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Campania. Un fascista nella coalizione per De Luca. Perché la cosa non sorprende?

Visto che nessuno ha il coraggio di dire chi sono stati i partigiani, sappiate che erano solo degli assassini autorizzati dai Gruppi di Liberazione”. A scriverlo non è un leone da tastiera fascista o un giornalista in vena di revisionismo storico, ma un candidato alle prossime Regionali in una delle liste che sostiene il governatore De Luca.

Il candidato è Domenico Manganiello (nomen omen?), la lista “Lega per l’Italia-Partito repubblicano” che è una delle 15 liste a sostegno del governatore Vincenzo De Luca in una coalizione trasversalissima e inquietante, sia per il personale politico che ha imbarcato che per gli interessi affaristici che vi convergono.

Manganiello, è stato fino a poco tempo fa anche coordinatore della Lega di Salvini a Nola e il fatto di stare in una coalizione di centro-sinistra come quella di De Luca non sembra provocargli particolari problemi. Ma il problema, semmai, esiste e dovrebbe esistere al contrario.

De Luca non è uomo di sinistra, per me è più di destra che di sinistra” argomenta Manganiello, “Tra Caldoro e De Luca io scelgo centomila volte il presidente uscente per il modo in cui ha curato la salute dei cittadini. Quando c’è stato il Covid, Caldoro dove era? E la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia dove erano?”.

Manganiello presenta una diagnosi su De Luca che dovrebbe far riflettere e ripensare rapidamente chi, magari a sinistra, ha deciso di sostenerlo, magari come il male minore. “La coalizione di De Luca – continua Manganiello – ha 15 liste che vanno dal centro ai progressisti, io mi sono posto al centro con i repubblicani. Diverso se mi fossi candidato nel Partito Democratico, in Italia viva e nei socialisti, anche se nei socialisti mi potevo candidare perché Benito Mussolini è stato socialista. E poi non sono l’unico di centrodestra con De Luca, ce ne sono altri cento…”.

Venerdì 4 settembre Manganiello presenterà la sua candidatura a Somma Vesuviana: “Dirò quello che voglio realizzare. Quando parlo di destra, parlo di persone che si svegliano ogni mattina e hanno come unico credo: “Dio, patria e famiglia”. Questo vale per me che vivo nelle regole, che stabiliscono la Chiesa e lo Stato”.

Insomma in Campania, il prossimo 20 e 21 settembre chi non non ha liquidato l’antifascismo e la giustizia sociale ma avesse deciso di votare per De Luca, conti fino a mille e nel frattempo ragioni sulle alternative esistenti – e stavolta ce ne sono – a cominciare da Potere al Popolo. Il ricatto del voto utile può diventare una chiavica. Se si pensa che sia solo un problema di numeri, almeno si eviti di appiattirsi sul “71”.

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