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Covid 19. Tamponi in entrata in Italia. Lombardia assente

Come è noto, da alcuni giorni è obbligatorio per chi rientra dalle vacanze o comunque arriva in Italia  da alcuni paesi “a rischio”   effettuare un tampone di controllo dell’eventuale contagio.

Già dai primi giorni, la Regione Lombardia si dimostra incapace di garantire tali controlli. Negli aeroporti di Malpensa e Linate dei tamponi non si ha notizia e nemmeno nessun medico, infermiere o funzionario è presente anche solo  per dare indicazioni ai viaggiatori che rientrano.

Tutto è quindi affidato ai singoli che devono contattare individualmente l’ATS di riferimento per fissare l’effettuazione del tampone, che dovrebbe avvenire entro 48 ore.

Tuttavia, sia ai giornali che sui social si susseguono le proteste di cittadini che non riescono a contattare l’ATS, rimanendo incollati ore al telefono “per non perdere la priorità acquisita” che non significa nulla perché nessuno risponde.

Per i pochi fortunati, che riescono a parlare con qualcuno, la delusione è forte perché l’atteso tampone, nelle 48 ore successive, non si riesce a ottenere. Ciò è aggravato dal fatto che in attesa del tampone (e del suo risultato), il cittadino interessato dovrebbe rimanere in isolamento domiciliare fiduciario. Ma a questo punto, non si per quanto.

A sbrogliare la situazione, ci ha pensato, come sempre, l’assessore Gallera che ha rilasciato  dichiarazioni  radiofoniche e televisive in cui ha detto che in attesa del tampone non è davvero necessario rimanere a casa, basta ridurre i contatti sociali e si può anche andare al lavoro, ma con la mascherina.

Ora ci chiediamo se andare in un posto di lavoro, dove magari ci sono decine o centinaia di persone a stretto contatto, sia “ridurre i contatti sociali”. Ma ancor più, ci sembra fuori da ogni regola sanitaria di prevenzione far andare a lavorare persone che possono  essere contagiose, possibilità che purtroppo, per i rientri da alcune località turistiche si sta dimostrando tutt’altro che remota. E la mascherina non fa miracoli.

Non si può quindi non  concludere  che l’indicazione di Gallera, poi ripresa in un comunicato ufficiale della Regione Lombardia, che ha del grottesco perché si contraddice nello spazio di tre righe:  “le persone (…) sono sottoposte all’isolamento fiduciario” e poco dopo  “in attesa (…) non devono sottostare all’isolamento fiduciario” rivela l’ennesima incapacità della Regione Lombardia a garantire qualunque prevenzione.

 

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