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Decreto agosto per le imprese. I prossimi mesi saranno molto caldi

Sgravi alle imprese, sblocco dei licenziamenti e misure tampone: con questo Decreto Agosto i prossimi mesi saranno molto caldi.

Nonostante il trionfalismo con il quale Conte aveva valutato l’esito degli incontri con la Commissione europea sul Recovery Fund, alla prima prova concreta il governo mostra di non avere alcuna idea seria su come affrontare la crisi. 

Nei suoi oltre 100 articoli il nuovo Decreto Agosto non ha alcun vero provvedimento di rilancio ma largheggia nella riproposizione al ribasso di una serie di misure tampone, indirizzate per lo più sul fronte degli sgravi alle imprese come forma di sostegno all’occupazione. Una ricetta che non ha mai funzionato e che servirà soltanto a convogliare altre risorse pubbliche verso il mondo delle imprese, senza produrre alcun effetto reale sulla tenuta dell’occupazione.

Oggi la formula è quella degli sgravi per le aziende del Sud che assumono o stabilizzano, ma la filosofia di fondo non cambia: spingere le imprese ad assumere personale attraverso incentivi, bonus e sgravi fiscali o decontributivi, nell’illusione che gli interventi sul costo del lavoro producano sviluppo.

Mancano invece le uniche quattro cose semplici che il governo si rifiuta di fare da sempre: assumere personale a tempo indeterminato nel settore pubblico, sviluppare gli investimenti pubblici nei settori strategici, ridurre l’orario di lavoro a parità di salario e stimolare i consumi intervenendo sui redditi.

Sul fronte delle assunzioni nella scuola e nella sanità (che dovrebbero risultare sacrosante alla luce dell’emergenza Covid-19) finora si è parlato solo di tempi determinati, mentre sul tema del reddito è spuntata l’elemosina del rinnovo dei 400 euro del reddito di emergenza per chi dimostra di non avere alcuna altra forma di sostegno economico.

Sul terreno dei settori strategici invece non c’è proprio nulla. E di riduzione di orario di lavoro non si parla più.

Intanto Confindustria incassa la possibilità di tornare a licenziare almeno in tutte le aziende che hanno esaurito il ricorso agli ammortizzatori ed evita lo spostamento del blocco a fine anno come chiedeva la ministra Catalfo.

Considerando che, dopo la cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la possibilità di licenziare per le aziende è diventata una facoltà praticamente incondizionata, è incomprensibile come questo dato possa bastare a Landini per dare un giudizio positivo sulla manovra e cancellare rapidamente i recenti riferimenti allo sciopero generale.

Neanche sul fronte del turismo e della ristorazione, che sembrano essere i settori ai quali viene destinato il nostro paese, sono previsti interventi importanti, nonostante il 50% degli stagionali sia rimasto a casa e a decine di migliaia i lavoratori del turismo, per la maggior parte a partita IVA, che si trovano da mesi senza reddito.

Nella realtà il calo del turismo sta producendo una riduzione delle attività per moltissimi lavoratori che solo in parte sono riconducibili in modo diretto al settore (si pensi ai tassisti), ma l’intervento del governo guarda esclusivamente alle imprese e lascia indietro la gente che lavora.

Con questo decreto i prossimi mesi sono destinati a diventare molto caldi.

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