Così finalmente Fontana è entrato – non si può considerare una sorpresa – nel registro degli indagati della Procura di Milano. La questione dei camici e dei calzari forniti alla Regione Lombardia dalla Dama spa di suo cognato Andrea Dini e partecipata anche dalla moglie del presidente lombardo, è la causa di un’imputazione di frode in pubbliche forniture.
Come si ricorda, in aprile, in piena emergenza, la Regione, attraverso Aria, sua centrale per gli acquisti, ricevette un’offerta di vendita di camici e calzari sanitari dalla Dama spa, che ottenne l’ordine senza concorso, a causa – si è giustificato in seguito il dott. Bongiovanni, direttore ora dimissionario di Aria e anch’egli indagato – dell’urgenza.
La fornitura divenne in seguito “donazione” quando il Fatto quotidiano e Report avanzarono il sospetto che la fornitura fosse in palese conflitto d’interessi.
Da giorni si sospettava che dietro al cambiamento di ragione della fornitura da vendita a donazione ci fosse un suggerimento del presidente Fontana, ora si scopre qualcosa di più. Sembra infatti che Fontana abbia ordinato un bonifico da 250mila euro alla Dama Spa del cognato da un proprio conto svizzero su cui nel 2015 aveva fatto uno scudo fiscale per 5,3 milioni di euro, fino ad allora detenuti in due trust alle Bahamas.
Si tratterebbe, secondo i magistrati, di arginare il “rischio reputazionale” insito nell’ordine e di rimborsare al cognato circa la metà della perdita nella donazione, per un valore di 513.000 euro. I magistrati vogliono vedere chiaro sia nel merito dell’operazione sia nel metodo abbastanza spregiudicato.
Nubi si addensano anche su Andrea Dini che, dopo che la vendita era diventata donazione, avrebbe tentato di piazzare i camici mai consegnati alla Regione a una struttura sanitaria privata.
Il legale di Fontana nega sdegnosamente ogni addebito, ma l’imbarazzo del presidente lombardo è evidente, poiché Fontana si è sempre rifiutato di riferire in Consiglio Regionale sulla vicenda che ora potrebbe portarlo in tribunale e cominciare a mettere a nudo molte delle sue responsabilità, a partire da un storia che all’inizio poteva sembrare secondaria nella storia tormentata della sanità lombarda.
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