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Mattarella a Bergamo, ma i familiari delle vittime restano a casa

C’è un fatto importante, che è stato taciuto praticamente da tutta la stampa, nella cronaca della doverosa visita del Presidente Mattarella a Bergamo. Si tratta dell’assenza dalla commemorazione dei familiari delle vittime della pandemia, che non sono stati invitati, nemmeno attraverso una rappresentanza.

Eppure, il luogo in cui si è tenuta la cerimonia, il cimitero di Bergamo, uno spazio grande e aperto, avrebbe certamente consentito la partecipazione almeno di una rappresentanza dei familiari delle vittime. Si consideri tra l’altro che il posto per i ben 243 sindaci della provincia di è trovato.

Delle oltre 6000 famiglie – cifra ufficiale che si teme debba essere realisticamente raddoppiata – che hanno avuto dei morti nella provincia di Bergamo, era presente solo Luca Fusco, portavoce del comitato “Verità e Giustizia”, il quale ha chiarito che avrebbe partecipato per un sentimento istituzionale, ma che riteneva inopportuna la presenza di Attilio Fontana, presidente della Lombardia, responsabile delle scelte politiche e degli errori tecnici che hanno provocato oltre 16.000 decessi nella regione.

Quanto a Mattarella, Fusco ha dichiarato che, pur rispettandone gli impegni istituzionali, avrebbe preferito che il Presidente non si fosse limitato a una “toccata e fuga” a Bergamo, ma avesse scelto di fare una visita più approfondita, intima e raccolta.

Tra l’altro, l’avvocato Consuelo Locati, legale del comitato “Noi denunceremo” e figlia di una delle vittime, aveva esplicitamente richiesto che fosse previsto un incontro tra il Presidente e le famiglie che hanno perso i loro cari.

La cerimonia si è svolta così in un clima decisamente istituzionale, compresa la scopertura di una lapide su cui è incisa una preghiera-poesia del fondatore di un’associazione di volontariato cattolico di Bergamo.

Siamo purtroppo abituati a questa costante prepotenza istituzional-cattolica per cui esiste la presunzione che tutti gli italiani siano devoti alla Chiesa di Roma e gradiscano essere ricordati e commemorare i propri cari con preghiere.

In seguito, dopo l’esecuzione della Messa da Requiem di Donizetti, il Presidente ha pronunciato un breve discorso in cui ha accennato anche a “riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere“. Un riferimento davvero troppo vago e disarmante rispetto a quanto successo in Lombardia.

Si è detto di Fontana che è stata una presenza davvero inopportuna sino all’indecenza, anche a fronte del fatto che il Presidente lombardo continua a ripetere che in regione tutto è stato fatto bene e che non ha nulla da rimproverarsi.

Ancor più indecenti le dichiarazioni di qualche giorno fa dell’assessore Gallera. Costui è giunto a rivolgere un ringraziamento alle cliniche private che, nell’emergenza, hanno ricoverato nelle loro “lussuose camere” dei pazienti “ordinari”. Una dichiarazione disgustosamente classista, ma soprattutto falsa, poiché il contributo dei privati è stato enormemente secondario rispetto a quanto fatto dalle strutture pubbliche, che hanno dovuto reggere la quasi totalità dell’impatto dell’epidemia.

Non va tra l’altro dimenticato che le strutture private, a parte alcuni posti di terapia intensiva, non sono adatte a fronteggiare un’epidemia, perché progettate per offrire solo prestazioni lucrative.

Tutte queste dichiarazioni fanno ben intendere che purtroppo la giunta regionale lombarda non ha nessuna intenzione di cambiare linea rispetto a quella, fallimentare, seguita negli ultimi decenni e che è la causa ultima della strage avvenuta in Lombardia.

Una regione quest’ultima, in cui ancora oggi, pure in una fase meno acuta della pandemia, si verifica circa la metà dei contagi di tutta Italia.

Siamo in un momento in cui la pandemia sembra, nel nostro paese, concedere un momento di relativa tregua. Ciò significa che sono importanti i pochi mesi che precedono l’autunno durante i quali – sottolineano gli esperti più avveduti – si deve approfittare del momento per cercare di predisporre le misure necessarie per un’eventuale, probabile recrudescenza autunnale.

In Lombardia nulla si sa di cosa stia facendo l’assessorato al welfare, salvo scappellarsi di fronte alle cliniche private e progettare, nel caso di Fontana, una nuova passerella mediatica a fianco del Papa.

Non si dica poi, in autunno, nel malaugurato caso di un’altra strage, che si è fatto tutto il possibile. L’impresentabile giunta Fontana deve andarsene, non può più tenere in ostaggio la salute di dieci milioni di cittadini.

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1 Commento


  • prowall

    Se ammettessero una pur piccola responsabilità cadrebbe tutto il castelletto montato ad arte nei decenni.

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