci sono altri interessi in ballo, c’è una presunta “sinistra” che tenta disperatamente di agganciarsi a questa grande alleanza anti-salvini pur di garantirsi ancora una minima sopravvivenza.
Non sappiamo come andranno a finire queste avvincenti manovre, ma una cosa la sappiamo per certa: le classi popolari di questa città, che ancora aspettano dal governo e dagli enti locali gli aiuti promessi per far fronte alla crisi che si è aperta, hanno bisogno ora più che mai di una prospettiva di rottura con le compatibilità dei vincoli di bilancio e del debito, e con gli interessi delle fondazioni, delle banche, degli industriali.
Una proposta di rottura politica, che si declini tanto al livello locale quanto su quello nazionale, e che indichi i passaggi per la costruzione di un modello economico-sociale radicalmente alternativo.
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